Taxi Cab

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I said, don't be afraid.

Una sveglia, che non era la mia, si prendeva il diritto di rompere quel  bel silenzio addormentato. Ginevra si stava stiracchiando fra le mie braccia. Un bacio leggero sulle labbra mi spinse ad aprire gli occhi.

-Hey.- sussurrò fissandosi nei miei occhi.

-Buongiorno piccola.- fece una smorfia dolcissima. Odiava quel soprannome.

-Ti porto a fare colazione, preparati.- disse alzandosi. La osservai sfilarsi la maglia, che mi diede la possibilità  di vedere la sua schiena nuda, poi il suo petto, che veniva coperto con il reggiseno. Aprì il suo armadio, dal quale prese un paio di jeans neri e una maglietta bianca di qualche band. Pettinò i suoi bellissimi capelli e si truccò un po. Mi lanciò un occhiata e scoppiò in una sonora risata.

-Ancora a letto? Signorino preparati!- sentenziò infilandosi gli anfibi. Sbuffai e lei sorrise ancora.

-Se ti vesti, ti prometto che pranzeremo insieme, qui. Ti cucino io qualcosa di buono.- la sua proposta mi allettava, molto. Radunai tutta la mia roba e l'adagiai dentro la mia macchina, dove vi ero anche io. Lei bussò al mio finestrino, lo abbassai.

-Pensavo che bastasse una sola macchina.- disse con un tono tutt'altro che felice. Stavamo correndo troppo.

-Passo prima da casa per lasciare le mie cose.- il suo sguardo si abbassò.

-Allora ci vediamo a scuola.- rispose fissando la punta nera dei suoi anfibi.

-Si..- lei si allontanò, tornando verso casa sua. Scesi dalla macchina e la intrappolai tra le mie braccia.

-Ci vediamo dopo piccola. Ti amo.- le sussurrai nell'orecchio prima di lasciarle un bacio sul collo. Lei strinse i miei polsi con delicatezza.

-Anche io.- disse con un tono quasi impercettibile. Allentai la presa e, prima che potessi fare altro, le sue labbra erano poggiate sulle mie, in un romantico bacio, senza malizia.

-Adesso vai, sennò arrivi tardi.- scappò in casa e io scappai in macchina.

Erano dieci minuti che l'aspettavo. Lei non era ancora arrivata. Decisi di chiamarla.

-Pronto?- la sua voce tremava.

-Dove sei?- le chiesi preoccupato.

-Ho fatto un incidente..-

-Dimmi dove sei.- l'avevo interrotta ma stavo morendo.

-Sono a quel incrocio vicino casa..io...io..-

-Sto arrivando.- ripresi a mia auto, correndo più che potevo. Con il cuore in gola posteggiai li vicino, lei stava parlando con un polizziotto. 

-Come stai? Tutto bene?- notai che aveva sbattuto la testa, del sangue stava ancora colando. Ginevra mi abbracciò immediatamente, poggiando la testa sul mio torace, sporcando la mia felpa di sangue.

-Noto con mio piacevolissimo piacere che la sua storia è vera, non appena i ripende, la prego di venire in commissariato per i danni.- le prima parole dell'ufficiale mi lasciarono perplesso, così lo seguì con la coda dell'occhio. Clara. La rabbia mi fece bollire il sangue. 

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