CAPITOLO 10

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CAPITOLO 10

NdA con questo capitolo si chiude virtualmente la prima parte della ff...sarà un capitolo fondamentale, e quello che ho deciso di far avvenire è abbastanza forte. Ringrazio tutte le ragazze che seguono, mettono il loro mi piace e commentano la mia storia..c'è ancora molto da dire in questa ff...buona lettura

Ingoiai l'ennesima pillola e poi cercai di calmarmi. Le mani mi tremavano e la salivazione era a zero. Ma la discussione delle tesi era troppo importante per me. Non ero agitata per la discussione in sé, ma perché avrei parlato di un argomento che mi stava molto a cuore..la lingua araba usata come elemento architettonico distintivo nell'arte mediorientale. Avevo scelto quell'argomento perché era...bhe mi appassionava molto..
Dopo un periodo di pausa avevo dato gli ultimi due esami ed ora, a distanza di sei mesi da tutto quello che era successo, avrei discusso la tesi. Mancava poco a Natale e avrei festeggiato laurea e feste concedendomi un viaggio con Reny.
La vecchia Marzia era scomparsa, sostituita da una ragazza taciturna e scontrosa che aveva studiato e basta negli ultimi mesi, senza uscire, mangiare, dormire...andavo avanti a forza di integratori e pastiglie per tenere a bada l'ansia ed i sempre più frequenti attacchi di panico. Non avevo voluto vedere nessuno, anche se mia madre mi aveva consigliato di andare dal suo stesso psicologo. Ma io non ero matta no? Avevo solo il cuore spezzato e a distanza di mesi invece che migliorare tutto sembrava sempre più buio.
Reny, mia madre e pochi altri avevano cercato di farmi uscire dal guscio in cui mi ero rintanata ma io ero stata categorica...era già tanto che finissi l'Università...
Stephan io quei 6 mesi mi aveva scritto qualche volta...se io all'inizio rispondevo, poi avevo smesso anche perché lui e la sua fidanzata era una coppia ufficialmente ufficiale come dicevo io. Avevano partecipato la settimana prima alla cena di Natale della Roma, mano nella mano e anche se Stephan ultimamente non sembrava in uno strepitoso periodo di forma, erano comunque a tutti gli effetti una delle coppie più belle, a detta di molti, del panorama calcistico. Insomma sembrava che io fossi stata una parentesi, molto breve peraltro...
Quando uscii dall'Università con un 110 e lode e con i complimenti della commissione intera, pensavo di sentirmi meglio...invece il buco nero in cui ero precipitata sembrava inghiottirmi sempre più. Mi davano fastidio le coppiette felici agli angoli delle strade, che si baciavano e si tenevano per mano, così come le decorazioni natalizie che spiccavano fuori dai negozi e per le strade. Odiavo quell'atmosfera e avrei voluto solo chiudermi in casa. La mia casetta che era diventato il mio rifugio dove piangevo, fissavo il soffitto, ascoltavo la musica e pensavo...
Avevo rifiutato la festa di laurea ma decisi di andare con Reny in centro per un aperitivo...ci sedemmo in uno dei tavolini all'aperto di uno dei bar più chic del centro, lungo Corso Vittorio Emanuele. Ordinammo spritz e una vagonata di quei loro stuzzichini buonissimi. Io cercai di mandare giù qualcosa anche se non ne avevo voglia. Ormai pesavo 53 chili, peso che forse avevo in seconda media...i miei capelli ora erano alle spalle, con le punte viola e quel giorno indossavo un vestito nero e degli stivali, cappottino legato in vita e sciarpa. Pensavo ancora a Stephan? Sempre...immancabilmente...bastava che qualcuno si chiamasse Stefano ed io provavo una fitta al petto...qualsiasi ragazzo con la sua pettinatura, anche alla lontana, mi faceva salire l'ansia...sapevo di essere praticamente malata, non era normale stare così...ma non potevo cambiarmi la testa...
Girai la testa guardando la folla che sciamava sotto la Galleria e rimasi impietrita. Una coppia mi dava le spalle...lui con un piumino nero, jeans scuri con il cavallo basso e Nike bianche, lei con un cappottino simile al mio, pantaloni stretti di pelle e scarpe con il tacco, capelli scuri lunghi, borsa di Luis Vuitton e sacchetti natalizi in mano.
Sentii la voce di lei "Si stiamo fuori" la cameriera li accompagnò ad un tavolo poco distante dal nostro, loro tenendosi per mano la seguirono. Io guardai lui e lei ed i miei pochi dubbi scomparvero quando lei si girò del tutto...il bicchiere di spritz che tenevo in mano cadde sul pavimento di ciottoli della galleria, attirando gli sguardi di tutti quelli seduti e anche i loro. Lei mi guardò incuriosita, lui mi fissò dapprima incredulo e poi triste...vederli assieme fu una mazzata terribile. Mi alzai tenendomi ai bracciolo della sedia mentre Reny mi guardava impotente...
"Devo andarmene...mi spiace...ti chiamo dopo" afferrai la borsa, la ventiquattrore con il pc che avevo usato per discutere la tesi e corsi via. Seppi che lui mi aveva seguita senza che lui mi chiamasse..lo sapevo...punto e basta...
"Marzia...aspetta" mi bloccai ma mi spostai in un vicoletto laterale vicino a Piazza Fontana. Mi voltai e me lo ritrovai davanti. Non lo vedevo da sei mesi...se a giugno era abbronzato ora le occhiaie risaltavano nel viso pallido, le mani in tasca e i piedi che battevano per terra denotavano il suo nervosismo, nel complesso pur essendo sempre magnifico sembrava...svuotato...la luce che c'era sempre stata nei suoi occhi era scomparsa, il suo sorriso non illuminava più il suo viso, sembrava che qualcosa stesse scavando una voragine dentro di lui...io avevo la stessa faccia...
"Stephan"
"Ti sei...la corona d'alloro in testa..."
"Si...oggi...110 e lode" mi ero anche dimenticata di quella stupida cosa che Reny mi aveva voluto far indossare per forza. Me la tolsi e la tenni in mano facendola ondeggiare.
"Complimenti....che farai ora?"
"Se intendi adesso adesso andrò a casa...dove piangerò da sola e maledirò la mia decisione di venire a fare l"aperitivo in centro il 21 dicembre..se intendi dopo la laurea in generale non lo so...è già tanto se ho fatto questo passo..."
"Marzia...."
"Zitto Stephan...Buon Natale..." poi corsi via e incapace di camminare oltre mi infilai in un taxi e mi feci portare a casa. Nei mesi precedenti avevo spesso pensato alla seppur remota possibilità che lui tornasse da me giurandomi il suo amore. Dai suoi messaggi si intuiva che qualcosa lo legasse a me, ma niente di paragonabile a quello che lo legava a lei. Avevo sperato che fra loro finisse definitivamente, che lei scomparisse, che lui la allontanasse..vederli assieme quel giorno era stato...devastante..
Mi spogliai e mi guardai attorno. La desolazione della mia vita mi arrivò addosso come un treno in corsa...avevo 23 anni ma era come ne avessi 50...il mio riflesso allo specchio mi rimandava l'immagine di una ragazza con il viso scavato, le costole che si intravedevano, le braccia scheletriche...andai in bagno e presi il flacone delle mie ormai fidate compagne di viaggio. La prima volta che avevo avuto un attacco di panico mi era sembrato di morire. Le mani avevano iniziato a tremarmi in modo incontrollabile, la gola mi si era chiusa e avevo vomitato il nulla fino a svenire sul pavimento del bagno. Da lì il ritmo era almeno di uno a settimana, tenevo sotto controllo ansia e una depressione sempre più forte con delle pastigliette blu. Il dosaggio era di massimo tre al giorno...me ne misi in mano una ventina e mi sdraiai a letto. Volevo solo non stare male...volevo solo non sentire nulla...volevo solo essere invisibile...ma soprattutto volevo dimenticare....

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