Capitolo 18.0

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BECKY

-Rebecca sono terribilmente dispiaciuta!- mi dice Nancy e dal modo in cui si torce le mani e si morde il labbro capisco che lo è per davvero.
-Non preoccuparti- le rispondo soppesando le parole della nonna di Thomas. Porto la mano alla guancia ancora dolorante per lo schiaffo ricevuto.

La donna ha continuato per tutta la sera con le sue accuse continue.
-Comprendo il dolore di una madre per la perdita di un figlio- ho detto in fine, stanca delle sue parole e dell'insofferenza di Lawson alla mia situazione -Ma vorrei davvero che la smettesse di paragonarmi a lei mettendo in imbarazzo me i tutti gli altri a tavola. Non sono Suzy e non ho la minima intenzione di esserlo, non voglio prendere il posto di nessuno qui, quindi la prego di smetterla di cercare di sminuirmi-.
La bionda dai capelli perfettamente cotonati mi ha guardato per un attimo per poi tirarmi lo schiaffo più forte che io abbia mai ricevuto -No, tu non capisci cosa vuol dire perdere una figlia! Tutto ciò che ho detto fin ora è vero, tu non vali nemmeno la metà di quanto valeva Suzanne, e non potrà mai essere così! Cosa credi? che basti arrivare qui per far si che tutti ti amino? Forse sarai riuscita a prendere in giro lui, ma non me, e di certo, non mio nipote!-.
In quel momento Nancy aveva già fatto uscire Tommy dalla stanza accompagnato da Roby, la sorella minore di Suzy.
Nella stanza era sceso il più assordante dei silenzi, solo i nostri respiri facevano alla scena da cornice.
Mi voltai verso Lawson per cercare in lui un qualsiasi segno di rabbia, dopotutto quella donna mi aveva appena colpito. Era stato zitto per tutta la scena lasciando che sua suocera facesse i suoi comodi, cercando di far stare male me per sentirsi meglio. Quella donna voleva vendicare sua figlia, ma non capiva che non ero io il cattivo.
Lawson mi ha guardato senza però muovere un dito poi, stringendo gli occhi ha sussurrato: -Non sai proprio quando stare zitta vero?-.
-Lawson!- ha sussurrato suo padre scioccato tanto quanto me.
Ho sentito un verso provenire davanti a me poco prima di voltarmi e vedere il ghigno compiaciuto sul volto di quella donna -Vedo che non sei del tutto cambiato caro, ricordi ancora quali sono le priorità-.
-E quali sono le priorità? Dare ascolto ad una donna che cerca di incolpare qualunque persona a questo mondo per la morte della figlia? Beh, mi dispiace essere io ad informarla che se la sua priorità a quasi cinquanta anni e con un'altra figlia adolescente è quella di continuare a piangere per un evento che non si può in alcun modo cambiare lei ha davvero bisogno di aiuto- Detto questo mi sono alzata e me ne sono andata in camera mia.
Ho sentito qualche grido prima che Nancy entrasse in camera.

-Non mi sto scusando per il comportamento di quella donna- dice marcando le ultime due parole con tutto l'odio possibile -Per quanto la odi è adulta ed io non sono nessuno per impedirle di fare ciò che vuole dalla sua vita. Mi sto scusando per il comportamento di mio figlio, è stato imperdonabile-.
-Credo di essere io a dovermi scusare: Ho rovinato il vostro pranzo del ringraziamento- mi asciugo le lacrime -So quanto sia importante per voi-.
-No tesoro, non ti scusare, il ringraziamento non è più stato lo stesso dalla morte di Suzy. da quando quella donna è entrata a far parte della nostra vita Lawson è cambiato, più di quanto sia cambiato dopo... quel giorno...- e capisco che si riferisce al giorno della sparatoria -Lei si è lasciata sopraffare da tutte le sciagure che la vita le ha dato, e ora sta solo cercando qualcuno da portare con se. Ma non sarà mio figlio! non lo permetterò!-.
-Credo sia davvero ammirevole da parte sua ma... io credo che finché Lawson non accetterà l'accaduto nessuno di noi potrà mai salvarlo- E questo è uno dei tanti motivi per cui non possiamo stare insieme penso, ma rimango in silenzio ovunque andremo il senso di colpa per la morte di Suzanne che Law si porta dietro costruirà sempre un muro tra di noi e, i muri postano bugie e le bugie portano l'odio...
-Per questo voglio parlarti di una cosa- dico sentendo il mio cuore scoppiare dal dolore, ma è la cosa giusta. La signora Alden rimane ad ascoltarmi in silenzio anche se la sua spressione del volto mi fa capire cosa stia provando.quando una smorfia di rimorso le compare sul volto mi affretto a tranquillizzarla spiegandole che lei non centra nulla.
-Non posso dire di essere contenta, ma comprendo e accetto la tua decisione- prende dalla tasca il suo telefono e chiama.
In quel momento Lawson entra in camera come una furia -Come hai potuto dirle quelle cose? ma che cazzo di persona sei!?- sbraita -Quella donna ha perso già sua figlia! non ha bisogno che una ragazzina le ricordi quel momento!-.
Potrei urlare, piangere oppure alzarmi e colpirlo per le sue parole. Ma non faccio niente di tutto ciò, semplicemente di alzo ed inizio a piegare le magliette sparse per la stanza mentre la madre esce lanciando uno sguardo colmo di rimprovero a suo figlio.
-Lawson se tu vuoi farti trattare come una marionetta, come un sacco da kickboxing fa pure. Chiudi gli occhi e tappati le orecchi mentre quella donna sfoga tutta la sua rabbia su di te. Sorridi anche. Ma io non mi faccio trattare così da nessuno, non da lei, e tantomeno da te- chiudo la valigia poi la alzo dalla sedia e mi avvio verso le scale.
-Dove credi di andare?- dice afferrandomi per un braccio.
Io mi allontano -Non ti riguarda-.
-Sei fortunata che conosco bene il preside!- mi dice la madre di Lawson con ancora il telefono i mano.
-Che succede?!- chiede alzando la voce Law ma sia io che la madre lo ignoriamo.
-Adesso, dovrai aspettare un paio di giorni, ha un posto dove stare?-
-Certo- le passo il telefono per non dare alcuna informazione a Lawson.
-Tu non vai da nessuna parte!- dice quest'ultimo parandosi davanti a me ma continuo ad ignorarlo. Per lo meno fin quando non mi prende per un polso scuotendomi.
Tutti si fermano a guardarlo .
-Lawson- dice suo padre con voce ferma -Lasciala-.
-Ma che vi prende? cosa credete che possa farle?- chiede quando si rende conto degli sguardi di tutti nella stanza -Questa ragazza è la mia vita, cazzo!-. La sua voce è davvero alta ora.
-Fratellone, perché urli?- chiede una vocina da dietro le gambe di Holly.
Lawson fa per avvicinarsi ma il piccolo fa un passo indietro spaventato. Il maggiore allora alza il volto coprendosi la bocca con la mano. I suoi occhi si riempiono di lacrime ma le ricaccia indietro prima di inginocchiarsi.
-Vieni qui piccolo- apre le braccia e il piccolo ci si tuffa dentro -Adesso Rebecca andrà via per un po' ok?-.
-Cosa?- chiede Tommy staccandosi -Perchè?-
Lawson non sa che dire così decido di aiutarlo. Un bambino non dovrebbe mai vedere i drammi dei genitori.
-Ho un piccolo problema da risolvere-.
-è colpa sua vero?- mi chiede per poi guardare il fratello.
-No, cosa dici- replico con un attimo di incertezza.
-Si invece!- urla il bimbo -è sempre così! Lawson si arrabbia e tu scappi! cosa hai fatto? dimmelo!- piange.
-Piccolo io...-
-Non andartene Becky...-.
Mi inginocchio vicino al fratello -Sarà solo per poco tempo-
-No!- grida il bimbo -No!- continua a piangere.
Ci vuole un bel po' per calmarlo e per fargli capire che tornerò. Non credevo che quel bimbo fosse così attaccato a me ma d'altronde, posso biasimarlo? sono entrata a far parte della sua vita senza rendermi conto di cosa volesse dire per lui. Ho continuato una stupido tira e mola con Lawson senza capire che Tommy viene prima di tutto.
-Mi stai lasciando, vero?- mi chiede. Ormai è sera, le mie valige sono in macchina e noi due siamo poggiati allo stipite della porta d'entrata.
Rimango in silenzio. Non voglio lasciarlo ma... devo...
-Rebecca se è per ciò che è successo poco fa, cerca di capirmi io...-
-Non è solo per quello- faccio un respiro profondo -Tu sei ancora legato a lei-.
-A Suzy? ovvio che lo sono! è la madre di mio figlio...-
-Non è questo che intendo, sei ancora innamorato di lei,metti lei al primo posto e questo perché ti senti in colpa per la sua morte-. So che sto usando parole molto forti, ma è l'unico modo... -Per poter star bene con qualcuno devi prima riuscire a perdonare te stesso-.
Lui mi si avvicina ed io mi irrigidisco ma poi lui abbassa lo sguardo e abbracciandomi posa il volto nell'incavo del mio collo.
-Lo so questo- dice -Ci sto lavorando-.
-Lo so-.
-Ma non posso farlo senza di te...-
Gli passo le mani tra i capelli -Lawson non sto sparendo ok? ci vedremo a scuola, e passerò qui le vacanze...-
-Rimani Angelo...-
-Non posso...- Gli dico - Stare vicino a te mi ha fatto passare momenti bellissimi ma mi ha anche fatto capire quanto io stia iniziando a dipendere da te- Lo bacio -Lawson io... io ti amo... e proprio per questo non posso stare qui. Un periodo lontano ti farà capire cosa realmente vuoi e mi proteggerà...-
-Non ti farei mai del male!- alza il volto.
-Non volontariamente...- Lo bacio di nuovo.
-Becky, dobbiamo andare-.
-Ci vediamo domani a scuola- Lo stringo un ultima volta a me -Mille volte buona notte!- sussurro tra le sue braccia citando Giulietta.
Lui mi bacia la guancia, poi le labbra prima di rispondere:-Mille volte cattiva notte, ora che mi manca la tua luce. Amore va verso amore come i ragazzi fuggono dai libri; ma amore lascia amore con la malinconia dei ragazzi quando vanno a scuola-

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