Faded 0.2

156 16 8
                                    

Stava per cominciare qualcosa di grande? I mesi che avevo passato, da settembre a gennaio, cancellati. Non dovevo preoccuparmi dei debiti. Non ne avevo ricordo. Come era possibile? In fin dei conti, non mi fu chiaro come avevamo fatto lo stesso identico sogno, collegati da qualcosa di metafisico. Salvatore diceva che era destino, prima o poi dovevamo amarci.
L'ospedale mi aveva fatto uscire. La mia macchina era da aggiustare, dal padre di Salvatore. Non voleva un centesimo, si, solo se avessi pranzato a casa loro. Dovevo trovarmi un lavoro.

-Ti prego, vieni da me.- mi supplicò Salvatore. Andava avanti così da un ora, non riuscivo più a sopportarlo.

-Perché.- dissi velocemente.

-Perché voglio presentarti ai miei. Contrariamente al sogno, io tengo molto alla famiglia.- disse convinto.

-Ma stiamo insieme da una settimana...- obbiettiai abbassando il tono della mia voce.

-Se facciamo i calcoli, sono due settimane, compreso il sogno e...-

-Salvatore, era un sogno. Non puoi dargli così tanta importanza.- il suo viso cambiò. Divenne triste, così tanto da farmi male. Tentai di abbraciarlo ma mi scansò. Le lezioni ricominciarono e aggravavo il mio umore. Aveva lo sguardo basso, di chi sta per piangere da un momento all'altro. Dovevo far qualcosa.

Scusami, anzi no. Io non volevo farti male...sto peggio a vederti così. Mi fa male il cuore, lo stomaco si attorciglia...vorrei tanto non averlo fatto, ma mi hai messa sotto pressione. Capiscimi. Per favore. Sono una stupida. Vorrei tanto crearti un armatura anti me. Magari vivresti meglio.

Gli passai il bigliettino che racchiuse immediatamente nella sua mano, accartocciandolo e riprendolo per leggerlo. I suoi occhi stavano per far traboccare tutte le lacrime e lo vedevo come si sforzava per non farle cadere. Fece una smorfia e ripose il bigliettino nel suo diario.

Quindi mi perdoni?

Strappai un altro pezzo di quaderno e lo passai, facendo la faccia da cucciolo più potente che potessi fare. Lui sorrise, come nel mio sogno. Il foglietto tornò tra le mie mani e con la gomma cancellai la frase e ne scrissi un altra.

Dovresti sorridere così più spesso.

Poi lo passai e lui sorrise di nuovo. Strinse la mia mano da sotto il banco e mi sentì bene, volare. Era così con lui. Avevi la sensazione di volare, lievitare lontano. Eri così leggero, tutto era perfetto.
Gli accarezzai il dorso della mano con il pollice e una lacrima cadde. La catturai velocemente prima che qualcuno la potesse vedere. Mi sorrise teneramente e riprese a prendere appunti.
Il resto della giornata passò, senza particolari intoppi. Ci salutammo con la promessa che ci avrei pensato su. Passai il pomeriggio a studiare. Verso sera, il mio cellulare vibrò, era una notifica di youtube. Uno strano video di Salvatore, con uno strano titolo: "A volte i sogni ti cambiano la vita." Sorrisi decidendo di non guardare il video. Stava parlando di me, non amavo sentir parlare di me in terze parti.

...

Avevo preso una decisione, grazie a mia madre. Mi aveva indirizzato verso la giusta via.
Cercai Salvatore quella mattina, come credo di non averlo mai cercato, nemmeno nel mio sogno. Ispezionai la classe e trovai il suo zaino sul banco. Passai in rassegna il perimetro scolastico ma nulla. Stavo per arrendermi, ma sentì la sua risata. Mi apparve lì, con alcuni suoi amici, davanti alla macchinetta del caffè. Lo stavo osservando da lontano, forse con un espressione strana sul viso. Uno dei suoi amici mi indicò facendo cenno a Salvatore, che senza perdere il sorriso posò i suoi meravigliosi occhi su di me. Sembrava una scena da film, davvero. Salutò i suoi amici e passo dopo passo si avvicinò.

•Faded•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora