Faded 0.5

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ALT CAPITOLO CON SCENE DI SESSO DETTAGLIATE, VI HO AVVERTITO EH 😏😏😏

-Vai in America?- domandai sussurrando.

-Si, parto tra due giorni.- disse senza guardarmi negli occhi.

-Ti prego, dimmi che stai scherzando...- cercai i suoi occhi senza risultato.

-Non renderla così difficile...ti prego Ginevra.-

-Beh, vai, vattene. Chi sono io? Beh nessuno.- provai a prendere lo zaino, che si era incastrato tra i miei piedi, innervosendomi ancora di più.

-Ginevra.- disse sfiorando il mio braccio.

-Tornerò tra un mese, vedrai che capiremo di più. Magari torno e vorremo finirla qui...-

-Che cosa?- urlai più forte che potevo.

-Prima mi scopi, mi dici che mi ami e poi parti e hai il coraggio di dirmi che magari tra un mese vorremo finirla qui? Spero che tu stia davvero scherzando.- sentenziai seriamente incrociando le braccia al petto.

-Non pensarla così, io non ti amo, amo quello che ho provato facendolo con te. Vorrei tanto amarti. Quando questo pomeriggio ti guardavo dormire, osservando i tuoi lineamenti, ascoltando il tuo respiro regolare...io l'ho capito che sei troppo per me.- disse a testa bassa e questa fu la goccia che fece traboccare il vaso.

-Sono troppo per te? Ma sentiti! Saresti stato perfetto se questi ultimi discorsi proprio non li esprimevi.- sibilai cercando di rimanere più calma possibile.

-Ma se lo sento...-

-Allora non puoi parlare con me in questi termini. Non mi conosci, potresti trarle dopo queste conclusioni, invece di pensare già ad una fine. Io non voglio che finisca. Sto bene con te. Se sapevi che sarebbe finita, perché mi hai presentato ai tuoi? Perché mi hai fatto provare i sentimenti più belli che mai avevo provato fino ad ora, perché l'incidente, perché mi hai connesso in un nostro sogno, perché mi hai permesso di innamorarmi di te? Anzi no, non dirmelo, perché sto già soffrendo abbastanza.- afferrai lo zaino e mi rifugiai in casa mia, dove Salvatore non poteva raggiungermi.
Alla mente tornò il sogno.
Quando Salvatore mi disse che nonostante tutto sarebbe rimasto. Sarebbe rimasto, nonostante gli chiedessi di andare via, lui era lì a stringermi. Adesso no. C'ero io a stringere i vari pezzi del mio cuore.
Chiamai Marina, avevo bisogno di qualcuno che mi volesse bene veramente, le raccontai tutto. Anche il suo Stefano partiva per l'America, insieme a Salvatore e Sascha. A differenza mia, non le aveva fatto discorsi sul futuro. Lei mi rassicurò dicendomi che era confuso, stavano succedendo tante cose e i cambiamenti tutti insieme non sono mai molto positivi. Il loro gruppo stava crescendo, i canali anche. Tutto stava diventando più complicato. Avevano vari progetti e sempre meno tempo per realizzarli. Marina ci stava provando, con scarsi risultati, a tirare su il mio morale.
Dopo aver cucinato una pizza surgelata, con l'aggiunta di mozzarella e un po d'olio, qualcuno bussò alla porta. Dallo spioncino vedevo solo nero. Ero titubante.

-Potresti aprire questa porta e mangiare con me il sushi che ho appena preso, accettare i fiori e parlare con me.- disse con un po di sicurezza, che era una sorta di speranza. La chiave girava nella toppa, sbloccando tutti i blocchi. La mia mano faceva forza sulla maniglia d'ottone. Lo spazio che avevo aperto gli aveva permesso di entrare in casa. Aveva la busta del take away in una mano ed un mazzo di rose, margherite e nebiolina nell'altra. Allungò verso la mia direzione il mazzo di fiori che prontamente afferrai tra le mie mani. Raccattai un vaso da un angolo della stanza, che venne riempito d'acqua. I gambi dei fiori si godevano l'acqua fresca mentre li osservavo. L'odore della pizza che ormai era pronta si fece largo nella sala.

-Entra e accomodati.- gli dissi mentre gli facevo strada per la cucina. Avevo apparecchiato per me e aggiunsi un altro paio di utensili. Preparai tutto e occupai il mio posto, davanti al suo. Notai che aveva portato anche dei cioccolatini, Lindt, i miei preferiti.

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