Maggio (2)

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CAPITOLO 33

Due giorni dopo, il lunedì mattina, ricevo un messaggio da Alan. Mi basta leggere il nome sul telefono per sentire un tuffo al cuore. 

Honey, stai meglio? Sei a casa? Ho bisogno di parlarti.

Inevitabilmente mi chiedo se non gli sia successo qualcosa.

Si, perché? Tu tutto bene? I miei genitori sono al lavoro. Sto meglio, finalmente :) 

Lui risponde subito:

Bene, fra un'ora sono lì.

Guardo l'orologio confusa. Sono le 9.30. Un'ora. Eh?

Alan, lì dove?

Non mi risponde. Per fortuna sono sveglia da un po' e ho già eliminato il pigiama sostituendolo con una calda felpa e un paio di pantaloni della tuta.

Quando suona il citofono corro ad aprire.

<<Ciao>> mi dice entrando in casa.
Lo invito a sedersi sul divano e attendo che lui dica qualcosa, ma Alan resta in un silenzio insopportabile che mi lascia piuttosto confusa.

<<È successo qualcosa? Di cosa vuoi parlarmi?>>, gli chiedo mentre lui si alza dal divano e inizia a camminare nervosamente.
<<Alan, ti vuoi calmare? Mi stai mettendo ansia>>.
Senza dire nulla, si risiede e mi si avvicina lentamente e pericolosamente, superando qualsiasi distanza di sicurezza.
Non devo illudermi. Per scappare da questa situazione, troppo pericolosa per il mio povero cuore, scatto in piedi e, con la scusa dell'offrirgli qualcosa da bere, mi dirigo verso la cucina.  Apro la credenza e allungo le braccia alzandomi in punta di piedi cercando il contatto tra i miei polpastrelli e il vetro: è in questi casi che il mio metro e sessanta di altezza diventa un problema.
Alan si avvicina alle mie spalle e mi anticipa prendendo i bicchieri senza la minima fatica. La fortuna di essere alti.
Quando mi volto per ringraziarlo mi rendo conto della distanza minima che c'è tra di noi.
<<Sto impazzendo>>, bisbiglia, mentre mi fissa costringendomi a perdermi nel verde dei suoi occhi.
Per una frazione di secondo il mio cervello smette di funzionare, sopraffatto dalle emozioni.
<<Alan... no. Non potrei sopportare di sentirmi dire un'altra volta che è successo a causa della situazione e cose così>>, gli dico poco prima che la distanza si annulli completamente. Gli occhi iniziano a bruciarmi e cerco di trattenere le lacrime: non potrei sopportare di illudermi nuovamente e poi sentirmi dire che non sono bella abbastanza, non sono sexy abbastanza e che, per dirla in poche parole, non gli piaccio minimamente.

<<Perdonami, ti chiedo scusa>> mi dice tristemente, scostandosi.
<<Non è colpa tua>>.
<<No, non hai capito. Mi dispiace per le cose che ti ho detto quel giorno. Sono veramente un idiota>>, esclama passandosi la mano tra i capelli.
Capisco immediatamente che si sta riferendo a quel giorno in cui gli ho rivelato i miei sentimenti.
<<No Alan! Io ti chiedo scusa...Non volevo... turbarti o altro! Dimentica>>. Che situazione terribile. Dover chiedere scusa dopo essersi dichiarati col cuore in mano.

<<Non hai capito, non voglio dimenticarlo. Anzi, vorrei...ma non riesco! Ho tentato, ma mi è impossibile. Mi dispiace di averti ferita. La verità è che mi piaci... ma avevi il cuore spezzato da una relazione a distanza. Sai che non sei il tipo, me l'hai detto tu. E io, io vivo a Londra!>> esclama confusamente come se stesse parlando a sé stesso.

<<Mi bastava resistere ancora per poco, ma sono troppo egoista. Tra il damerino con cui ti ho vista al pub e la tua stupida influenza, mi hai messo in difficoltà. Ti voglio honey>>.

Io lo guardo ipnotizzata. Ha detto che gli piaccio?

<<Sono un bugiardo>> aggiunge.
Ecco, lo sapevo. Mi pareva troppo bello per essere vero.
<<Ho mentito quando ti ho detto che preferisco le bionde, volevo che la smettessi. Lo so, sono un idiota. Amo i tuoi capelli color cioccolato, con questi riflessi sono ancora più belli. Tu mi piaci... >>.
<<Si certo, anche se non sono sexy eccetera eccetera...>> ribadisco sospettando che da un momento all'altro mi dica che si tratta di uno scherzo.
<<Lo sei eccome! Se io non avessi un minimo di autocontrollo, non so...>>, si è fermato come imbarazzato.
Io osservo i pantaloni della mia tuta, più confusa che mai.
<<Guarda che non serve andare in giro mezze nude per essere sensuali. Per esempio, lo so che tu lo fai per timidezza, ma il modo in cui ti scosti i capelli dal viso.. wow!>>, sussurra col suo solito sorriso furbo avvicinandosi a me e spostandomi una ciocca dietro alle orecchie, mentre io abbasso lo sguardo intimidita.
<<Quando fai così, mi uccidi! In montagna, stavo per cascarci. Non so nemmeno io come ho fatto a resistere alla tentazione di baciarti>>, continua a dire Alan.
All'improvviso perdo ogni freno inibitore e, approfittando della vicinanza, gli prendo il viso tra le mani e lo bacio. E non mi importa se mi dirà che si tratta di uno scherzo. Voglio solo sentire le sue labbra sulle mie.
<<Aspetta>>, mi dice allontanandosi. In un secondo mi si gela il sangue e mi rendo conto di quello che ho fatto: sono praticamente saltata addosso ad Alan.
E lui si è spostato.
Imbarazzata, provo ad allontanarmi, ma lui mi prende la mano e mi dice:
<<Prima di baciarti volevo dirti questo: penso di essermi seriamente ed irrimediabilmente innamorato di te, mia dolce Sabrina. E questa sensazione mi confonde. Mi confonde sul serio>>.
Le mie lacrime rompono gli argini e mi scendono sulle guance, mentre Alan mi dà un delicato bacio sulla fronte.
Mi asciuga le lacrime e, facendomi il suo sorrisetto furbo, mi dice:
<<Vieni qua mia dolce crybaby>>.
Stavolta è lui a fare la prima mossa. Mettendomi una mano sulla nuca, si avvicina a me e sfiora con le sue labbra le mie, baciandomi teneramente. Intensamente. Passionalmente.

Quella sera in cui l'avevo conosciuto, mi ero promessa di odiarlo e invece...ora ci stiamo baciando nella cucina di casa mia.

<<Wow>>, esclamo sognante.
<<Wow cosa?>>.
Il tuo bacio è wow.
<<Dopo quello che avevi detto, ancora non riesco a crederci. Forse sto immaginando tutto>>.
<<Mi dispiace di averci messo tanto, sono sul serio un idiota. Sai quante volte hai rischiato che succedesse?>>, mi dice facendomi un mezzo sorriso.

Sono confusa e perplessa. Quando ci saremmo quasi baciati oltre che in montagna?
<<Al tuo compleanno volevo farti una sorpresa, ma quando ti ho vista... con quel vestito da dea...non so nemmeno io come ho fatto a trattenermi>>.
<<Al mio compleanno?>>, ripeto confusa. Ci metto un attimo a realizzare: <<Eri tu! Eri Clark Kent. Mi pareva una faccia familiare, ma non ti avevo mai visto coi capelli cosi. Avevi talmente tanto gel che nemmeno John Travolta in Grease>>.
<<Mi stava bene però, ammettilo>>, mi dice accarezzando le punte dei miei capelli.

Questo dimostra una sola cosa: che i mutandoni pancia piatta fanno miracoli!

 <<Comunque vedi, alla fine avevo ragione io. Anche tu sei crollata davanti al mio charme>>, dice ridendo. Detesto ammetterlo, ma ha ragione. Aveva ragione sin dall'inizio.

I'm walking on sunshine!!!


Carissime, stiamo arrivando alla fine di questa storia. Ancora pochi capitoli e poi ci dovremo salutare. Grazie per essere arrivate fino a questo punto :) 
Cosa ne pensate di Alan?
~ CaffeinaJunkie

La dura vita delle ragazze singleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora