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CORRETTO:





Le sue labbra si staccano dalle mie lasciandomi un senso di vuoto e una mancanza di calore. Poi qualcosa di caldo e salato, una gocciolina, si posa sulle mie labbra, una sola, una sola lacrima, ma una lacrima vera che vale mille pianti finti. Una sola lacrima che mi da la forza di mettercela tutta e con l'ultimo sforzo nel mio intento.

Buio, ecco tutto quello che vedo. Non so se ha funzionato, ma spero di si, perché in questo momento non so se sono morta o meno.

Sento dei passi vicini, farsi sempre più lontani, con un andamento incerto e lento, come a non volersene andare per davvero. Gli occhi non sono più pesanti come prima e lentamente riesco ad aprirli mettendo a fuoco le foglie sopra la mia testa, ancora attaccate ai rami che mi riparano dalla luce forte del sole.

Li sbatto più volte, mentre mi inumidisco le labbra e lentamente il mio corpo si riscalda riprendendo la solita temperatura e il solito colorito leggermente più pallido del normale. Il corpo è indolenzito, ma di poco e di certo questo non basterà a fermarmi. con i palmi delle mie mani faccio forza e mi alzo a sedere. Il vento mi scompiglia di poco i capelli mentre lo vedo allontanarsi e io mi metto in piedi. Lui scompare dietro degli alberi, dove ci sono tutti quanti gli altri.

Inizio a camminare lentamente, poi normale, poi veloce e infine prendo a correre come il vento. I capelli volano all'indietro mentre i miei piedi sbattono sull'erba piena di rugiada che mi bagna i piedi, facendomi ridere, Sento l'isola, la sento viva, la sento rinata, la sento tranquilla, la sento come dovrebbe essere, la sento felice.

Sbuco dagli alberi e li vedo, nessuno mi nota e il mio sguardo passa tutti in rassegna alla ricerca del biondino dagli occhi verde smeraldo. Appena lo intravedo fischio, prima silenziosamente poi alzando il tono fino a quando non risuona in tutta l'isola che era diventata troppo silenziosa per i miei gusti.

Tutta l'attenzione ora è su di me.

Sorride, per poi lasciare che dalle sue labbra esca uno dei suoi soliti ululati e così a seguito anche gli altri mentre dal bosco si leva questa sorta di richiamo, tra fischi e ululati che riempiono di vita l'isola. Non solo la parte dove ci siamo noi, ma tutta, tutta quanta l'isola. Le ragazze mi corrono incontro e mi circondano abbracciandomi di scatto.

<Tu... eri... come...?> balbetta Faith.

<Ho abbassato la mia temperatura dato che stavo soffocando e così avevo bisogno di meno ossigeno, poi quando mi sono svegliata l'ho rialzata e ho lasciato che si riabituasse, avrei potuto accelerare la mia morte, ma ne valeva la pena lottare e provarci.> mi sciolgo dal loro braccio e avanzo verso il gruppo. Arrivo faccia a faccia con Peter  e mi avvicino sempre più a lui, che non smette di sorridere provocando nel mio stomaco uno stormo di farfalle.

Al suo orecchio, infine, sussurro con voce bassa e silenziosamente <Peter Pan che piange? Mh... mi piace di più quello che sorride e fa battute stupide, ma soprattutto amo il Peter Pan che mi ha baciato, il Peter Pan che si mostra solo con chi si fida...> Poi mi rimetto in piedi normalmente e faccio un passo indietro, guardando il suo sorriso.

<Quindi... resterai?> domanda mia madre.

<Potrei mai andarmene e crescere lasciandovi qui? Crescere è bello, restare bambini anche, ma crescere non avendo paura di dimostrarsi bambini è stupendo. Però voglio poter andare a prendere Michael e John, lì è orribile, la guerra e soprattutto lì è pieno di mostri, mostri veri...> dico mentre Peter annuisce.

NOBODY POV
E così fu, Peter e Wendy andarono a prendere i fratelli della ragazza e assieme a loro tornarono sull'isola anche tutti i ragazzi dell'orfanotrofio. Su Neverland andava tutto bene mentre sulla terra la guerra continuava e nessuno si chiedeva che fine avessero fatto tutti quei ragazzi, in fin dei conti non erano altro che persone da aggiungere alla lista di morti per la guerra, bambini e ragazzi vittime delle atrocità e dell'ingordigia dell'uomo. Erano solo altri ragazzi che Peter Pan aveva portato sull'isola facendoli vivere una vita migliore. Erano solo ragazzi, corpi ormai senza vita e bruciati, alcuni persino scomparsi tra le macerie e le fiamme in cui giacevano i resti di quell'orfanotrofio, raso al suolo dall'ennesima bomba.
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Fine...Non vi aspettavate una fine del genere, vero? Beh, nella storia originale però Peter non è altro che un angelo che porta i bimbi sperduti sull'isola che non c'è, salvandoli dalla guerra. Solo che il vero lieto fine per Wendy non c'è nella storia. Che senso ha crescere sapendo che non puoi scordare ciò che è accaduto? Che senso ha crescere e lasciarsi alle spalle il bambino che in realtà è ancora dentro te e cerca di uscire, ma che ogni volta respingi? Wendy credeva di essere cresciuta e anche la favola originale aveva una morale giusta e vera, ma la mia versione ne ha un'altra di morale, non smettere di lottare per ciò che credi giusto, non smettere mai di essere bambino e non provare mai e poi mai a smettere di sognare, perché sono i sogni che ci danno la forza di andare avanti.

Ladra di note || Peter PanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora