Capitolo 18

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- Quindi non avremo mai un figlio tutto nostro?

- No. Ciò che creiamo, sono demoni che diventano adulti. Non restano con i loro creatori, scappano nel mondo per procreare a loro volta.

Valentina sedeva nel letto. Il viso triste e lo sguardo perso nel vuoto.

- Non sarò mai mamma. Non sarai mai papà. Sicuro che se noi... non potrebbe succedere come avviene con gli umani?

- Non penso. Se vuoi tentiamo.

- Sì, voglio provarci.

Eravamo entrambi seduti. Sotto le coperte. Completamente nudi. Valentina accendeva il mio desiderio di possessione e i suoi occhi mi dicevano che anche lei desiderava il mio corpo.

Un sorriso spezzò l'imbarazzo, Valentina mi saltò addosso e iniziò a trasportarmi nel paradiso con i suoi baci pieni d'amore e passione.

- Fammi tua.

- Ma tu sei già mia.

Le strappai un bacio più egoista. Volevo le sua labbra. Le scostai i capelli dal viso, sistemandone alcune ciocche dietro l'orecchio destro.

Abbassai le coperte che la nascondevano e le sfiorai i seni con la lingua. Mi eccitai ancora di più, notando sul suo volto l'espressione di piacere che l'avvolgeva.

Spinsi le mie mani nel punto più basso della sua pancia. Tra le sue gambe, il piacere voleva nascere ed esplodere.

- Vieni qui.

Valentina mi salì sopra e iniziò a muoversi da donna esperta. Veloce e forte, facendomi provare brividi di emozioni incontrollabile.

La strinsi a me continuando a muoverla su e giù e facendola gemere.

Le sue mani si appesero ai miei capelli ed io tornai ai suoi seni per portarla oltre il piacere umano.

Venimmo poco dopo ed esausti ci lasciammo cadere sul letto e sui cuscini.

- Ti amo.

- Ti amo anche io Night.

- Potremmo aiutare gli orfani.

- Cosa?

- Vestiamoci. Ti porto in un posto.

Ci preparammo. Usciti dalla nostra casa nel bosco, la portai nel centro del nostro nuovo paesino.

Le urla in piazza erano piene di allegria. Donne e bambini compravano oggetti e cibo al mercato ambulante.

In giro, ogni tanto, sbucano dei piccoli teppisti che fanno scherzi ai passanti. Io e Valentina ridevamo, ma ad un certo punto, un ragazzetto robusto iniziò a prendersela con un bambino che dava l'idea di essere più giovane.

Questo si stringeva, solo, in un angolo, per evitare di prenderle dal bulletto che gli stava davanti.

- Ehi tu! Allontanati subito da quel bambino o te ne pentirai!

- Oh che paura...

Mi scagliai contro il bullo e preso per il collo della sua maglietta lo addossai al muro.

- Non hai idea di ciò che potrei farti ciccione. Levati dai piedi o ti pentirai di essere nato.

- Ok, ok. Scusami Red. Non volevo picchiarti.

Il ciccione scappò via urlando di paura.

- Che gli hai detto?

- Una barzelletta, ma sembra non averla apprezzata. Io sono Night e lei è Valentina.

- Io sono Red. Grazie per l'aiuto. Nessuno mi aveva mai liberato dalle grinfie di Benny.

- Dove sono i tuoi genitori?

- Loro..., loro sono morti, o almeno è quello che dice qualcuno, altri dicono che mi abbiano abbandonato.

- Mi spiace. Hai fame?

- Sì, molta fame.

- Vieni con noi. Abitiamo nella casa blu del bosco. Ti faremo mangiare e bere. Che ne dici?

- Si, grazie signor Night.

Raggiungemmo la nostra villa e Red ne rimane affascinato.

- Questa è casa vostra? È fantastica.

- Vero. Entriamo?

- Sì.

Lo accompagnammo in cucina per preparargli uno spuntino e scoprire altre cose su di lui.

- Allora Red, parlaci di te.

Red con la bocca piena, tentò di raccontarmi la sua storia.

- Mi chiamo Red, ho dieci anni e sono nato a Londra. Non ho mai conosciuto i miei genitori. Io e mio fratello Ginger, riuscimmo ad imbarcarci di nascosto per arrivare in Italia, dove molti dicevano che si trovava fortuna. Ginger venne ucciso da un ladruncolo, così eccomi qui, orfano anche di mio fratello. Non mangio tutti i giorni, se va bene, cinque giorni su sette. Ma era un po' che non mangiavo qualcosa.

- Non ti preoccupare, puoi mangiare tutto quello che vuoi e puoi rimanere anche qui a dormire per qualche giorno. Abbiamo una camera per gli ospiti e saremmo onorati della tua presenza.

- Sul serio signora Valentina?

- Sì piccolo Red.

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