Capitolo 23.0

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BECKY

-Tesoro, ora davvero non possiamo, lo capisci vero?- mi ripete mia madre. Per la quarta volta, per tutte e quattro le chiamate che ho fatto.
-Bene, ci sentiamo- e chiudo la chiamata.
-Mi dispiace- dico a Nancy, non può proprio- mi vergogno anche ad ammetterlo... La madre di Lawson pensava fosse una buona idea conoscere tramite Skype i miei. Ma ovviamente non è stato possibile, loro sono troppo impegnati per me. Dio, è così imbarazzante dover dire una cosa del genere ad una famiglia così unita come quella di Lawson..
-Non preoccuparti tesoro...- mi fa una carezza sui capelli e mi sorride, ma leggo sul suo volto la compassione...
Scuotendo la testa torno in camera mia per fare i bagagli. La mia vacanza è finita.
-Come possono essere così insensibili? è la loro unica figlia!...- la sento lamentarsi dal piano di sotto con suo marito.
Chiudo la porta e decido di mettere un po' di musica mentre aspetto: Trees.
Non mi preoccupo di mettere in ordine, o di piegare i vari capi, semplicemente li butto nella valigia e la chiudo con un certo sforzo.
Quasi non mi accorgo della porta che si apre quando Lawson mi abbraccia dietro.
-I Twenty One Pilots? Ti ho per caso contagiata?- lo sento sorridere, poi poggia il mento sulla mia nuca -Lo sai che non sei costretta ad andare via, vero?-
-Lo so, ma devo- mi volto verso di lui poggiando la fronte contro la sua.
Lui annuisce distrattamente -Esattamente quanto tempo dovrò aspettare ancora?-.
Mi mordo il labbro e scuoto la testa. Non ne sono sicura nemmeno io. In fondo, cosa sto aspettando? Lui è qui per me! è cambiato per me! ma perché? perché ha messo tanto impegno nel cambiare per una ragazzina italiana che nemmeno i suoi genitori vogliono? C'è anche la questione della mia partenza, non voglio prendere in giro nessuno dei due standomi zitta a sorridere per il tempo che ci rimane senza far pesare ad entrambi il conto alla rovescia che si creerebbe nella mia mente.
-Non farlo Angelo- mi dice -Se hai qualcosa da dire dilla e basta, continuare a rimuginare nella tua mente non farà niente, se non ingigantire il problema-.
Per la seconda volta scuoto la testa in silenzi e abbasso lo sguardo ma non per molto visto che lui mi prende tra le dita il mento facendo incrociare i nostri sguardi -Hey, che problema c'è?-.
Ancora una volta, senza dire una parola mi mi avvicino a lui cingendolo con le braccia.
Rimango in ascolto del battito del suo cuore, poi mi stacco, prendo la valigia e gli giro attorno mentre lui rimane bloccato, come fossi ancora tra le sue braccia.
-Pronta?- mi chiede Niko sorridendo.
Annuisco.
-Allora... ci sentiamo- Niko saluta Tyler che arrossisce lievemente e annuisce distogliendo lo sguardo.
Il rapporto tra quei due è cambiato da quando siamo qui: si altera tra momenti in cui è ovvio che si piacciono a momenti in cui Tyler sembra tornare a essere lo stronzo di sempre e Niko il ragazzino spaventato immischiato in una cosa più grande di lui.
-Tommy...- chiedo io rivolta a nessuno in particolare.
-Oh, lui non.... vuole stare in camera sua...- mi dice il signor Alden imbarazzato.
Senza dire nulla salgo le scale e mi fermo davanti camera di Thomas. Busso -Tommy...-
La porta è aperta e quando faccio pressione sulla maniglia si apre con facilità, nonostante ciò la apro lentamente. Thomas è sdraiato al centro del suo letto a due piazze con quello che suppongo sia il suo MP4. Richiudo la porta dopo di me cercando appositamente di fare rumore per avvertirlo della mia presenza ma il bimbo non sembra farci caso.
-Tommy- lo chiamo.
-Va via- dice tirando su col naso.
Rimango in silenzio e mi guardo intorno nella stanza: sebbene sia tutto buoi tranne la leggera luce che proviene da fuori le finestre riesco a riconoscere i contorni di ciò che mi circonda.
Giochi di macchinine e pupazzi di supereroi sono in ordine in un angolo della stanza mentre sulla sedia adiacente alla scrivania sono stati gettati distrattamente lo zaino di scuola e un giubbotto.
Mi siedo al suo fianco -Volevo solo salutarti-.
-E perché? perché non rimani qui?- chiede -è per colpa mia vero?-.
-Cosa? no!- rispondo -No tesoro, cosa vai a pensare? sono problemi che ho.. con Lawson... ma si risolveranno- rispondo e provo a dargli un buffetto sulla guancia ma lui mi scansa.
-Che ascolti?- chiedo poi con un attimo di silenzio.
-Voi pensate che io non capisca. Anche se sono piccolo capisco!- dice con la voce rotta dal pianto, col volto rosso dalla rabbia -Io capisco, non sono stupido-.
-Io non penso che tu sia stupido-.
-Non ha più importanza- dice -Vattene ora-.
-Tommy, davvero, non credo tu sia stu...-
-Vattene ho detto!- mi urla contro e inizia a spingermi via -Vattene! Non dovrete più preoccuparvi di me-.
Se mi fermo potrei solo peggiorare la situazione visto che continua a spingermi via e sembra sul punto di esplodere. Quando metto piede fuori dalla porta lui me la sbatte in faccia.
Con un sospiro scendo le scale.
-Andiamo dai- mi rivolgo a Niko.
Saliamo in macchina del padre di Lawson, come al solito piove a dirotto, ma proprio nel momento in cui mette in moto Lawson bagnato dalla testa ai piedi bussa al mio finestrino. Lo abbasso -Che stai combinando?-
-Permettimi di accompagnarti col pick up-
-Cosa?- sbraito -Lawson così ti ammali torna in casa-.
-Lascia che ti accompagni- ripete e non sembra intenzionato a spostarsi.
Ci penso per un attimo -Va bene- dico, poi scendo e insieme corriamo verso la sua auto.
Quando mi siedo lui mi passa una coperta vicino ai suoi piedi -Questa ti terrà calda-.
Partiamo ma lui va davvero lento -Allora, si può sapere perché hai insistito tanto? tanto ci vedremo ugualmente a scuola domani-.
-Torna con me-.
Silenzio. Senza lo stereo accesso, dopo queste tre parole, tutto ciò che c'è tra noi è un assordante, bianco, silenzio che sembra addensare l'aria.
-Hai capito?-.
-Si-.
Uno... Due.. tre...
tredici... quattordici...
-Stai contando i secondi vero?- mi chiede.
-No- come fa a saperlo?
Lawson accosta e spegne il motore. Guardo fuori dal finestrino: siamo arrivati ma della macchia del signor Alden nemmeno l'ombra
-Rebecca?-.
-Mmh?- guardo fisso davanti a me.
-Guardami-.
Cedo e lo accontento -Cosa c'è?-.
-Hai detto di aver sentito ciò che ho detto, ma nel dubbio lo ripeto: Voglio tornare con te-.
-Credo che le parole esatte fossero diverse...- prendo tempo cercando di pensare a cosa posso rispondere.
-Oh per l'amor del cielo Becky, puoi per una volta non...- Non fa in tempo a finire la frase che il suo telefono prende a squillare -Si?- risponde con una certa enfasi.
-Che cosa?!- da un pugno al cruscotto dell'auto -Quella stupida...Arrivo subito-.
Poi si volta verso di me -Holly è in ospedale- dice -Coma etilico-.
-Mi prendi per il culo? sono solo le undici!- sbraito -Non può aver bevuto così tanto!-
-E invece quella testa di cazzo di mia sorella l'ha fatto!- si passa una mano tra i capelli -Ho bisogno che tu vada a casa e ti prenda cura di Thomas, io devo andare da Holly-.
-Ma certo, andiamo-.
Appena finisco la frase Lawson accende la macchina e, ad una velocità di certo non consentita si rimette in strada prima di fare un'inversione ad U tutt'altro che sicura.
-Porca...- inizio aggrappandomi allo sportello con tutte la mia forze.
-Scusami Angelo, mi spiace- dice Lawson guardando prima a destra, poi a sinistra ad un incrocio.
-No, non è vero- dico senza staccare le unghie da dove ora sono aggrappate.
Lo sento ridacchiare prima che schiacci sull'acceleratore.
Mi lascia sotto casa con la promessa di tornare presto e un bacio. Dio quanto amo questo ragazzo. Lo amo davvero, e 'fanculo tutto il resto.
-Lo farò-.
-Cosa?- chiede con la mano sul cambio.
-Voglio tornare con te, essere di nuovo la tua ragazza-.
Lui si blocca per un attimo, poi sorride a scuote la testa -Ti amo Angelo, ma sei la ragazza col peggior tempismo di sempre.
Chiudo la portiera e dopo avermi mandato un bacio il mio ragazzo parte.
Mi volto verso casa, tutte le luci sono spente tranne la lanterna fuori il garage.
Apro la porta di casa con le chiavi che mi ha dato Lawson, e proprio mentre la richiudo mi arriva un messaggio da Niko: dove sei.
Gli scrivo cosa è successo e che io e Lawson siamo tornati insieme ma quando la risposta tarda ad arrivare metto il telefono nella tasca posteriore e accendo la luce del salone. Questa casa sempre piena di gente fa impressione così vuota.
-Tommy- lo chiamo dal piano di sotto. Ma ovviamente ha ancora le cuffie all'orecchio.
Salgo le scale ed apro la posta della sua camera ma non lo trovo.
-Thomas?-.
Vado nel bagno adiacente alla sua camera Niente.
Inizio a correre per la casa preoccupata ma non lo trovo da nessuna parte.
Torno in camera sua e noto che dalla sue sedia sia il giubbotto che il suo zainetto sono spariti.
Tutto ciò che rimane di lui è una stanza vuota e il suo MP4. Non capisco, on l'avrebbe portato con se sene fosse voluto andare?.
Lo prendo e dopo aver indossato le cuffie premo play.
-Che stai facendo?- chiede una voce. Lawson.
-Registrazioni!- risponde una voce femminile -quando avrò finito le carico qui sopra-.
-E perché mai?-
-Perché così quando... fermo- ridacchia lei, poi si sente un susseguirsi di baci -No, non ora. Ho da fare-.
-Vuoi dire che queste registrazioni sono più importanti di me?- la bacia ancora.
-Sono per i nostri figli quindi, si- la sento ridere -Non mettere il broncio... Siamo al terzo mese, non vuoi dire nulla ai tuoi futuri figli?-
Ora tocca a Lawson ridere -Ciao- ridono entrambi.
-Di qualcos'altro!- lo rimprovera la voce femminile.
-Suzy, tesoro, che cosa dovrei dire- scoppiano a ridere.
Premo pausa e rimango immobile in predo allo shock.
Tommy sa che Lawson è suo padre, ed ora è anche sparito.

Vattene! Non dovrete più preoccuparvi di me , aveva detto ma io non gli avevo dato retta.

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