Ottobre (3)

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-CAPITOLO 13-

Verso la 1 mi sono addormentata profondamente, ma il mio sonno beato è interrotto da qualcuno di fianco a me. Qualcuno nel mio letto.
Qualcuno che mi sta abbracciando.
Mi sono girata spaventata, col cuore a mille e sudando freddo, pronta a lanciare un urlo terrorizzato quando mi accorgo che al mio fianco c'è Alan.
Che gran pezzo di cretino! Lui anticipa le mie grida appoggiando delicatamente un suo dito sulla mia bocca.

<<Non urlare, altrimenti spaventerai tutti>> bisbiglia.
<<Che cazzo ci fai nel mio letto?! E mi dici di non urlare?! Sei impazzito>> ribatto tra i denti.
<<Di là avevo freddo>> si è interrotto,<<ma stavi piangendo? O mentre dormi sbavi? Il tuo cuscino è umido>>.

Ma che ne so, non piango e non sbavo. Almeno spero. 

<<Va via pervertito! Ti denuncio! Tu sei psicopatico, non io... Ho sempre sospettato che tu fossi pazzo. Torna nella tua camera con il tuo bel cellulare, via, sciò!>>, gli dico agitando le mani.
<<Non fare così, giuro che non ho intenzione di fare niente di strano, voglio solo parlare con te. Sei arrabbiata per prima?>> e mentre finisce di parlare solleva la mano destra come se fosse chiamato a testimoniare da un giudice di qualche telefilm americano.
<<Dovrei?>> .
<<Si>>.
<<Perché? Onestamente nemmeno mi interessa>>. Onestamente, mi interessa eccome, ma so che non ne voglio parlare con lui. Soprattutto non in questa situazione. Io sono una povera ragazza innocente e questa vicinanza mette a disagio i miei ormoni e i miei neuroni.
<<Perché prima ti ho mentito. Mi dispiace. Non volevo offenderti. Tu vai bene cosi>>, sussura accarezzandomi delicatamente la guancia.
<<Non volevi offendermi? Mi pare che le tue parole avessero esattamente questo scopo>>.
<<Si ok, forse volevo offenderti, ma solo per farti tacere. Ero nervoso e tu continuavi con tutte quelle domande...>.
<<Certo che sei proprio uno stronzo. Non sai fare altro che prendermi in giro, quindi, per favore... vattene>> e con uno scatto allontano il suo dito dalla mia guancia. 

Capisco che si è pentito, ma so che quello che ha detto lo pensava e la cosa mi fa male.
Certo che questa situazione è strana. Per fortuna Alan non è Manuele, altrimenti sarei già morta di crepacuore!

<<Non fare così. Mi dispiace, volevo prenderti in giro, ma mi sono accorto di avere esagerato! Stavo sentendo un vecchio amico, un ex amico per essere esatti>>. La sua voce è triste. Così triste da distrarmi dalla mia rabbia.
<<Un ex amico?>>.
<<Sì, beh, una persona che dopo alcuni fatti non ho più visto né sentito. Fino ad oggi>>.
<<Ti dispiace, vero?>>. Improvvisamente sono dispiaciuta per lui, dal suo tono di voce sento la sua malinconia.
<<Non proprio, a dire il vero. Ora come ora non mi va di parlarne, ma forse un giorno ti racconterò tutto>> risponde ammiccando. 

Grazie tante, non sono cose da dire a una persona curiosa...adesso non posso fare a meno di chiedermi cosa si nasconda dietro quella facciata da ragazzo stronzo e viziato.
Assorta dai miei pensieri e intorpidita dal sonno, mi sto riscaldando tra le sue braccia, come se fosse Morfeo.
Socchiudo gli occhi per un istante per poi spalancarli di colpa. Che diamine sto facendo?
Nel mio cervello scatta il panico e nella mia testa rimbomba solo una parola: allarme! Allarme allarme: è una situazione super ambigua! Senza contare il fatto che, se i miei genitori scendessero in questo momento, penserebbero a chissà cosa.

<<Devi tornare nella tua camera>> mormoro intorpidita rigirandomi nel letto.
<<Lo so, ma tu sei così morbida... e calda>>.
<<Sei a rischio denuncia per molestie quasi-sessuali>> biascico con un tono sarcastico, quasi di rimprovero. O almeno è quello il tono che vorrei avere, ma la verità è che le mie parole si sono trasformate in un mugugno assonnato.

La dura vita delle ragazze singleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora