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CORRETTA:





In lontananza lo vedo girarsi  e, anche se non vedo la sua espressione data la distanza, sono sicura stia sorridendo. Anche gli altri bimbi si girano verso di noi e fare ancora una volta quel richiamo a me famigliare. I pirati che hanno assistito a tutti cercano di distrarmi e con loro anche Trilly; la serata continua e tra balli scatenati e brindisi cerco di scordare quegli occhi verdi che mi ho in mente da parecchio, non conosco Peter, perché l'ho incontrato neanche un giorno fa, ma so già che quegli occhi verdi per me saranno come una droga e ho come l'impressione che mi abbiano sempre guardata, ogni volta che il suo di sguardo si scontra col mio mi riaffiorano in mente immagini degli stessi occhi che da piccola sognavo spesso.

<Forza piccola Wendy! Venga qui!> mi tira Spugna mentre mi fa fare giravolte e balliamo quello che credo sia una musica da salotto. Sulle note della canzone, accompagnata dalle urla e le nostre risate, passo da un pirata all'altro fin quando non arrivò tra le braccia di mio padre.

<Mi concede questo ballo, signorina?> io annuisco ridacchiando e mi aggrappo a lui.

Cingendomi i fianchi con le mani in modo protettivo iniziamo a ballare una danza che riconoscerei tra mille: è il ballo che mamma e papà ballarono il giorno del mio quinto compleanno. Lo ricordo benissimo perché è di una delle mie canzoni preferite. 

Spugna suona veloce i tasti sul piano forte e le stelle sembrano danzare con noi mentre io chiudo gli occhi e mi beo di questa melodia che,per tanto tempo, ho sentito e riascoltato solo nei miei sogni; a fine della canzone è tardi ormai e mio padre dilegua tutti augurandomi la buonanotte con un bacio in fronte. Prendo Trilly con me e assieme scendiamo per le scale arrivando nella mia cabina, Trilly non è per niente sobria e credo possa aver fatto direttamente un bagno nel bicchiere di alcol che c'era su.

Mentre ridacchio per le frasi senza senso di Trilly la metto a letto accanto a me e mi cambio mettendomi una vestaglia da notte e rimboccandomi sotto le calde coperte; rivolgo lo sguardo alla piccola finestrella e mi addormento guardando le stelle, ma non sono l'ultima cosa che vedo, perché l'ultima cosa che guardo sono gli occhi dell'ombra di Peter che entra nella mia stanza, poi il sonno ha la meglio e mi addormento.

*************************
È mattina e subito, come in un flash, mi ricordo dell'ombra; mi alzo di scatto e spalanco gli occhi, ma mi rilasso quando vedo di stare ancora sotto le coperte con Trilly accanto a me che dorme beata; decido di lasciarla dormire e mi butto giù dal letto, l'odore del mare e di salsedine mi investe in pieno le narici e non posso fare a meno che inspirare più profondamente, a Londra si sentiva solo una p.zza orribile delle polveri da sparo che la sera terrorizzavano gli abitanti. Londra...non me la ricordo bene e sono qui da quanto? Appena due giorni? Oppure due anni? Il tempo qui scorre diversamente quindi per quanto ne so io nel mondo reale potrebbe già essere finita la guerra, come potrebbero essere passati solo due minuti.

Decido di lavarmi e poi prendo dall'armadio in legno, intagliato in mille venature diverse, un pantalone nero poco aderente ma per niente largo e una maglia bianca che lascia scoperti il ventre e con uno scollo a v che si allaccia alle maniche a tre quarti leggermente più larghe. I capelli li lascio sciolti, col sole si sono schiariti visibilmente e ora sono quasi biondi, in poche parole li amo, mi danno l'aria di una di quelle signorine dei quartieri più importanti di Londra.

Prendo la spada e nascondo il pugnale nella tasca del pantalone in modo tale che nessuno lo veda. Esco fuori e il sole mi colpisce in pieno il viso dandomi quel tepore tanto piacevole. Non c'è nessuno, infatti credo che dopo io me ne sia andata ieri sera i pirati abbiano davvero iniziato a festeggiare, ma a modo loro e per questo stanno ancora dormendo.

Mi guardo attorno con aria circospetta per assicurarmi che nessuno mi stia spiando e dopo che mi sono accertata di essere sola, inizio a giocherellare con la spada: la lancio in aria e poi la riprendo dal manico iniziando a farla roteare tra le dita, spingo un piede in avanti e salto all'indietro muovendo la spada in una danza che però è letale, perché si, mia madre mi aveva insegnato a danzare e mio padre a usare la spada e io, per gioco, gli ho uniti, quindi praticamente quando combatto, io danzo.

Ladra di note || Peter PanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora