I'm not okay.

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You said you read like a book
But the pages are all torn and frayed.

I'm okay,
I'm okay,
I'm okay now

But you really need to listen to me
Because I'm telling you the truth.
I mean this, I'm okay!
Trust me!

I'm not okay
I'm not okay
Well, I'm not okay
I'm not o-fucking-kay!

Il giorno seguente mi alzai con la voglia di vivere sotto i piedi. Mia madre adesso voleva accompagnarmi in macchina. Le avevo raccontato che ero in ritardo e sono inciampata. Mi preparai con una lentezza inumana, con scarsissimi risultati. Il ginocchio faceva male, ma potevo sopportarlo. Avevo messo degli skinny perché credevo che tenendolo stretto la situazione cambiasse. Peccato che gli skinny erano strappati proprio sulle ginocchia. Era logico? Si, il ciclo era tornato, tutto poteva essere logico. Soprattutto gli skinny che ti tengono strette le ginocchia che hai sbattuto. Sicuro.

-Mamma, non c'è bisogno che mi porti. Dammi le chiavi, così vado da sola.- sbuffai poggiando le mani sui fianchi.

-E se fai un incidente?-

-Allora non usciamo di casa, anzi prepariamoci una casa sotterranea che può caderci in testa un meteorite!- dissi esasperata all'inverosimile. Lei di risposta sbuffò e mi lasciò le chiavi a malincuore. La salutai e finalmente avevo la macchina per andare a scuola. Niente più mezzi ne camminate a piedi. Trovai parcheggio proprio davanti scuola, infilai le chiavi nella toppa per chiudere la macchina.

-Come mai sei così felice questa mattina?- la voce mi gelò immediatamente. Non avrei mai voluto parlargli. Mai, mai più. Mai. Non mi sentii nemmeno di girare la testa per dargli attenzione.

-Tanto ci vediamo in classe.- sghignazzò felice. 'Sicuro che ti parlerò.' pensai sorridendo un po. Non volevo dargli la soddisfazione di plasmarmi come più gli piaceva. Ero arrivata in classe, preso il mio posto cominciai a disegnare sul mio banco, come facevo tutti gli anni.

-Sei proprio dove speravo di trovarti.- dal suo tono capì che stava sorridendo. Fece un lungo respiro, pesante e liberatorio.

-Non vuoi parlarmi mai più? Dicevi sul serio?- chiese con un tono diverso, più serio.

-Ovvio che dicevo sul serio.- risposi distrattamente mentre continuavo a disegnare.

-Bel disegno, chi è il ragazzo?- mi fermai un attimo. Osservai il disegno con attenzione. Era Salvatore. Perché dovevo disegnare Salvatore? Cominciai a sudare a freddo, impugnai la gomma e ci feci sopra un asterisco.

-Come siamo suscettibili.- sussurrò nel mio orecchio, scontrando il suo respiro caldo sulla fredda pelle del mio collo.

-Prima mi hai risposto però.- continuò con lo stesso tono basso di prima, ricreando la stessa situazione di prima. Mi piaceva o ne ero infastidita? Mi lasciò un lieve bacio sul collo, che mandò in fiamme la parte appena toccata dalle sue labbra. Il mio cuore fece una mezza capriola. La cosa mi stava davvero piacendo, dovevo solo capire se era l'atto oppure era Salvatore che faceva l'atto a piacermi. Entrò qualcuno e prima di dargli spettacolo o modo di parlare Salvatore poggiò la borsa ed uscì dall'aula. Mi sentii strana. Come se mi interessasse in qualche modo. Salvatore? Non era lo stesso, forse in tutto questo, aveva tolto i suoi freni inibitori per fare quello che pensava e che avrebbe voluto fare. Divenne una sorta di speranza, una disperata speranza. Non lo conoscevo più, però sentivo che mi interessava in qualche modo, in qualche fottuto modo. Per tutto l'anno sarebbe stato il mio compagno di banco, avrei di certo avuto tempo di conoscerlo, di nuovo.
Nel mentre dei miei pensieri, la lezione era comiciata e Salvatore era già seduto davanti a me e mi osservava preoccupato.

-Rosselletti, sta bene?- alzai lo sguardo e mi trovai li professore di filosofia con un altro sguardo preoccupato.

-Ehm io si...sto, sto bene.- dissi cercando di smentire le loro preoccupazioni.

-Va bene, se sente qualche cosa lo dica.- disse sorridendo tornando alla sua cattedra per cominciare la lezione.

-Hey, tutto bene?- sussurrò Salvatore sfiorando il mio braccio. Il cuore fece una piccola capriola. Annuì semplicemente e non sembrò calmarsi.

-Cos'è successo prima?- continuò osservandomi con lo stesso sguardo.

-Nulla, ora basta, calmati, ti prego.- sussurrai direttamente nel suo orecchio. Notai che si irrigidì, come se la cosa fosse inaspettata, mai lontanamente pensata.

Salvatore p.o.v.

Quel sussurro, il suo respiro sul mio collo, non credevo di sentirlo in quel momento. Mi chiese di stare calmo. Come avrei potuto? Non rispondeva a nessuno da quindici minuti, come se il suo corpo fosse un involucro vuoto e la sua anima fosse da tutt'altra parte. Il prof di filosofia ci amava ed ero grato al vicepreside per l'orario, per la prima volta dopo cinque anni. Durante la lezione prese appunti, era tornata nell'aula, vicino a me.
Passarono le restanti ore. Al suono della campanella si tastò le tasche della sua giacca e sorrise. Infilò la mano nella tasca sinistra e ne uscirono un paio di chiavi. Sembrava osservarmi con la coda dell'occhio, aspettava che me ne andassi. Decisi di muovermi, così poggiai lo zaino su una spalla e camminai fuori dall'edificio. Avrei dovuto prendere l'autobus, la mia auto era dal meccanico.

-La tua macchina?- mi chiese affiancandomi. Quella domanda era inaspettata come l'episodio di qualche ora fa.

-È dal meccanico.- cercai di dirle, cercando di sembrare meno alla sprovvista.

-Dai vieni, ti riaccompagno io.- disse sorridendo.

-Però dovrai farmi da navigatore.- sorrise ancora, mostrandomi i denti, ne nota uno leggermente storto, era una sua caratteristica e mi piaceva da morire che avesse dei piccoli particolari che piano piano avrei colto passando del tempo con lei. Mi invitò ad entrare in macchina. Partì qualche canzone di qualche gruppo strano, che non mi dispiaceva.

'You said you read me like a book
But the pages are all torn and frayed'

'Colpito ed affondato' pensai mentre la canzone finiva.

-I'm not o-fucking-kay!- canticchiò distrattamente mentre guidava.

-Davvero?- le chiesi senza valutare il rischio della cosa.

-Cosa?- rispose con un tono abbastanza scocciato.

-Questa è la mia canzone.- disse solo, lasciando il silenzio riempito solo dalla canzone successiva.

-Gira a destra, poi alla rotonda prendi la prima a sinistra. Quando incontri una casa blu, fermati.- le dissi cercando di riempire quel vuoto creato dal suo silenzio. Annui. Sapevo che ero riuscito a farla innervosire. Con poco tra l'altro. Volevo solo sapere come stava, tutto qui.

-Bene.- ci mise solo cinque minuti ad arrivare.

-Grazie per il passaggio, ti devo un favore.- le sorrisi, sperando in un ricambio.

-Di nulla, a domani.- il sorriso che si formò sulle sue labbra somigliava di più ad una smorfia. Così feci qualcosa che non si sarebbe mai aspettata. Le diedi un bacio veloce sulle sue labbra ancora in tensione per quella sorta di sorriso e scappai fuori dalla sua macchina, rifugiandomi in casa.

1124 parole.

Angolino dell'autrice
Eccoci con un nuovissimo capitolo. Mh, ormai, ho abbracciato la filosofia dello Yolo e Salvatore qui è molto yolo. Perché si.
La canzone è ''I'm not okay'' dei magnifici ''My Chemical Romance''.
Si il colpo di scena finale stende il mondo, ma sono stronza e vi faccio uno spoiler: nel prossimo capitolo succederanno delle cose brutte. Tipo amo questa foto 😍😍😍
Spero che il capitolo vi piaccia e ci imvito a lasciare una stellina se il capitolo ti è piaciuto o un commentino!
Al prossimo capitolo! ♡

melovemates

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