CAPITOLO 5

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CAPITOLO 5

"Siamo in mega ritardo, non ce la faremo mai" sbuffai mentre il treno usciva dalla Stazione Termini di Roma.
"Marzia..la partita è alle 20:45...ci arriveremo...Dio che ansia che sei" Reny alzò teatralmente gli occhi al cielo e si mise le cuffie nelle orecchie. Io mi misi a ridere e poi le diedi un bacio sulla guancia abbracciandola prima di rubarle una cuffietta. Lei stava ascoltando "Noi siamo infinito" di Alessio Bernabei e ci mettemmo a canticchiarla entrambe. Il treno era partito con 50 minuti di ritardo ma ce l'avremmo fatta ampiamente. Solo che ero in ansia...come se fosse una novità. Già lo ero di natura, poi adesso stavo peggiorando. Stephan ci aveva prenotato il biglietto in prima classe e ci aveva riservato anche due biglietti in tribuna al Bentegodi per la partita di quella sera. Io e Ste, come avevo preso l'abitudine di chiamarlo, ci sentivamo più volte al giorno, via messaggio, via telefono o tramite la telecamera di Skype. Grazie a Reny che mi aveva aperto un account avevo potuto vederlo tramite video e così tutto era diventato ancora più reale. Non avevamo più parlato di quello che eravamo o di quello che stavamo diventando anche perché entrambi probabilmente avremmo preferito farlo faccia a faccia. Era innegabile che qualcosa ci fosse. Attrazione? Desiderio di conoscersi meglio? Voglia di scavalcare la distanza? Tutto quello, ma anche quel sottile strato di imbarazzo che accompagnava la conoscenza...lo stare in silenzio, a volte soltanto guardandosi attraverso lo schermo del computer, la voglia di darsi sempre il buongiorno e la buonanotte ma poi aver voglia di cercarsi di nuovo e parlare ancora, il cuore che batteva all'impazzata quando lui mi chiamava 'piccola'. Insomma c'era qualcosa...Non lo avevamo ancora definito ma c'era sicuramente e forse la cosa migliore era non definirlo affatto. Prendere le cose come venivano, senza farsi troppe seghe mentali, anche se era difficile, soprattutto per me.
Quei giorni a Roma erano andati alla grande, io e Reny avevamo visitato le altre case, prima di tornare a quella di Primavalle. La più carina..mi piaceva soprattutto il terrazzino ed il fatto che fosse stata ricavata in una ex mansarda. La parte della stanza da letto aveva il tetto spiovente e una piccola finestrella che dava direttamente sul cielo romano. Era adatta a me che non avevo grosse pretese...l'avevo bloccata a partire da Agosto. Per allora il proprietario avrebbe fatto dei piccoli lavori e poi sarebbe stata perfetta.
Mia madre era stata molto seccata della nostra ulteriore deviazione a Verona. Non aveva mai capito la mia passione per il calcio. Per lei era uno stupido sport riservato a ragazzi e uomini che lo usavano per rincoglionirsi. Se avesse saputo che frequentavo un calciatore....frequentavo poi...lo sentivo, ci stavamo conoscendo...lo amavo da morire...ero irrimediabilmente e completamente innamorata di lui. Ma non solo del ragazzo bellissimo che impazzava su Internet, con gli occhi che riuscivano a catturare ogni più piccola sfumatura di verde a seconda della luce, con il sorriso che ti arrivava come una scarica elettrica al cuore e ti faceva venire voglia di imbottigliare quel suono per ascoltarlo quando eri triste; con le mani che gesticolavano e facevano rigirare l'anello che portava al dito, con quel fisico scolpito che si intravedeva sotto la maglietta e che mi perseguitava di notte, insinuandosi fra i miei sogni..
Il problema era che io ero innamorata soprattutto del ragazzo che mi chiedeva almeno cinque volte al giorno come stessi, che si preoccupava per me e che mi aveva detto più di una volta quanta voglia avesse di vedermi. E la voglia che avevo io di rivederlo era tantissima...
Arrivammo a Verona alle cinque, un pò in ritardo sulla tabella di marcia ma comunque in tempo. Stephan mi aveva detto di chiamarlo appena arrivate ma il suo cellulare risultava spento. Uscimmo dalla Stazione e quando io e Reny ci guardammo in faccia chiedendoci che fare lui mi chiamò "Ti mando l'indirizzo dell'albergo. Abbiamo una mezz'ora prima di partire per lo stadio"
"Ok...ma possiamo? Non è che la Federazione ci caccia?"
"Ma finiscila" diedi al tassista l'indirizzo che lui mi mandò via sms, che risultò essere quello di uno degli alberghi più belli di Verona. Leggermente fuori dalla città, aveva un bellissimo parco tutto intorno ed io e Reny lo guardammo a bocca aperta. Quando arrivammo un addetto in giacca e cravatta con il logo della FIGC stampato sul taschino ci condusse all'interno, prendendo i nostri bagagli ed indicandoci un saloncino dove attendere. Naturalmente la mia amica si defilò in bagno ed io rimasi lì a guardare fuori dalla finestra e a chiedermi che cosa potessi aver fatto per meritarmi tutto quello.
Quando sentii una porta aprirsi mi voltai con il cuore in gola. Non sapevo cosa fare ma Stephan mi sorrise e allargò le braccia così io mi ci tuffai dentro. Appoggiai la testa sul suo petto, all'altezza del cuore e lo sentii correre veloce "Ciao"
"Ciao..ritardo di 50 minuti ma ce l'abbiamo fatta"
"Per fortuna sei qua...Reny?"
"In bagno...o a cercare qualcuno da stalkerare"
"Tu chi stalkeri?" Stephan mi allontanò leggermente prendendomi per le spalle e mi fissò negli occhi. Mi sembrarono ancora più belli del solito, anche se la stanchezza si poteva scorgere dalle occhiaie appena accennate. Avevano una luce spettacolare e avrei giurato che fosse emozionato come me...deglutii e cercai di buttarla sul ridere "Solo te..."
"Per fortuna" le sue mani che erano appoggiate sulle mie spalle risalirono pian piano fino a racchiudermi il viso. Io non parlai, non riuscivo a farmi uscire nemmeno un suono dalla bocca. Per incamerare aria dischiusi le labbra e i suoi occhi si posarono lì. Anche io spostai l'attenzione dai suoi occhi alle sue labbra. Avevo immaginato, fantasticato, sognato e praticamente ero morta immaginando come sarebbe stato baciarlo. Che sapore avrebbe avuto, come mi sarei sentita, se alla fine sarei sopravvissuta.
"Marzia..." la sua voce mi sembrò più bassa e roca, come se faticasse a parlare..
"Mhm...dimmi.." dal canto mio vacillai leggermente e mi sostenni alle sue spalle. Con il pollici tastai il tessuto della sua maglia e mi lasciai sfuggire un sospiro. Avevo baciato...3 ragazzi...anzi 5 se si contavano due esperimenti abbastanza discutibili durante il gioco della bottiglia. Nessuno mi aveva fatto girare la testa...nessuno mi aveva fatto palpitare...nessuno era lui...
"Ho voglia di baciarti...sono cinque giorni che voglio baciarti...da quella sera all'Auditorium. Anzi da quel pomeriggio all'Hotel. Oppure da quando ti ho scritto quel messaggio e poi sono andato a vedere le tue foto. Ce n'era una dove baciavi sulla guancia il tuo ex..."
"Oddio la odio quella foto"
"Oppure c'era quella dove mandavi un bacio all'obiettivo..."
"Con la faccia da scema" risi ma poi tornai seria perché lui mi aveva inclinato leggermente il volto e si era avvicinato ancora di più. Socchiusi gli occhi e sentii il suo respiro solleticarmi il viso. C'erano solo pochi centimetri fra di noi, li annullammo facendo un passo avanti ciascuno. Le nostre gambe si scontrarono ed il mio petto aderì al suo. Un'ondata di calore mi face avvampare. Sembravo una quindicenne invece che una ragazza matura di 23 anni...oddio matura era una parola grossa.
"Posso?"
"Che? Cosa?" cosa mi stava chiedendo? Il permesso di baciarmi? Se me l'avesse chiesto mi sarei fatta fare di tutto. Non solo volevo che mi baciasse, ma ne avevo proprio bisogno. Un bisogno fisico, come se senza quel bacio non fossi riuscita più a vivere.
"Posso baciarti?" le sue labbra già sfioravano le mie, potevo già sentire che erano perfette per me. Annuii con la testa e poi feci risalire le mani fino a intrecciargliele dietro al collo. Mi alzai leggermente puntando i piedi a terra e così annullai la già esigua distanza che c'era. Le nostre labbra si scontrarono e rimasero appiccicate, prima di allontanarsi di poco...ok erano ufficialmente la droga più potente del mondo. Non avevo mai avuto dipendenze, se non alle caramelle gommose forse, e alla pizza, e al sushi...ma avrei rinunciato a tutto per quelle labbra. Morbide, piene...le cercai di nuovo con un gemito e mi abbandonai a quel bacio. Dapprima fu solo uno sfiorarsi ripetuto, un cercarsi e trovarsi...poi quando Stephan iniziò a dischiudermi le labbra con la lingua fu pura esplosione di sensazioni. Non avevo mai dato molta importanza ai baci, si ok in alcune situazioni mi ci ero persa nei baci che avevo ricevuto e dato, ma mantenevo comunque sempre il contatto con la realtà. Adesso no...quando intrecciai la mia lingua alla sua non capii più nulla. Fu un bacio da film...tipo Rose e Jack di Titanic per rimanere sul classico...oppure i due protagonisti di Shadowhunters, che quando guardavi le puntate ti emozionavi nei momenti dei loro baci. Non so quanto durò...smisi di respirare, di pensare, di esistere..se non in funzione sua e di quel bacio.
Quando ci staccammo fu a causa di un colpo alla porta "Marzia...Stephan...mi hanno fatto cenno cinque minuti...io avrei anche fame" Reny sbuffò ma il suo tono era allegro.
"Arrivo" Stephan appoggiò la sua fronte alla mia "Ti ho portato la mia maglia da indossare stasera allo stadio..."
"Ma...dopo che fate?"
"Abbiamo una giornata libera. Visto che poi ci dobbiamo radunare a Milano pensavo di accompagnarti...se vuoi..se puoi possiamo stare assieme..."
"Mi sembra perfetto..."
"Ora vado...ci vediamo dopo la partita, scendi pure giù che hai il pass. E chiedi a Reny cosa vuole fare..."
"Mi sembra abbia parlato di una sua vecchia conoscenza a Verona...oppure nuova conoscenza...Non lo so..."
"Ok...a dopo" Stephan mi stampò un altro veloce bacio sulle labbra prima di aprire la porta, salutare la mia amica e allontanarsi. Io rimasi immobile, mi sfiorai le labbra con le dita e mi accorsi solo in quel momento della maglia azzurra appoggiata su una sedia. La andai a prendere e vidi la dedica posteriore "Alla mia ragazza speciale...Stephan"
"Che è successo qua? Non ho voluto disturbare perché insomma...avevate bisogno di stare da soli" Reny mi si avvicinò e lesse la dedica "Che dolce...vi siete baciati vero?"
"Si nota molto?"
"Io lo noto.....che ti avevo detto comunque?"
"Vado a Milano con lui...Dio Reny io non ci credo ancora"
"Credici..io l'avevo detto" poi mentre uscivamo io le raccontai quello che era successo. Lei strillò due o tre volte e iniziò a saltellare prima che la placassi promettendole una cena coi fiocchi. Indossai la maglia e poi uscimmo dall'Hotel. Cenammo in un ristorante consigliatoci dall'addetto alla reception poi andammo verso lo stadio.
I posti erano a bordo campo praticamente e riuscimmo a goderci la partita come delle vere vip. Non che fosse la mia massima aspirazione, insomma uno degli aspetti che mi facevano più paura di quella storia era proprio l"attenzione mediatica che ruotava attorno a Stephan e che di conseguenza avrebbe coinvolto me. Io non aspiravo a nessun ruolo in quel mondo ma inevitabilmente mi ci sarei scontrata. Stephan giocò un piccolo scampolo di partita..si diede da fare ed io potei ammirarlo giocare che era sempre un bel vedere. Lo guardavo con occhi diversi? Si perché lo conoscevo, anche se ancora in parte, per quello che era realmente, con i suoi pregi ed i suoi difetti. A parte che dovevo ancora trovarglieli...
A fine gara Reny mi assicurò che si sarebbe fermata a Verona da una sua amica, aveva annullato l'appuntamento con un suo ex ragazzo veronese perché mi disse che aveva un interesse, pareva corrisposto, per un compagno di Stephan in azzurro. Non mi volle dire chi, mi disse solo che era complicato...vale a dire lui non era libero...la guardai ad occhi sgranati e lei mi fece spallucce "Mica hai l'esclusiva del ragazzo figo scusa..." poi mi abbracciò e si defilò.
Io scesi nella zona interviste e mi appoggiai al muro, accanto a me la valigia che avevo portato a Roma. Ero stanca, parecchio e non avevo ancora detto a mia madre dell'ennesimo cambio di programma. Molti giocatori azzurri mi sfilarono davanti, Stephan fu uno degli ultimi ad uscire.
Quando mi raggiunse mi sorrise e molto tranquillamente mi prese per mano. Sentire le sue dita intrecciate alle mie era una sensazione bellissima. Con il pollice sfregava il mio palmo e l'anello che indossava sempre toccava il mio, che anche io non mi toglievo mai. Era molto simile al suo, con una pietra nera...un giorno lo avevo comprato perché adoravo quello che portava lui e da allora non lo toglievo più.
Quando uscimmo un'auto nera ci attendeva. Stephan mise nel bagagliaio la sua sacca ed il mio borsone poi mi aprì la portiera del passeggero. Prima di salire io mi sporsi verso di lui e lo baciai velocemente sulle labbra. Non mi sembrava ancora vero di poterlo fare liberamente...insomma era qualcosa di troppo distante da tutto quello che avevo vissuto fino a quel momento. La mia vita era sempre stata ordinaria e piatta, nessuna emozione troppo forte o scossone particolare. Invece lui era la mia novità...la mia bellissima e tanto attesa novità...
Quando salimmo in auto mi appoggiai al finestrino con la testa e sbadigliai "Dormi piccola...tanto c'è tempo fino a Milano...è quasi mezzanotte e mezza e sarai stanca.."
"Non ti scoccia?"
"Ti guarderò dormire..andiamo a casa mia?"
Mossi la testa su e giù poi mi sporsi per baciarlo ancora. Quando mi staccai gli sfiorai il volto con le dita indugiando su ogni particolare..la linea della mascella, la barba leggermente lunga che mi solleticava le dita, le labbra "Grazie....per oggi e per quello che verrà" poi mi rimisi comoda "Se vuoi posso tenerti comunque la mano"
Lui me la prese, dopo aver girato la chiave dell'accensione e me la tenne per tutto il viaggio. Io dormicchiai a tratti, cullata dalla musica, dalla sua mano, dai piccoli scossoni quando Stephan cambiava marcia e dalla tranquillità di essere finalmente dove volevo essere, con chi volevo essere...

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