~ Take me home ~

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~ Emma's POV:

Cerco in mezzo alle scartoffie il documento che dovrei portare a Tea affinché lo spedisca in tempo. Oggi sono proprio distratta e un po' stanca a dire il vero. È stata una settimana abbastanza piena e finalmente è venerdì. Dedicherò il sabato e la domenica a pulire casa e rilassarmi. Ho intenzione di andare a fare shopping, prendere un film e coccolarmi.
«Il capo la vuole nel suo ufficio», Tea sorride in modo dolce facendo capolino nel mio angolo di lavoro. Ricambio il sorriso e finalmente le porgo il foglio che le serve.
A passo pesante mi reco nell'ufficio di Parker e busso decisa alla porta. Quando entro, è immerso nella lettura di una email. Questa volta però alza lo sguardo e mi sorride. Oddio sono in iperventilazione. È cambiato nell'ultimo periodo e non l'ho notato solo io ma anche l'intero l'ufficio. Quando ha detto grazie a Tea lei non si è capacitata per tutto il giorno e poi mi ha chiesto cosa gli stessi facendo. Ho solo fatto spallucce perché in realtà non so cosa gli stia succedendo realmente. È ancora il tipo chiuso di sempre e anche prepotente.
Dopo l'altra sera non ci siamo visti tranne che in ufficio il che per me è positivo. Mi sta dando lo spazio di cui ho bisogno per capire se sono pronta ad andare avanti in campo sentimentale e accanto a lui.
Mi guarda come un falco facendomi sedere. Non so cosa abbia in mente ma ogni volta che mi ritrovo qui dentro, le mie gambe tremano e lo stomaco ha uno strano spasmo. È come se delle api a lungo addormentate, tentassero di risvegliarsi e fare casino.
«Ho chiesto a Tea di farla chiamare perché mi servirebbe il vostro aiuto.» Estrae un verbale e me lo porge in modo formale. «Trascriva questo e lo mandi per email. Troverà l'indirizzo e tutto quello che le serve sul foglietto. Poi è in pausa.»
Mi rialzo frastornata. Non so cosa mi aspettassi da lui. «Le serve altro signore?»
Scuote la testa. «Mi porti solo un caffè prima di mettersi al lavoro.»
Mi dirigo in caffetteria e verso dentro un bicchiere del caffè amaro con del latte. Mi permetto anche di prendergli un cornetto al cioccolato. Poggio tutto sul mobiletto e mi dileguo in fretta.
Dopo avere mandato per email il verbale e la pagina, prendo la borsa e scendo al ristorante per pranzare.
Lexa mi fa una sorpresa e subito il mio umore migliora quando vedo la mia amica arrivare sorridente e in forma smagliante. «Topina», mi stampa un bacio sulla testa e si siede. È sempre così affettuosa e spontanea che a volte mi chiedo come riusciamo ad andare d'accordo.
Molti uomini lanciano al nostro tavolo i loro sguardi languidi. Faccio finta di niente come lei. Ormai sto imparando dalla migliore e la cosa mi piace. Mi sta aiutando a rafforzare il carattere e ad essere più sicura.
«Ho un ingaggio, vogliono entrambe. Ci stai?». Ordiniamo della pasta e un secondo veloce.
«Intendi un altro servizio?» domando titubante.
«Si, la paga sarà maggiore così come la pubblicità. Allora?» mi fa gli occhioni.
«Non so, non dobbiamo posare nude vero?»
Lexa scoppia a ridere nel suo modo coinvolgente. Mi scappa un sorriso ed evito ancora una volta gli sguardi dei molti uomini d'affari che ci circondano. Ci fissano come se avessero appena visto chissà quale divinità.
«No tesoro, è un servizio sul trucco e sui capelli. Voglio il tuo viso, i tuoi meravigliosi occhi chiari e capelli biondi.»
«Quando?», sono curiosa e so già cosa sta per rispondere.
«Oggi pomeriggio?», sorride indifesa.
Alzo gli occhi al cielo e bevo un po' d'acqua. «Ok!»
Strilla tutta felice mentre mangiamo poi si blocca, la forchetta piena di pasta a metà. Mi ritrovo a seguire il suo sguardo e mi fermo su due occhi chiari posati su di me. L'aria attorno sembra fermarsi. Cammina a passo spedito nel suo completo blu, la cravatta un po' allargata e il filo di barba sul viso dai lineamenti decisi che farebbe cadere in peccato anche una suora. Alcune delle segretarie si fermano a guardarlo provando a salutarlo così come i molti uomini ma senza successo. Lui ha solo un obbiettivo: me.
Mando giù il boccone quando si ferma al nostro tavolo facendo cenno al cameriere il quale si affretta a sistemare una sedia e le posate anche per lui.
Guardo allarmata Lexa la quale mi fa spallucce. Al contrario di me, non è affatto preoccupata. Per essere senza parole anche lei la cosa è alquanto grave.
Parker le bacia la mano poi mi sfiora una guancia come se niente fosse. Trattengo il fiato e cerco di non esplodere. Ma cosa diavolo gli dice il cervello? Ora mostra a tutti il suo interesse nei miei confronti?
Forse ho capito, mi sta destabilizzando, vuole che io ceda ma non sa con chi ha a che fare. Stronzo autoritario! Scosto la sua mano con fastidio e la mia amica ridacchia.
Parker ordina velocemente. «Allora come sta andando la campagna promozionale?», si rivolge a Lexa con molta naturalezza. Non è minimamente turbato dagli sguardi e dall'improvviso silenzio in tutta la sala. Tutti ci stanno fissando. Sento proprio ogni sguardo addosso come una puntura d'ago su di un dito.
«Alla grande, stavo proprio dicendo a Emma che oggi abbiamo un altro ingaggio e lei come al solito è titubante ma alla fine ha accettato.»
Cerco di colpire Lexa ma il colpo non va a segno. Finisco la mia pasta ignorando i due che continuano a parlare tranquillamente come vecchi amici. Forse Parker dovrebbe innamorarsi o stare con una come lei e non con una insicura come me.
«È magnifico. Ho già visto i primi cartelloni pubblicitari.»
La forchetta cade sul piatto provando un rumore metallico. Spalanco gli occhi. «Cosa?», balbetto con la speranza di avere capito male.
«Dicevo a Lexa che questa mattina ho visto le foto che hanno scelto per i primi cartelloni pubblicitari. Sono le ultime che abbiamo fatto. Devo ammettere che mi sono divertito quel giorno», sorride e una cameriera per poco non scivola a terra.
«Se ti sei divertito potresti venire con noi oggi».
Cerco di colpire Lexa e questa volta riesco a sferrarle un calcio. Cosa diavolo sta combinando? Organizza appuntamenti ora? Lei sa tutto quanto e credo stia sfruttando la situazione mettendomi in difficoltà. Non riesco a credere che Parker abbia subito accettato definendosi disponibile per un passaggio. Vorrei mettermi ad urlare ma farei solo la figura della pazza quindi finito di pranzare mi rialzo, saluto Lexa e torno al lavoro ignorando completamente Parker.
Il telefono vibra. «Tesoro ma dove sei stata?»
«Lucy, sono sommersa dal lavoro, ci sentiamo questa sera ok? Ho una notizia da darti»
«Notizia? Cosa? Oddio», strilla costringendomi a scostare la cornetta. «Ok, ok ma non sto già nella pelle. A sta sera un bacio».
In ufficio trovo una tazza di tè e un post-it sopra:

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