Rivers

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With our rivers in the night
I go left and you go right
We'll find out on the other side
Who we are, who we are
Wish me love and give me hope
Hear me to my day
Turn it into gold
Carry on, carry on
We'll take these broken songs
Make them as good as new
Put them together into something we will never lose
We're rivers in the night
I'll go left and you go right
We'll find out on the other side
Who we are, who we are

Make it into something beautiful
Yeah, we don't have to try
We can make it into something wonderful
We'll never say goodbye
We can make it into something beautiful
Yeah, we dont have to try
We can make it into something wonderful
We'll never say goodbye

Prima che potessi dire mezza parola, il codardo è scappato fuori dalla mia macchina. Come pensava di poter prendere così, senza nessun preavviso le mie labbra? Non poteva farmi tradire l'unico uomo che io abbia mai amato. Strappato via dalle mie braccia da una malattia talmente forte da superare il nostro amore.

-Come hai potuto! Tu! Tu!- cominciai ad urlare come una matta, in macchina davanti a casa sua.

-Come cazzo ti è venuto in mente!- urlai ancora, credendo che per qualche magia potesse sentirmi. Io non volevo andare avanti. Volevo rimanere a belarmi del ricordo di un calore lontano, di un passato chiuso, un cerchio finito. Avevo tradito lui, senza la mia volontà. Mi sentivo male. Male. Tentai di calmarmi per tornare a casa mia. Non avrei pranzato, il mio stomaco non riusciva a reggere nemmeno il goccio d'acqua che avevo fatto prima di uscire da scuola. Ripartii, sforzando la mia psiche a rimanere calma, a tutti i costi.
Cinque minuti dopo ero già nel mio letto, cercando, sempre di non urlare. Avrei voluto farlo, fino a perdere tutto il fiato. Avrei voluto che lui mi sentisse, che sentisse quegli inutli 'mi dispiace', 'non volevo io ti amo'. L'amavo ancora? Forse no, ma cosa mi importava? L'importante era sapere che lui mi aveva amato quanto l'avevo amato io.

Il giorno seguente avrei dovuto affrontare quel Salvatore che tanto odiavo. Non avevo sognato lui la notte. Mi sentivo sola. Se avesse smesso di amarmi? Come avrei potuto vivere senza la consapevolezza che il suo amore duri per sempre? 'Siamo più forti della morte' ti ricordi? Salvatore aveva spezzato quel filo sottile e fragile che ancora mi legava a lui. Parcheggiai, nello stesso posto di ieri per giunta ed ignorai Salvatore che tentava un approccio con me. Sarebbe stato il mio compagno di banco per il resto dell'anno scolastico. Decisi che non volevo stare in classe. Era troppo presto per i professori. La campanella sarebbe suonata a minuti. Raccattai il mio zaino e uscì di nuovo. Presi la macchina e fuori il cancello vidi Salvatore che mi osservava con il fiatone. Parcheggiai in centro e passeggiai. Decisi di fermarmi in una piazza. Sostai su una statua commemorativa di qualche stronzo che aveva fatto chissà quale impresa. Pensai, pensai così tanto che mi venne mal di testa. Erano le due del pomeriggio, non mangiavo da due giorni. Il mio corpo sembrava non avere bisogno di mangiare o bere, come se si nutrisse della mia malinconia. Ero stanca, stanca di vivere come una clandestina. Avrei voluto che lui mi dicesse basta. Basta.

Tornai a casa. Mi addormentai non appena le mie ossa si poggiarono sul comodo divano. Avevo bisogno di un sogno.

Lasciami andare.

Mi svegliai di soprassalto. Avevo un abitidine, sfogliare il libro che non gli ho mai restituito e mai letto. Lo sfogliai tutto. Nella penultima pagina una lettera. Allora ci sei.

Ti prego risparmiati il dolore.
Non perdere il colore.
Voglio che il tuo amore
Vada in un altra direzione.

Spero che capirai. Ti amerò sempre, ma tu vivi nel presente, io solo nel passato. Se sono già morto, se questa maledetta malattia mi ha portato via da te, tu ricordami ma non piangermi. Non avere paura di amare. Ama ancora. C'è qualcuno la fuori che ti merita, perché sei così bella, sei così bella dentro e fuori che per me tu sei la perfezione. Amami, nel passato ma ama nel presente.

Per sempre tuo,

Michele.

Piansi. Piansi così forte che nelle mie lacrime si poteva avvistare il dolore.

-Quanto bene mi vuoi?- chiesi retoricamente accarezzando la lettera.

-Quanto.- sussurrai calmandomi, pensando al suo sorriso rassicurante. Dormii con la lettera sotto al cuscino, consapevole che mi avrebbe protetto e amato per sempre. Mi svegliai ed era tutto buio. Il mio cellulare si illuminò.

Mi dispiace. Non volevo mancarti di rispetto così. Ti prego perdonami. Vorrei dirtelo, ma peggiorerei la situazione. Sti cazzi, io ti amo.
00:14
Da: numero non salvato in rubrica.

Salvatore. Mi amava?
Scoppiai a ridere come se mi avessero raccontato la storia più divertente del secolo.

-Credi davvero che io ti risponda?- chiesi retorica gettando il cellulare. Non gli avrei mai risposto. Nemmeno per tutto l'oro del mondo. Decisi di spegnere il cellulare per poi riaddormentarmi.

La mia sveglia venne scagliata contro il muro, smettendo di suonare. Mi feci una rapida doccia e mi vestii altrettanto velocemente. Non avevo intenzione di fare colazione, quindi raccattai tutto e mi ficcai in macchina. 'Ti ignorerò come non ho mai ignorato nessuno.' Pensai mentre parcheggiavo vicino scuola. Notai la sua macchina abbastanza lontana dalla mia, da dove proveniva della musica alta, segno che Salvatore non aveva abbandonato il veicolo. Non mi soffermai sui miei pensieri ed entrai a scuola. Poggiai tutto sul mio banco e riuscì nuovamente dall'aula, con l'intento di prendere un caffè. Sentii le voci dei miei compagni, ma non me ne curai più di tanto. Aspettai la mia bevanda calda, con calma, non mi importava se la professoressa di turno era in classe. Volevo solo il mio amato caffè, solo per riuscire a sopportare tutto quello che la mattinata mi avrebbe riservato. Il bio prolungato, segnalò che era pronto. Lo portai con me in classe ed entrambi ci gustammo la nostra compagnia.

-Sei qui.- era Salvatore, ma sta volta l'avrei ignorato per davvero, nemmeno uno sguardo.

-Anche oggi fai lo sciopero del silenzio.- disse serio.

-Giuro che questo vizio te lo tolgo.- sussurro troppo vicino al mio collo. Eccola quella sensazione. Era piacevole e scomoda.

-Se l'ho giurato, fidati che lo faccio.- fece ancora, arrivando a sfiorare il lobo del mio orecchio con le sue calde labbra. Un brivido partì da quel punto, passando sulla mia spina dorsale sciogliendo la tensione che avevo creato. Il suo respiro era calmo e caldo, interrotto da un bacio, al quale si susseguirono altri mille, sempre più umidi. Stava diventando troppo da sostenere. Non sarei riuscita a resistere ancora. Era troppo tempo che non venivo toccata così, con tanta convinzione e passione. Ero schiava di quel contatto. I suoi baci si spostarono sulla mia mascella avvicinandosi in modo rapidamente alle mie labbra. Non potevo concederle di nuovo. Non in quel momento, non li.

-Salvatore io...- sussurrai mentre Salvatore baciava l'angolo sinistro della mia bocca.

-Non qui.- concluse lui la frase, lasciandomi interdetta. Si allontanò andando fuori. Mi guardai attorno e notai che la stanza era ancora vuota. Sospirai forte. Ero schiava.

1060 parole.

Angolino dell'autrice
Ciaociaociao
Sono viva e vegeta! Ecco il capitolo della morte
Morte
Feels ovunque morti male tutti
Aiuto. La canzone è Rivers di Thomas Jack, chi segue Surry su telegram sa già. 

Vi voglio bene, si voi che seguite la storia, voi che stellinate e commentate.
Adesso basta, se vi è piaciuto lasciatemi una stellina o un commentino, ve se ama.

melovemates

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