Ride

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-Che cos'è?- chiesi cercando di guardare.

-Un limone.- rispose semplicemente osservando la sua opera.

-Perché hai disegnato un limone?-

-Mi piacciono come mi piaci tu.- disse ovvia.

***

Il mattino seguente mi aspettava la gara annuale della scienza. Come tutti gli anni avevo preparato cose fuori dal programma. Questo mi avrebbe garantito almeno il podio. 
Quando da piccolo mi chiedevano cosa avrei voluto fare da grande, rispondevo che volevo fare lo scienziato. Invece sto studiando informatica, poi ho intrapreso una strada da programmatore su YouTube. Ero lontano dal mio sogno di bambino. Però ogni anno, presentavo un progetto sempre nuovo, sempre fuori dai programmi liceali. La giornata della scienza veniva considerata una bambinata, per me no. Era il giorno in cui potevo dimostrare al Salvatore del passato che ci sarei riuscito. 
Avevo portato il mio progetto in macchina, alla fine dovevo portarmi solo il computer per l'esposizione. Ginevra non ne sapeva nulla. Un po mi dispiaceva, l'avrebbe scoperto comunque, forse voleva organizzarsi e organizzare una cosa carina. Forse mi stavo solo montando la testa, come il mio solito. 
L'aula magna era ancora silenziosa mentre riguardavo il mio lavoro. Non ero soddisfatto. L'insoddisfazione era l'emozione più presente nella mia vita. Mi sentivo insoddisfatto, anche se altre 1000 cose mi soddisfavano, ne bastava una, una sola per far crollare tutto. Ero un animale insoddisfatto che trovava la vita un pozzo inutile di insoddisfazione. Stavo per crollare, però facevo finta di nulla. Il bambino che è in me, tentava di incoraggiarmi, dicendomi che se mai avesse avuto un fratello maggiore, ci avrebbe visto me.

-Hey.- sussultai dalla tensione.

-Sono io, che succede?- chiede preoccupata. Intanto avevo notato lorda di ragazzi chiassosi, che, nella mia condizione mentale non avevo sentito.

-Ti ho visto strano da laggiù. Sono venuta qui a sincerarmi che stessi bene.- mormorò sorridendo.

-No è che non sono molto soddisfatto.- ammisi.

-Secondo me vincerai.- disse baciando la mia guancia e tornando al suo posto in mezzo alla folla. Le persone non mi facevano paura, avevo un canale YouTube, solo che il mio operato non mi piaceva.
Avevo appena finito di esporre il mio lavoro. Tutti sorridevano e applaudivano. Dato che non mi interrssavo molto al lavoro degli altri, non mi interessava di apparire presuntuoso, raccattai il computer ed uscì. Come facevo ormai da 5 anni. Questo sarebbe stato l'utlimo anno. Pensai che fosse una liberazione. Rimasi fuori fino al momento della premiazione.

-Come ogni anno, il premio lo presento io.- disse la professoressa di italiano, che sapevo, aveva votato a mio sfavore.

-Negli anni precedenti abbiamo visto primeggiare il signor Cinquegrana, che con grande bravura e voglia di fare, ogni anno portava interessanti esperimenti e curiosità.- sembrava un discorso da 'si è impegnato ma no, non ha vinto'. Stavo cominciando ad innervosirmi.

-Per quanto mi riguarda, tutti voi partecipanti siete stati meravigliosi, avete dimostrato di meritare il pieno i voti che avete preso. Mi dispiace conferire il primo premio a questo studente, ma la giuria ha deciso così.- lei si voltò verso il professore di filosofia che le mandò una sguardo fulminante.

-Il primo premio va a Salvatore Cinquegrana. Un altra onorificenza va a lui, per essere il primo studente a vincere per cinque anni di fila questa gara. Ora ti invito qui a ritirare i tuoi premi e a fare il tuo solito breve discorso.- sbuffai e mi alzai dal posto che avevo occupato per ascoltare il suo sproloquio.

-Ringrazio tutti voi per l'attenzione. Ringrazio la professoressa qui presente per il suo meraviglioso discorso. Grazie.- scesi dal palco con le mie due onorificenze, misi sulla spalla il computer e mi apprestai a tornare a casa, come di mia consueta abitudine.

-Salvatore!- urlò afferrandomi il braccio.

-Ti rincorro dall'uscita dell'aula magna, ma cammini troppo veloce per me.- disse animando. Scrollai le spalle e rimasi a guardarla.

-Visto avevo ragione.- disse soddisfatta.

-Già, peccato che non mi sia piacuto il mio lavoro.- dissi freddo.

-Sei un po troppo gelido oggi.- affermò lei con una punta di tristezza. La fissai un ultima volta prima di andare via.

-Non fare così. Ieri non volevo mandarti via. Soprattutto non dalla finestra.- sbuffai forse per la milionesima volta.

-Lo sai. Avrei voluto fare cose che a dirle farebbe solo alimentare ancora di più la mia voglia.- sussurrò nel mio orecchio.

-Mi perdoni?- chiese supplichevole guardandomi negli occhi.

-Si.- dissi secco.

-Vogliamo pranzare insieme?- propose speranzosa.

-Cosa proponi?-

-Sushi.- sorrise felice.

-Dovrei passare a casa per posare il computer, non vorrei lasciarlo in macchina.-

-Non c'e problema. Andiamo prima a casa tua poi possiamo andare, okay?- annuì per prendere la mia macchina e lei la sua.
In macchina ebbi il momento di pensare un po. Che davvero di fosse innamorata di me? Non era arrabbiata con me, per il mio comportamento. Cosa stava succedendo, non mi era chiaro. Io stavo passando un periodo di retrocessione. Che sia stata lei?
Nel frattempo ero arrivato in casa, presi dei soldi dalla piccola cassaforte che tenevo vicino allo schermo del computer.

-Andiamo con una macchina sola.- proposi aprendo il suo sportello. Questo mi ricordava il primo bacio che le diedi. Lei annuì e spense la sua auto. Ci avvicinammo alla mia macchina. La radio era accesa, ma non me ne ero reso conto. Era una canzone relativamente romantica.

"I'd die for you" that's easy to say
We have a list of people that we would take
A bullet for them, a bullet for you
A bullet for everybody in this room
But I don't seem to see many bullets coming through
See many bullets coming through
Metaphorically, I'm the man
But literally, I don't know what I'd do
"I'd live for you" and that's hard to do
Even harder to say, when you know it's not true
Even harder to write, when you know that's a lie
There were people back home who tried talking to you
But then you ignore them still
All these questions they're for real, like
"Who would you live for?"
"Who would you die for?"
And "Would you ever kill?"

Immediatamente pensai a quanto fosse sbagliata questa canzone. In questo momento. La conosceva anche lei, la canticchiava. Mi sentivo a disagio. Da morire, da vivere per niente.

Parcheggiai l'auto in uno dei mille parcheggi liberi e lei saltellò fino all'entrata. Farfugliò qualcosa con il tipo all'ingresso, questo mi fece capire che aveva prenotato. Premeditazione.

-Moriresti per me?- chiese non appena arrivati al tavolo. Posai il mio sguardo stanco su di lei, che era piena di speranza.

-Non guardarmi così.- mormorò abbassando lo sguardo. Sospirai buttandomi sulla sedia di legno scuro, che era coordinata con il tavolo e tutte le centinaia di sedie e tavoli nella stanza.

-Sarei disposto a vivere per te.- le dissi mentre leggevo il menu.

1122 parole

Angolino dell'autrice
Era da tanto che non scrivevo. Perché non avevo molte idee.
Vi chiedo scusa.
La mia vita non sta scorrendo nel migliore dei modi. Si sono susseguiti vari eventi che mi hanno sconvolto.
Adesso cominciano i corsi di recupero e, grazie a loro, recupero la mia attività celebrale
Vi invito ad entrare nel mio supergruppo telegram, che vi ricordo funziona solo con i vostri nomi telegram, senza numeri di cellulare.
Il gruppo si chiama:
melovemates make you stalker
E lo metterò aperto, così potete entrare senza invito.
In oltre, vi invito anche a lasciarmi una stellina per incoraggiarmi a fare sempre meglio e un commento a cui sarò felice di rispondere.
Vi voglio bene.

melovemates

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