capitolo 3.

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Angela sentì una voce dietro di sé e si voltò di scatto.
Nessuno era mai andato in quel luogo. Era sempre stato suo e la presenza di qualcun altro le dava un certo fastidio.
-Cosa vuoi?- rispose quindi, acida.
-Mio fratello Thomas mi ha detto che hai delle ferite sulle braccia come ehm.. una persona che conosco.
So che siamo estranei e che quindi ciò che sto per dirti ti sembrerà parecchio strano, ma se hai bisogno di qualcuno su cui contare e con cui sfogarti potresti parlarne con me..- le disse imbarazzato, per poi continuare -so che quelle ferite non sono causate da una caduta-.
-Cosa diavolo ne sai tu di come me le sono procurate? Non per forza chi ha ferite alle braccia si autolesiona-.
-Beh signorina acidità, non ho mai insinuato che ti autolesionassi, hai fatto tutto tu-.
-Sparisci ficcanaso-.
-Scusa tanto se volevo essere d'aiuto- si congedò il ragazzo alzandosi da dove si era seduto precedentemente.
Mille domande a quel punto affollarono la mente della diciannovenne mentre lasciava andare via il ragazzo di cui non conosceva neanche il nome.
Cosa voleva da lei? Era solo curiosità o davvero preoccupazione la sua? Come si permetteva poi di darle un soprannome se neanche la conosceva?
Lentamente Angela si alzò per tornare a casa ma notò qualcosa nel punto in cui il ragazzo era seduto: una catenina e un foglietto.
Aprì quest'ultimo e socchiuse la bocca, sorpresa, quando lesse: "Incontriamoci stasera alla panchina dov'eri oggi, alle 20.00.
Ti conviene presentarti, la catenina è un ricordo di mia nonna e devi restituirmela, non vorrai mica spezzare il mio cuoricino.xx"
Angela sbuffò, chi si credeva di essere quel tipo?

N/A:
Non so se qualcuno leggerà mai questa storia quindi mi sa che sto parlando da sola ma farò finta di avere lettrici immaginarie xdxdxd.
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