Capitolo 4

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I miei figli scompaiono nel caldo mattino. È primavera.

Mi dirigo disinvolto verso la bottega TERRE GUSTOSE, acquisto una bottiglia di vino,la mia preferita e dopo aver pagato, torno a casa mia e ci resto fino a sera.

Al calar del sole esco di casa e a passo svelto arrivo alla locanda BONTÀ DIVINE.

Anche questa sera è ricolma di gente. Le fanciulle abbondano. I miei occhi, però, puntano una sola ragazza.

Una giovane donna dai capelli neri, sale sul palco e accompagnata da una melodia, inizia a cantare.

I suoi occhi, cadono sul pubblico, che la acclama e batte le mani.

Bevo. Bevo parecchio questa sera. Voglio che diventi mia.

Le cameriere e le altre signore, mi si piazzano davanti, ma io non le ascolto, non le considero. Con un gesto infastidito della mano, le caccio.

Attendo il termine della serata. La giovane esce dalla locanda, credo, per dirigersi a casa.

La chiamo e lei voltandosi fa una smorfia di disgusto.

- Ah, è lei...

- Perché? Chi voleva che fossi?

- Sicuramente non lei. Speravo in qualcuno di più maturo.

- Non ha idea di quanto io sia vecchio. Il mio aspetto è ben tenuto.

- Ah si? Mi dica, quanti anni ha lei?

- Ho esattamente 700 anni...

- Si certo... e io ne ho 92

- Se ne è convinta... io gliene do massimo 18.

- C'è vicino, ne ho 20.

- Una giovane donna insomma.

- Si esatto, ma molto matura.

- Il mio nome è Nigth e il vostro Madame?

- Valentina, signore.

- Valentina, canteresti per me?

- Dove?

- A casa mia.

- Andiamo...

Le cingo la vita e ci dirigiamo nella mia dimora notturna nel bosco.

Mi stupisco della tranquillità di Valentina. Non sa cosa la aspetta. La guardo. Sorride al buio.

- Cosa c'è da fissare?

- Niente... sei bella.

Mi fissa interrogativa. Torna poi a sorridere.

Arriviamo a casa mia. Spalanca gli occhi per la vista lussureggiante.

Entriamo e la porto in salotto. Prendiamo un aperitivo, poi preparo un mojito per me e uno per lei.

Andiamo nella mia stanza al primo piano.

Chiudo a chiave la porta.

Valentina inizia a danzare ed il suo canto melodioso invade la mia stanza. Il suo canto ipnotizza. Mi sento libero. D'improvviso di blocca e mi fissa terrorizzata.

- Che le succede Valentina?

- Hai gli occhi rossi!

Corro allo specchio e mi guardo le pupille. Sono rosse come il fuoco, come il sangue. Mi sto trasformando nella bestia che sono.

Questo corpo in cui abito è invecchiato ed ora cerca di espellermi.

La avverto che tornerò da lei di lì a poco e scappo oltre la porta, mentre la mia trasformazione si altera.

Così, volando, arrivo al cimitero e cerco umani seppelliti di recente.

Mi inoltro tra tombe e catacombe e lì lo trovo. Il corpo perfetto. Un bambino, che stando alle date incise, è vissuto solo 10 anni.

Questo significa che nel suo corpo potrò vivere 4/5 mesi.

Il mio pensiero torna a Valentina e così, dopo aver indossato il bambino, corro da lei.

Sarebbe stato meglio tornare a casa volando, perché al mio arrivo, la luce è spenta ed intravedo qualcosa muoversi tra le coperte.

Accendo la candela vicino allo specchio e capisco che Valentina si è addormentata nel vano tentativo di attendere il mio ritorno.

Mi stendo vicino a lei e decido che una creatura così bella non va uccisa mentre dorme.

Pian piano mi addormento anche io e sogno per la prima volta. Sogno la libertà.

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