Prologo

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Contea di Westchester, New York, Settembre 1962

Sara

E' sera. Sono stanca morta per colpa dell'allenamento estenuate che ho dovuto affrontare nella danger room del castello. Ho poco tempo per recuperare le forze e riuscire a riposare parzialmente la mia mente ormai prossima al collasso, in vista dello scontro di domani.

Sebastian Shaw non può continuare il suo piano distruttivo. Noi lo fermeremo.

Non riesco a dormire perché la paura mi attanaglia il cuore in una stretta morsa d'acciaio. Non mi preoccupa la mia sorte, dopotutto i test di Hank hanno dimostrato che sono indistruttibile. I tessuti di tutti i miei organi si rigenerano dopo qualsiasi danno. Per sino i potenti raggi energetici al plasma di Havok non mi hanno lasciato cicatrici. Il mio corpo si ritempra ad ogni ferita... Ma non il suo.

Corro lungo il corridoio per raggiungere la porta del suo studio. Devo vederlo prima della battaglia. Devo sentire la sua voce e la sua risata risuonare in quella stanza ancora una volta. Nonostante l'enorme forza interiore che ha dimostrato di avere, il suo corpo è così fragile. Così... umano.

<Pandemy, vieni a farmi compagnia in questa fredda nottata?> La voce vellutata di Havok mi distoglie dai miei nefasti pensieri di guerra.

<Magari domani Alex. Stasera ho bisogno di ricaricare le batterie.> Rispondo in falso tono civettuolo.

< Non ti interesserà mai nessuno finché continuerà ad esserci lui in giro, non è così?> Mi scimmiotta lui.

< In questo momento tutto il mio interesse è rivolto al mio letto.> Rispondo sarcastica. Mi piace scherzare con Alex, ma in questo momento ho bisogno di altro.

<Continua a fingere di non provare nulla per lui, io so la verità. Solo non rimanerci troppo male quando renderà pubblica la sua relazione con Moira MacTaggart.> Continua invano, fingendo di non sapere quanto le sue parole mi feriscano.

Simulo di non ascoltarlo e proseguo il cammino verso la mia meta. Le sue parole però mi hanno fatto male. Non so cosa stia succedendo tra Charles e quel tenente, e la cosa mi fa imbestialire. Solitamente non sono una ragazza gelosa, ma lui è riuscito a fare breccia nel mio cuore di pietra e adesso la maschera da guerriera che mi sono creata negli anni non è più così efficace.

Passo davanti alla stanza di Raven e vedo che lei ed Hank tengono le teste vicine. Li guardo alcuni istanti e capisco che stanno parlando di una cosa che si trova in un bauletto. Probabilmente sarà una delle nuove invenzioni di lui da farle indossare per la battaglia.

Lo studio di Charles si trova nella zona più remota del castello ed è grande quanto una stanza da letto.

Non è solo. Sta discutendo animatamente con un'altra persona. Avvicino l'orecchio alla porta di quercia e riconosco la voce di Erik forte e limpida.

< ... Stai commettendo un grave errore e quando te ne accorgerai sarà troppo tardi.> Intima lui in tono iroso.

< Lo so Erik, ma non posso permetterle di distruggere se stessa. La sua anima è pura, non merita di essere corrotta a causa di una guerra che non le appartiene.> Risponde Charles in tono pacato

< La guerra appartiene a tutti, nessuno è escluso. Per cui sì, anche lei deve essere coinvolta nella lotta.>

< No. So che è sbagliato prendere decisioni per gli altri, ma in questo caso è necessario. Non riuscirebbe a sopravvivere con un peso come quello sulla coscienza.> La tranquillità di Charles si incrina, rivelando la sua rabbia repressa. E' difficile vederlo arrabbiato, ma quando capita non è mai per una cosa futile.

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