Capitolo 27.0

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BECKY

-Non toccarla- ringhia Lawson.
-Come scusa?- ride JJ -Apri quei cazzo di occhi, stronzetto. E vedi di fare silenzio altrimenti questo aghi finiranno su di te!-.
JJ avvicina ancora una volta l'ago appuntito alla mia spalla e mi sussurra all'orecchio:-Cuoi sapere la particolarità di questi aghi? Hanno un sottile uncino sulla punta. Quando me tirerò fuori uno, i tuoi muscoli si strapperanno-.
-Codardo- dice Lawson -Sei un fottuto codardo! Torturi una ragazza per vendicare senza capire che Suzy non è morta né per causa tua, ne mia! Se vuoi prendertela con qualcuno devi prendertela con quel pazzo che dopo la sparatoria si è suicidato!. Credi che non mi manchi? Che non mi manchi la figlia che ho perso? Beh mi manca ogni fottuto giorno!- grida.
Joseph si allontana da me per rivolgersi al mio ragazzo. Che stai facendo Law?...
-A te manca? Ma che cazzo ne sai tu? Tu hai la tua vita perfetta! Un figlio! Una ragazza e mia sorella? Lei cosa ha? Niente!- ora è tutto rosso il volto.
Alza il braccio e infila un ago lungo il collo di Lawson.
Law inizialmente grida poi risponde con voce forzata -Continua! Torturami avanti! Questo non riporterà in vita Suzy!-.
-Credi che non lo sappia?- sbraita JJ affondando ancora di più l'ago sotto la sua pelle.
La vista mi si offusca mentre grido cercando di fermarlo.
Lawson cerca di controllarsi mentre JJ estrae l'incino 3, nonostante gridi nel mezzo di un dolore che posso solo immaginare, non da lui soddisfazione.
-E va bene! L'hai voluto tu!- si volta verso suona madre -La chiave- ordiamo porgendo la mano nella sua direzione.
La donna sembra tentennare ma quando il figlio le si avvicina minaccioso gridando -Adesso!- lei porge quel pezzo di ferro nella sua mano.
-Molte grazie- detto ciò Joseph scompare dietro la porta in metallo.
La signora Raynolds lo segue chiamandolo e intimandogli di fermarsi.
-Lawson- lo chiamo e striscio verso di lui poggiando la fronte contro la sua sollevandomi sulle ginocchia.
-Ce la caveremo, ma dobbiamo essere veloci-.
Mi alzo in piedi e girandomi prendo con le mani legate un coltello che poi passo a Lawson.
Lui taglia le fascette che stringono i polsi poi mi passa il coltello dalle mani legate dietro la schiena e i lo slego, sia polsi che caviglie.
Slego anche Niko.
-Dobbiamo svegliarlo- dico a Lawson.
-Spostati- mi dice poi prende il mio amico per le spalle sostenendolo e dandogli qualche schiaffo finalmente lo sveglia.
-Cosa...?- mormora con la voce impastata dal sonno.
-Ti spieghiamo tutto dopo- dice il mio ragazzo -Ora dobbiamo trovare Tommy e scappare da qui-.
Ci vuole un po' per mettere Niko in piedi quindi Lawson gli fa poggiate un braccio sulle sue spalle doloranti e ci porta verso l'uscita di emergenza.
Ci fa segno di rimanere nel cortile.
-Voglio venire con te- dico -Niko tu scappa e cerca aiuto-.
-Non può Rebecca, sta troppo male- mi dice Lawson.
-Non ti lascio entrare solo!- ribatto.
Lui si passa una mano tra i capelli nervoso e io ne approfitto inginocchiandomi -Niko, mi senti?-.
Lui annuisce e mi sembra decisamente più recettori di prima.
-Rimani qui ok?- dico.
-Forza! Muoviamoci!- do una pacca sulla schiena a Lawson.
-No! Non puoi...-.
-No!- grida una voce da dentro la palestra -Non fargli male! Ti prego! No!-.
La signora Alden!.
Qualunque discussione si è conclusa quando io e Lawson scattiamo in direzione dell'entrata.
-Ora basta! Sono io che decido! Fa silenzio!- ribatte JJ.
Nascosi dietro un carrello pieno di attrezzi sbirciamo la scena: La madre di JJ è stesa per terra e si tiene con una mano la guancia colpita dallo schiaffo del figlio. JJ si guarda intorno con uno sguardo pieno d'ira mentre con una mano trascina... Thomas!.
-Thomas!- Lawson scatta in avanti e io non riesco a fermarlo.
-Oh! Eccoti qui!- ride JJ.
-Lascialo in pace! È solo un bambino!- Lawson trema della rabbia e fa per avvicinarsi.
-Oh no! Non credo proprio!- lo blocca JJ puntando il coltello alla gola del piccolo che piange e cerca di allontanarsi -Lasciami!- Si lamenta il piccolo.
-Fa un passo e il piccolo muore- lo minaccia JJ.
Dopo un breve tentennamento il biondo annuisce.
-Ti prego, ti supplico! Lascia andare mio figlio. È me che vuoi!-.
Mio figlio
-Papà!- lo chiama il bimbo.
-Va tutto bene tesoro- prova a calmarlo il padre.
-Mi supplichi?- suo cognato scoppia in una risata sardonica -Non mi pare che tu stia supplicando! Ma supplicami sul serio e forse ti darò retta!- col coltello indica il pavimento.
Senza pensarci due volte Lawson si accovaccia.
-Ti supplico... Lascialo libero...-.
Mi sono spostata dietro di JJ pronta ad agire.
Vedo delle luci dalla finestra.
Quando ho iniziato a far parlare del suo piano JJ mi sono accorta che avevo il telefono nella tasca posteriore.
Nonostante avessi promesso di non chiamare la polizia mi è sembrata la scelta più giusta.
Digitare il numero e premere il tasto verde della chiamata è stata forse una tra le cose più pericolose che abbia mai fatto! Se avessi sbagliato i soccorsi non sarebbero mai arrivati...
Senza contare il traffico di ambulanze e polizia che occupa la strada per venire a scuola. Sono lì a causa della festa a cui Tyler si era intrufolato per avvelenare Holly... Aveva calcolato ogni singola mossa...
Questa idea mi mette i brividi, ma devo essere pronta...
Tre... Due... Uno...
-Polizia! Lascia stare il bambino!-.
JJ impallidisce -No!- grida e fa per tagliare la gola al piccolo, ma mi getto su di lui in tempo per impedirglielo.
-No!- grida di nuovo.
Preso dalla foga del momento prende i coltelli posti sul banco.
Non faccio in tempo, e lui ha davvero una buona mira...
Un coltello colpisce Lawson nello stomaco che apre la bocca in un muto grido.
Io lancio un urlo assordante.
Un coltello mi sfiora graffiandomi l'addome.
Grido una seconda volta per il dolore.
Il terzo colpisce Thomas.
Non grido. Non ne ho la forza.

La scena si fa confusa. Mentre posò la mano dove il coltello mi ha graffiato orde di poliziotti e medici si aggira correndo per la strada.
Sul puto di svenire vedo a stento il momento in cui i poliziotti arrestano JJ e sua madre.
Il momento in cui tre medici prendono Lawson e lo caricano sulla barella.
Il momento in cui due di loro toccano il polso di Tommy per testarne il battito e scuotono la testa.
Tommy...
Poi tutto si oscura....

-Devi monitorarle il battito!- grida qualcuno alla mia sinistra.
Siamo in movimento.
Cerco di muovermi ma non ci riesco sono bloccata.
-Lawson- sussurro ma nessuno mi sente nel caos del momento.
Ed eccomi di nuovo persa nel buio...

-Dobbiamo avvisare i genitori- dice una voce. Il padre di Lawson.
-Non possiamo! La riporteranno indietro!- Nancy piange mentre sento che mi stringe una mano.
-È la loro unica figlia!-.
-Tu non capisci! Loro sono persone orribili! Non trovano un momento libero per lei!- la sento singhiozzare -Tra quanto si sveglierà caro?-.
-Lo sai, le flebo le tolgono il dolore ma in cambio portano una stanchezza terribile. Si sveglierà quando sarà pronta-.
-Oh, come faremo a dirglielo?-.
A dirmelo? Dirmi cosa?!
Cerco di svegliarmi ma ancora una volta tutto ciò che i miei occhi riescono a vedere è solo un costante, oppressivo nero.
Mi sento persa. Sento l'aria mancarmi.
Il rumore dei bip elettronici che misura la mia frequenza cardiaca aumenta a dismisura.
-Infermiera!- grida Nancy poi dei passi che corrono via.
Lawson! Tommy! Ho bisogno di voi...

Ho tutto il corpo intorpidito. Una mano stretta nella mia.
Apro lentamente gli occhi.
La prima cosa che vedo al mio fianco è una figura immobile.
Lawson!
I nostri letti sono attaccati. Le nostre mani intrecciate.
Senza alcun controllo sulle mie emozioni le lacrime iniziano a scendere. Dorme profondamente.
Non sa ancora di Thomas...
Non lo supererà...
Facendo di continuo smorfie per il dolore muscolare che mi avvolge posi la testa sul suo petto stando attenta a non toccare le zone fasciate.
Ti prego amore mio lo supplicò nella mia mente torna da me.
Sono qui. Ti aspetto. Ti amo.
Nel sonno si agita. Ti sta sognando penso, poi mi accorgo di quanto sia stupido il mio pensiero.
-Sogna Tommy- sussurro tra le lacrime.
-Sogna te- mi risponde una voce dietro di me.
Mi volto mentre un infermiera gli si avvicina e mi sorride.
Attacca la sua flebo ad una bottiglia piena di un liquido trasparente.
Poi mi fa segno di avvicinarmi quando fa il giro dei letti uniti.
Io scuoto la testa e mi stringo ancora più a lui.
-Non preoccuparti. La tua flebo è attaccata al braccio sinistro, tua madre è stata davvero irremovibile su questo argomento-.
Tua madre...
Non è mia madre... Vorrei dire, ma infondo, chi è mia madre? L donna dall'altra parte del paese che non si fa sentire da giorni o quella che è stata al mio capezzale mentre stavo male?
Decido di rimanere in silenzio mentre la donna stacca il mio tubicino dalla bottiglia ormai vuota e lo attacca da una piena.
Mentre sta per andarsene la blocco -Come sta?-.
La donna dai capelli corti e castani, gli occhi castani, e un aoristo caldo e amichevole guarda in giro prima di rispondermi.
-Si riprenderà- dice.
No, non è vero... Quando salata di Thomas non si riprenderà mai...
-Grazie...-
-Daniela-.
Questo mi sorprende -Italiana?-.
Lei annuisce -Grazie Daniela- le dico in italiano.
-Di niente- si volta ed esce dalla stanza chiudendosi la porta dietro di se.
Io torno ad appoggiare la testa sul suo petto e cerco di godere a pieno di questo momento di tranquillità.
La quiete prima della tempesta...

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