Capitolo 17

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Valentina era così sopravvissuta ai poliziotti, ai cani e al mio tentativo di salvarla. Era diventata forte e ogni giorno la sua pelle diventava un po' più bianca, dandole l'aspetto di una bambola di porcellana.

Insieme abbiamo abbandonato la nostra Londra, per fuggire totalmente da inquisizioni e da una giuria.

Eravamo scampati al pericolo, ma se qualcuno avesse rivisto il viso di Valentina, l'avrebbe catturata di nuovo, e per lei sarebbe stata davvero la fine.

Fuggimmo in Italia, dove nessun agente ci avrebbe arrestati. Il medioevo era stato ormai dimenticato dal mondo, perché ora aveva preso piede l'illuminismo.

La consapevolezza che quest'era avrebbe portato felicità, ricchezza e splendore, aveva donato all'Italia, come alla Francia e forse anche alla nostra vecchia e amata Inghilterra, la voglia di restare al mondo per un lungo secolo.

Impossibile per gli umani, ma per dei vampiri come noi, sarebbe stato uno scherzo.

Valentina era felice con me e, dopo qualche scontro per tornare a cantare, la mia richiesta di passare inosservata era un lontano ricordo.

La sua vera natura, era nascosta dal fatto che, in Italia, ogni giovane ereditaria, seguiva la moda di preservare un colorito pallido.

Ovviamente, il fatto che Valentina cantasse in pubblico, dava a molti uomini e ragazzi, il desiderio di conoscerla. Lei li invogliava, per poi seguire le mie orme.

- Non sapevo che si potesse ottenere lo stesso risultato anche con le donne vampiro.

- Non lo stesso esatto risultato. Rimango subito incinta di loro, poi quattro fumi rossastri mi escono dalle labbra mentre lo bacio, ed entrano nello sfortunato che mi sta avvinghiato, per poi divorarlo dall'interno.

- Wow!

Ero scioccato, ma anche eccitato all'idea che la mia donna portasse avanti il mio lavoro di procreatore.

- Quindi puoi ricominciare anche tu ora che sappiamo di cosa sono capace.

Così la sera dopo, ci dirigemmo in una delle botteghe più esclusive nei dintorni del nostro paesino.

Valentina, spietata, cantava melodie che stordivano gli uomini, mentre io mi appartavo in un angolo del locale, per osservare il suo trionfo.

Una fila di donne sensuali mi guardava da qualche tavolo più in là. Erano decise a presentarsi ed io non aspettavo altro.

- Salve... sono Coraline e non ho potuto far a meno di notare che lei è un uomo elegante e bellissimo.

- La ringrazio signorina Coraline, anche lei è estremamente bella, mi ricorda l'usignolo che ho visto questa mattina sul mio balcone.

- Oh, che gentile che è signore.

Le sorrisi, la giovane Coraline, però, non sapeva che dopo aver visto l'usignolo, questo aveva potuto visitare il mio stomaco, però non potevo dirglielo.

- Il mio nome è Night.

- Un nome degno dell'uomo aitante che è lei.

Mamma mia! Quante smancerie! Se non la fermo, mi verrà il diabete.

- E le sue amiche?

- Oh, quelle... ognuno deve pensare a sé.

- Non le vanno a genio, amiche scelte da altri?

- Esatto. Bello e intelligente, ne esistono pochi al mondo.

- La ringrazio. Che ne dice se le facciamo ingelosire un po'?

- Che cosa avrebbe in mente, signor Night?

- Usciamo di qui e facciamo un gioco.

Il suo sorriso mi provocò un brivido alla schiena e la fame di possederla subito si accese.

Uscimmo dalla bottega e attraversammo una strada acciottolata per dirigerci in un vicolo. Lei iniziò a spogliarsi già a metà strada e arrivati al vicolo, mi spinse contro una parete vicina a noi.

- Sei mio ora, signor Night!

- E tu Coraline, tu ora diventerai mia.

Le nostre posizioni si invertirono. Si trovava addosso al muro ed io appoggiato a lei, fremevo di desiderio. Le sussurrai all'orecchio.

- Voltati.

Lei ubbidì e si sistemò. La guancia a contatto con il muro, i suoi occhi a guardare le mie mosse. Il suo abbigliamento era scarso. Le era rimasta solo la forza delle mie mani si strappò.

- Mi piace l'uomo aggressivo.

- Meglio così allora.

Mi liberai degli indumenti che indossavo dall'ombelico in giù e presi i fianchi dell'ingenua Coraline entrai in lei con una forza brutale, che la fece gemere di dolore e piacere.

- Ancora signor Night. Ancora!

L'accontentai. Continuava a supplicarmi di ripetere i miei gesti brutali, cosa che nessuna aveva mai apprezzato e io non avevo intenzione di deluderla.

Venni. Lei non fece una piega sapendo che era ancora dentro di lei.

- Night! Torna dentro di me.

- Non c'è più tempo. Gli usignoli prima o poi finiscono in gabbia, mia cara.

Quattro rossastre e orrende nebulose presero forma segnando il destino di Coraline. Se ne cibarono, ma lei non urlò. Era morta già prima della loro comparsa.

Una macchia scura usciva dalla sua testa. La mia frase l'aveva talmente confusa e spaventata che inciampando, era finita su di una sporgenza affilata.

Morte veloce. Quasi un suicidio.

- Coraline. Mi sono divertito. Riposa in pace.

Mi rivestii e sparii nella notte. I miei figli agirono di conseguenza e la mia Valentina, stava sicuramente risvegliando altri demoni.

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