Capitolo 21

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Red attraversò la soglia di casa nostra distrutto. Valentina apparecchiava la tavola per la cena. Vide Red e qualcosa finì a terra frantumandosi in piccoli pezzi.

- Cosa hai fato?

Mi voltai per capire cos'era caduto, poi sollevando lo sguardo, capii cosa era accaduto.

- Chi ti ha picchiato?

Red era in piedi in mezzo alla stanza. La sua guancia destra era tumefatta. Le labbra erano crepate e sanguinanti. L'occhio sinistro immerso nella notte. Mi avvicinai e controllai eventuali danni gravi.

- Ero con Francesca, ci stavamo abbracciando. È arrivato un uomo. Non troppo vecchio, forse sulla quarantina e mi si è piazzato davanti. Ha detto che dovevo lasciarla stare, che dovevo andarmene via e non tornare più. Non mi sono mosso e ha iniziato a pestarmi. Ho tentato di ribattere, ma non ci sono riuscito.

Io e Valentina rimanemmo in silenzio. Cosa fare?cosa dire?

- Sono innamorato di lei, non voglio lasciarla, non voglio perderla. Ho bisogno del vostro aiuto.

- Tipo?

- Soldi. Voglio andarmene da qui. Con lei.

- Come sai che sarà d'accordo?

- Mi ama, mi seguirà ovunque.

La sua sicurezza mi disturbò a tal punto che non riuscii a trattenermi.

- Firmeremo il documento per la fine tua adozione.

- Come?

Scioccato, meravigliato, ma anche spaventato, il mio Red si allontanò dal tavolo.

- Quando?

- Entro il termine del mese.

- Ma...

- Non sei ancora maggiorenne, tu non te ne vai. A tempo debito ti consegnerò denaro a sufficienza per sopravvivere con la ragazza per cinque mesi, da quel momento in avanti, dovrete arrangiarvi.

Alzai la mano nella sua direzione, per una promessa. Red ci pensò su, poi si riscosse e mi consegnò la sua mano per stipulare quel patto.

- Promesso?

- Promesso!

- Bravo ragazzo.

Scompigliai i suoi capelli e poi ci riunimmo attorno al tavolo. La cena abbondante e succulenta, inondò la stanza di profumi esotici.

- Buon appetito.

- Anche a te.

- Spero vi piaccia, ragazzi.

Durante la serata, Valentina non disse nulla, Red si limitò a bene vino e mangiare carne strappandola con rabbia dall'osso che la sorreggeva. Sembrava un neovampiro.

Il solo pensiero mi fece rabbrividire, e gli occhi di Valentina caddero sulle mie spalle.

- Hai freddo?

- Cosa? No, no. Sto bene.

Red sparecchiò la sua postazione e si lanciò sulle scale per arrivare alla sua camera, non appena ebbe terminato. La porta esplose dietro di lui, urlando il suo dolore a tutta la casa.

- Sembrava...

- Sì. Ho notato.

- Andiamo a cena fuori?

- Certo!

Uscimmo di casa e ci addentrammo nel centro del bosco. Il nostro cibo volava, correva e nuotava al suo interno. La fame minacciava di farmi svenire.

Un fruscio mi riportò alla realtà.

- Ci siamo.

Saltammo su di un cervo e dopo averlo atterrato, ci cibammo della sua carne.

- Ti piace questo ristorante?

- Di lusso, direi.

Tornando a casa riprendemmo il discorso.

- Perché hai detto che lo lasci fuggire?

- Lo farò sul serio.

- Come?

- Certo. Lo adotteremo per renderlo libero da quei bambini odiosi e dispettosi, ma in quel momento, potrà vivere la sua vita.

- E come gli dirai che...

- Di noi non saprà mai.

- Ma avevi detto...

- So cosa avevo detto.

- Ok.

La sua finestra era buia. Il suo interno era nascosto dall'ignoto.

- Dormirà?

- Lo spero.

- Povero Red. Picchiato perché ama.

- È successo in passato e continuerà ad accadere.

- Già. Eppure non dovrebbe. Ognuno è libero di amare chi vuole.

- Hai ragione

Le presi la mano nella mia, mentre salivamo le scale dietro alla nostra stanza, poi le diedi un bacio sulla fronte.

- Al cuor non si comanda.

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