Faded 0.3

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La campanella entrò violentemente nelle mie orecchie, risvegliando la parte poco presente di me che era in tutt'altro posto, in un'altra dimensione. Anche le ultime ore erano passate. Salvatore mi osservava felice e mi stava invitando ad andare.

-Allora mia principessa, andiamo?- fu davvero galante, mi aveva teso la mano, col fare elegante, da vero principe azzurro, che prontamente afferrai con delicatezza. Raccolse la mia mano nella sua presa e divenne immediatamente più sicura. Mi guidò fino alla sua auto, poi davanti casa sua. Era davvero blu. Avevo assunto una strana espressione.

-Hey che...-

-È blu, casa tua è blu.-

-Ehm si, lo è.- sembrò avere un illuminazione.

-Tu sei già stata a casa...- sussurrò più a se stesso che a me. Odiavo questa cosa.

-Dovremmo andare, ci aspettano.- disse scendendo dall'auto. Nella mente ripercorrevo i ricordi. La sua stanza, il bagno, il salotto ed il resto della casa. Poi sentì aprire la mia portiera, segno che dovevo scendere. Sentivo tutto intorno a me ovattato, come se qualcuno mi tenesse in una campana di vetro, e nulla intorno a me appariva netto.

-Ti prego aspetta.- lo fermai e si avvicinò a me. Lo abbracciai e lui ci mise un po a reagire, ma lo fece con dolcezza e premura.

-È strano lo so, non immagini quanto sia stato strano, quanto lo è ancora, vederti e pensare che io ti ho amato, da un altra parte e non ti amo qui. Quando nei giorni precedenti l'incidente, tu non eri mia, non per davvero e soffrivo all'idea che tu fossi già di qualcun'altro, ma ti prego, non farti condizionare dal sogno quanto esso condiziona me. Almeno tu.- mormorò con un tono così sublime che i miei sentimenti si spiattellarono contro la realtà dei fatti.

-Fallo per me. Sto correndo troppo, rallentami, fermami. Non farmi rovinare tutto ora che ti ho qui.- una sorta di preghiera, un invito a restare. Stavo quasi per piangere, così reale che gli occhi mi pizzicavano.

-Io resto.- sussurrai inconsapevolmente. Si staccò e fisso i suoi occhi nei miei. Fece cenno di andare. Entrai in casa.
Era davvero come Salvatore l'aveva prospettata nel sogno. Sua madre apparì dalla fine del corridoio, che dava verso la cucina.

-Forza ragazzi, poggiate le vostre cose e venitemi a fare un po di compagnia, sono sola, papà sta tornando e i tuoi fratelli sono in autobus. Hey piccolo principino, portate le cose in camera tua, non voglio che rimangano in salotto.- sorrise prima a suo figlio, poi a me.

-Dai.- mi disse dolcemente. La sua stanza, era illuminata e sembrava più grande di quello che pensavo.

-Puoi poggiare le tue cose qui.- mi indicò una cassapanca di legno mentre lui faceva lo stesso.

-Comunque le piaci. Ovviamente le ho parlato di te.- arrossì immediatamente.

-Mh, non so se a mia madre piacerai, ma tu farò sapere.- ammiccai con un occhiolino.

-Andiamo, dai.- poggiò una mano sulla mia schiena spingendomi leggermente.

Alessandra, madre di Salvatore, era una donna vecchio stampo, ma lavorava come chirurgo in un ospedale. Suo padre Claudio era un meccanico mentre sua sorella Anita e suo fratello Ludovico erano ancora alle medie.
Mi fecero tante domande, su mia madre, su mio padre, sulla mia vita in generale. Mi sentì un po come se fossi a casa mia. Erano stupendi. Il pranzo finì e sua madre tornò in ospedale, Claudio in officina e i piccoli a casa dei vicini a fare i compiti. Lo sapevo cosa volesse dire.

-Mi piacciono i tuoi.- ammisi mentre cercavo di aiutare a mettere a posto la cucina, nonostante le continue minacce di Salvatore.

-Anche tu piaci a loro, soprattutto a mio padre e Ludovico. E la smetti? Sei un ospite.- sbottò indicandomi una sedia del tavolo.

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