~ Emma's POV:
Sono nel mio piccolo quadrato chiamato ufficio. Per fortuna, la finestra mi permette anche se per qualche minuto di svagarmi perché da la vista alla città. Siamo davvero in alto e mi piace. Mi fa sentire in un certo senso, più vicina al cielo.
Scrivo al computer da un'ora. Oggi Parker è particolarmente nervoso e in tutto l'ufficio non vola una mosca o meglio: si sente solo la sua voce proveniente dalla sala riunioni. Quando sento la porta sbattere, drizzo la schiena. Ho imparato ad essere pronta ed efficiente.
Parker fa capolino dalla porta. «Mi porti un caffè», se ne va richiudendo la porta con forza alle sue spalle. Un perfavore no eh?
Corro subito e preparo un caffè amaro niente panna con un pizzico di cannella. So che lo preferisce così quando è arrabbiato, in caso contrario, mi licenzierà in tronco e spero proprio di no visto che mi serve questo lavoro.
Busso alla porta con cautela e quando risponde entro nel suo ufficio e poggio il caffè sulla sua scrivania mentre lui se ne sta di fronte alla vetrata intento a fissare un punto lontano. Mi dileguo velocemente senza fare il minimo rumore. La segretaria mi lancia uno dei suoi sguardi ed io a testa bassa ritorno in ufficio.
Sto per iniziare la mia pausa pranzo con gli appunti da studiare per un esame è un sandwich al tonno, quando nel mio ufficio entra lui.
Drizzo la schiena e mi preparo mentalmente ad una possibile sfuriata. Quando Parker è di cattivo umore, basta proprio un niente per innescare la sua furia motivo per la quale tutti cercano di evitarlo o di guardarlo negli occhi. Io, non so cosa fare visto che è piombato nel mio ufficio di sua spontanea volontà, cosa che non fa quasi mai. Mi schiarisco la voce. «Le serve qualcosa signore?»
Parker si guarda attorno un momento e poggia un fascicolo sul mio tavolo. «Appena ha finito con questo passi dal mio ufficio», gira sui tacchi e sparisce. Lascio subito uscire un sospiro e inizio a trascrivere il verbale che ha lasciato al computer. Salto il pranzo e pure i venti minuti di studio che potevo concedermi e che per inciso mi servivano.
Quando ho finito, riporto il fascicolo nel suo ufficio. Anche se un po' insicura, busso due volte per precauzione.
«Entri», ringhia.
Deglutisco e cerco di calmarmi mentalmente. «Le ho riportato il fascicolo signore», lo poggio sulla scrivania e indugio in piedi.
Parker mi fa cenno di sedermi e incrocia le mani davanti poi spegne il suo portatile e toglie di mezzo parecchie fotocopie sistemandole in una cartella e poi sullo scaffale dietro. Non sono l'unica ad essere una maniaca dell'ordine a quanto pare. Si alza ed io sussulto lievemente sulla sedia nera. Richiude la porta e avvisa la segretaria di non disturbare. Inizio ad agitarmi ma rimango impassibile e pronta.
«Ha fatto un ottimo lavoro.» Si appoggia alla scrivania tenendosi per le mani e facendo sbiancare le nocche.
«Grazie signore», mordo il labbro ed evito di guardarlo concentrandomi su una delle vene che sporgono dalle sue braccia.
«L'ho fatta venire qui perché ho una proposta per lei».
Quando lo guardo, mi rendo conto di quanto siano chiari i suoi occhi. Parker è davvero attraente: alto, snello, capelli biondo scuro, occhi intensi, un lieve accento di barba incornicia un viso dai lineamenti decisi.
Visto che non parlo perché sono sorpresa continua. «Vorrei che mi accompagnasse ad una serata sabato. Non indosserà vestiti succinti come quelli del locale, sia chiaro. Non sarebbero adatti anche se mi farebbe piacere vedere le reazioni dei presenti. Ad ogni modo mi occuperò di tutto io. Ha impegni?»
«No signore ma cosa dovrei fare esattamente?», mi sento stordita. Quando sono entrata qui dentro pochi minuti fa, mi aspettavo tutt'altra situazione.
Parker mi guarda intensamente e sento lo stomaco contrarsi. Non sono mai rimasta così tanto nel suo ufficio, spero questo non desti sospetti. Nessuno è mai rimasto così tanto in realtà in questo posto.
«Stare al mio fianco, conoscere gente noiosa, si tratta di lavoro. Ovviamente aumenterò il suo stipendio.»
Mi sta chiedendo di accompagnarlo per lavoro e mi pagherà per questo? Pagherà dei vestiti per me? Mi farà sentire una mantenuta e non è quello che voglio. «La ringrazio signore ma in quanto agli indumenti...»
«La manderò personalmente qualcosa da un negozio adatto e lei non dovrà preoccuparsi di nulla. Dovrà solo scegliere in base ai modelli quello che più le piacerà. Allora? Non accetto un no come risposta».
Mordo il labbro. Questa cosa mi ha spiazzata. «Si signore, ma non voglio nessun aumento...» Cerco di non balbettare.
Parker annuisce. «Affare fatto?» mi porge la mano. Lo vedo sorridere per la prima volta e mi ritrovo ad osservarlo come se avessi di fronte una specie rara. Chi diavolo è quest'uomo?
Stringo la sua mano concentrandomi sulla forza per non apparire una stupida pappamolla e mi rialzo. Ho sentito una strana forza e una strana scossa. «Le serve altro signore?»
Parker scuote la testa. «Lo veda come un appuntamento Emma», sorride ancora.
Cerco di non arrossire troppo ed esco dal suo ufficio un po' accaldata. Che cosa è successo li dentro? Da quando assecondo il mio capo?
Corro nel mio piccolo quadrato senza incrociare gli sguardi delle colleghe curiose e chiamo subito Lexa. Ho bisogno di parlare con lei e di capire. Inizia a strillare e promette che mi porterà da una brava estetista per un restyling completo. Alzo gli occhi al cielo ma so che lo farà sul serio quindi non rifiuto e non faccio nessuna storia.
Per il resto della giornata mi occupo delle mie solite mansioni. Ho imparato davvero tanto in questi sei mesi. Sono stati sei mesi in crescendo. Non mi sono mai fermata, mai abbattuta e ora avrò un appuntamento di lavoro con il mio capo. La cosa suona parecchio strana e in effetti mi ritrovo a riflettere un po' troppo su questo. Parker è apparso più volte in tivù per delle cause e in tutte ha vinto nettamente. A lui non si può dire di no ma il fatto che abbia accettato il mio "non pagamento" per me significa già tanto. Il problema è che non voglio essere immortalata al suo fianco ed etichettata o peggio snobbata. Perchè proprio me? Perchè non quella ragazza dai capelli rossi?
Perdo la cognizione del tempo e quando la segretaria gentile di cui non conosco ancora il nome, bussa alla mia porta per avvisarmi che dobbiamo chiudere mi rialzo e raccolgo le mie cose.
L'aria attorno è ancora fresca mentre a piedi torno a casa. Ho un bel po' di fame così mi fermo in un ristorante e prendo la cena.
Richiudo la porta di casa con il piede e poggio le buste sul tavolo. Getto le chiavi sul mobile e tolgo la giacca lanciandola sulla poltrona. Sono stanchissima.
Mangio davanti la tivù e poi studio per l'esame. L'uscita con Parker mi porterà via del tempo prezioso per studiare quindi deduco che mi toccherà fare le ore piccole per non arrivare all'esame con l'acqua alla gola. Avevo organizzato tutto ma non posso rifiutare un invito come questo in più non si aspettava di certo un no.
Il telefono vibra. «Tesoro!», esordisce Lucy.
Il mio umore si innalza. È sempre bello sentire la sua voce familiare. Mi manca tanto passare le giornate con lei al locale a servire i clienti affezionati e le famiglie di passaggio per la colazione o il pranzo. Mi mancano anche quei turni serali sfiancanti.
«Ehi, come stai?», mi ritrovo a sorridere.
«Io bene e tu?»
«Un po' stanca ma sto bene»
«Ancora il capo prepotente?», ridacchia. Lucy sa tutto sulla mia nuova vita.
«Si ma riesco a reggere. Tony è lì con te?»
«Si, ti mandano tutti i loro saluti. Ci manchi tanto.»
Il mio sorriso si spegne un momento. «Anche voi mi mancate. Max come sta? Ho saputo della dieta, non è che quando lo vedrò non lo riconoscerò vero? Luke?»
«Stanno tutti bene tesoro. Non so se dirtelo ma...»
Trattengo il respiro aspettandomi uno dei suoi soliti scoop o una delle sue notizie riguardanti un certo tema delicato. Ho paura ad ascoltare.
«Oggi è venuta Anya. Vedi... Non ha una bella cera, ultimamente sembrano tutti così strani. Ha domandato di te ma le ho detto che non so niente per come ti ho sempre promesso.»
Stringo il cuscino al petto e cerco di non ascoltare. Lucy sa che certe cose mi fanno stare ancora male. Ho fatto tutto il possibile per andare avanti, non voglio rovinare tutto proprio ora che sto ritornando a respirare a pieni polmoni. Proprio ora che ho una nuova vita.
«Senti Lucy, ho visite, ci sentiamo ok? Ti voglio bene», stacco e vado a fare una doccia.
Sistemo i vestiti per l'indomani e prima di sistemarmi a letto, pulisco l'appartamento.N/A:
~ Spero vi sia piaciuto questo nuovo capitolo! Come sempre volevo ringraziare coloro che continuano ad amare o apprezzare questa storia. Senza di voi non potrei di certo andare avanti. Scusate come sempre per gli errori.
Ps: i titoli dei capitoli sono quelli di alcune canzoni!!!
Un grosso bacio dalla vostra Giorgina ⭐️~
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Unstoppable 2
RomanceQUESTO È IL SECONDO LIBRO DI UNSTOPPABLE • Si consiglia la lettura della prima storia per capire questo secondo capitolo • TRAMA: Sono passati mesi da quando Emma è scappata da New York per trovare il suo posto tranquillo. Il suo gesto disperato, d...