Capitolo 10

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Passai giorni chiuso in casa. Giorni interi senza mangiare. Giorni interi senza creare una stirpe. La mia vita aveva perso il senso per continuare.

Come avevo potuto innamorarmi di quella ragazza? Eravamo troppo diversi per poterci amare. Due mondi troppo distanti per un futuro.

Dopo alcune settimane di agonia, decisi di cercarla ovunque a Londra. Non sapevo se lei avesse bisogno di me, ma io ne avevo di lei.

Non l'avrei persa.

Avevo fatto sogni terribili. Valentina era sempre morta, per una causa o l'altra.

Non sapevo la percentuale di verità che c'era nei miei sogni, ma non avrei permesso a niente e nessuno di farle del male.

La mattinata era trascorsa. Avevo mangiato tanto, così da non aver fame all'improvviso. Nel pomeriggio mi ero vestito ed ero entrato in paese per ottenere notizie della mia cantante.

- Sono giorni che non la vedo, mi spiace.

- Quando l'ha vista l'ultima volta?

- La settimana scorsa. Aveva le lacrime agli occhi, chissà perché, e si stava dirigendo a casa.

- Mi può indicare la strada della sua dimora?

- Ma certo signor Night.

Il giovane imprenditore, nonostante la sua gelosia verso la mia bellezza e la mia ricchezza, mi indicò la strada per arrivare all'abitazione di Valentina.

L'istinto mi diceva che l'avrei trovata oggi, ma non ero sicuro del luogo.

- Cavolo ho sbagliato di nuovo!

Era la terza volta che entravo nella via sbagliata. Ormai l'imprenditore era lontano, così come l'ora in cui avevo chiesto il suo aiuto.

Erano le otto di sera, forse le nove. Le nove. La luna era alta già da un'ora circa e splendeva nel buio.

Delle urla mi misero in allerta. Urla femminili.

- Lasciatemi stare!

Spalancai gli occhi.

- Valentina!!!

La mia velocità aumentò immediatamente e attraversato un vicolo, la trovai a terra.

Sopra di lei un uomo abbastanza robusto, tentava di toglierle l'intimo, mentre altri sette uomini la immobilizzavano a fatica.

- Voi! Lasciatela e vi risparmierò...

Gli uomini si voltarono, distratti, verso di me poi scoppiarono in fragorose risate che mi innervosirono ancora di più.

- Tu? Tu vuoi uccidere otto uomini, da solo e a mani nude?

- Vuoi scommettere?

Risero di nuovo e tornarono a Valentina, che era svenuta dalla paura. Cominciai ad avvicinarmi, i miei passi rimbombavano tra le pareti del vicolo.

- Sparisci ragazzo! O te ne pentirai...

- Allora fatemi pentire.

Due uomini sulla quarantina si scagliarono su di me. Un sorriso mi sfiorò le guance.

- Siete spacciati.

Afferrai entrambi per la testa e li feci scontrare con i muri di fronte l'uno all'altro. Le loro teste si aprirono e loro rimasero inermi.

Un ragazzo più giovane, sui trenta, mi attaccò, ma nonostante la sua agilità, la velocità non era abbastanza per me. Schivandolo, andò addosso ad un oggetto rotto e appuntito.

Il sangue schizzò fuori da lui come fosse champagne. Gli altri uomini, spaventati e sbalorditi dalle mie prestazioni, attraversarono la recinzione che separava un vicolo da un altro.

Almeno tentarono di attraversarlo, perché proprio in cima, vennero fulminati. Il mio sguardo corse alla fine della rete, dove un cartello riportava -Alta Tensione-.

- Analfabeti...

Un uomo solo era rimasto nel vicolo con me. Era ancora sopra Valentina, ma non capivo cosa stesse facendo.

Mi buttai su di lui, lo alzai sopra le mie spalle e lo lanciai nella strada, da questa, arrivò una carrozza che lo investì.

Se fosse vivo o morto era irrilevante, ma Valentina non si muoveva e una paura improvvisa mi colpì al petto.

Mi avvicinai a lei e mi inginocchiai per capire cosa le era successo.

Valentina respirava, sembrava che non avessero fatto nulla di grave a lei o comunque al suo orgoglio. Aveva una ferita da taglio sullo zigomo destro, nulla di più.

Le sollevai la testa e la strinsi a me. Alcune lacrime mi bagnarono il viso e fu la prima volta che scoprii di poter piangere.

Valentina si mosse lentamente tra le mie braccia. Aprì gli occhi scioccata.

- Che ci fai qui?

- Ti ho sentita urlare, sono venuto a salvarti...

- E ci sei riuscito?

- Si.

Un sorriso mi sorprese e nuove lacrime scesero sulle mie guance.

- Ma perché piangi?

- Perché credevo di averti persa per sempre.

- Non succederà mai.

Le sue dita mi asciugarono gli occhi, poi mi attirò a lei e le sue labbra incontrarono le mie, facendomi riscoprire il suo dolce sapore.

- Portami a casa.

- Certo, principessa...

Mentre tornavamo a casa, Valentina mi sommerse di domande.

- Erano otto, come hai fatto?

- Li ho picchiati...

- Otto contro uno, non ci saresti mai riuscito.

- Perché no? Dubiti della mia bravura?

- Perché nessun umano ci sarebbe riuscito.

- Io... li ho solo...

- Chi sei tu?

- Sono Night.

- Sei strano da quando ti ho conosciuto quella sera alla locanda, ho fatto due calcoli. I tuoi occhi rossi, il tuo amore per il buio, la tua casa visibile solo a pochi passi da essa, mentre due metri prima sembrava non esistere, i tuoi 700 anni circa ed ora questo... Cosa sei Night?

I nostri passi si fermarono e i nostri occhi si incontrarono.

- Sono un vampiro.


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