~ Let Her Go ~

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~ Ethan's POV:

Sdraiato sul divano tento di riposare almeno due minuti. Sono stati giorni impegnativi e duri da affrontare. Finirà mai tutto questo?
Ho così tanto dolore dentro che non so più come affrontarlo. Mi sento asfissiato da questa situazione. Ancora una volta ho sbagliato, ancora una volta ho esagerato. Che diavolo mi è passato per la testa? Credevo davvero di poterla trovare disposta a dialogare pacificamente?
Stropiccio gli occhi mentre mia sorella continua a chiudere gli scatoloni. Ormai questo appartamento è quasi vuoto. Non posso ancora credere che lei tra pochi giorni si sposerà. Sono emozionato per loro. Un po' meno per me vista la situazione in cui mi sono cacciato.
Dopo il matrimonio di Lucy, Tara si è comportata in modo alquanto sospetto. Ormai sta cedendo. Quando ancora potrà reggere la sua bugia?
Abbiamo litigato di brutto dopo la festa quando sono tornato a casa come una furia. In fondo è partito tutto da lei questo casino. Lei ha afferrato la mia mano mettendola sulla sua pancia mentre la bambina scalciava. Lei ha ghignato ad Emma mettendola in difficoltà.
Non avrei mai voluto tutto questo. Non avrei mai dovuto attaccare Parker perché ora quasi sicuramente sono io quello dalla parte del torto.
«Mi aiuti con questi?»
Anya indica un paio di scatoloni con la scritta "PIATTI" in grassetto. Ha davvero tanta roba ancora da trasportare nel loro nuovo appartamento. Mi stupisco che Mark sia ancora sano mentalmente perché con mia sorella ci vuole proprio tanta pazienza. Ammetto di vederla spaventata per il passo da affrontare ma so che avendo accanto la sua migliore amica tutto andrà bene.
Finalmente è ora di chiudere l'appartamento. L'ultimo scatolone è sul furgone.
Guardo mia sorella mente passa una mano sulla fronte imperlata di sudore e poi massaggia il collo. «Era l'ultimo! Possiamo andare». Lancia uno sguardo al palazzo poi chiude gli occhi rilassandosi sul lato del passeggero mentre metto in moto.
Dopo circa 15 minuti in mezzo al traffico arriviamo finalmente dentro il garage del nuovo palazzo dove vivranno. La vista dalle finestre è mozzafiato. È una zona abbastanza movimentata, piena di suoni, odori, negozi, insegne colorate. Penso che mia sorella abbia scelto proprio questo posto per questo motivo.
Saliamo con l'aiuto di Mark gli ultimi scatoloni poi andiamo a casa dove mio padre ci aspetta per pranzo.
Tara non è in casa per fortuna. TJ mi ha mandato uno strano messaggio. Appena avrò due minuti, lo chiamerò per accertarmi che abbia tutto sotto controllo. Per ora ho preso un paio di giorni dal lavoro per il matrimonio e per aiutare Anya con il trasloco.
Aiuto mio padre sistemando i piatti a tavola e poi finalmente mangio in tranquillità.
Fuori è arrivato un bruttissimo acquazzone. L'aria sarà asfissiante tra poco e le strade impraticabili. Mentre stiamo mangiando il secondo, il cellulare di mia sorella squilla insistentemente. Aggrotta la fronte mostrando un numero non registrato in rubrica. La esortiamo a rispondere.
«Pronto?»
«Lexa?»
Anya si alza iniziando a camminare per la cucina. Aggrotta la fronte un paio di volte stringendo le palpebre come se tentasse di tradurre una lingua incomprensibile.
Il mio cuore ha uno strano spasmo. Scatto sull'attenti. Ogni muscolo in tensione mentre il viso di mia sorella si incupisce.
«Cosa? Aspetta! Calma! Dimmi che succede?»
Mi alzo a mia volta togliendole il cellulare dalle mani che iniziano a tremarle. «Lexa sono Ethan. Si, sono quello stronzo. Dimmi che succede?» riesco sempre a mantenere il controllo in queste circostante meno in altre, principalmente quando si tratta di una certa persona.
«Emma è sparita! Parker è tornato da solo ed era infuriato. Ti prego sai dove potrebbe essere andata?» perdo per un nano secondo la capacità di dialogare o esprimere un parere. La mia Emma è scappata? Quel coglione le ha fatto del male?
«Si, ci penso io!» chiudo la chiamata.
Anya mi fissa allarmata. «Che cosa succede?»
«Emma ha litigato con quel...» mi trattengo dal commentare e salgo immediato al piano di sopra. Recupero una mia giacca perché sicuramente avrà freddo e pronto a raggiungerla scendo nuovamente. Anya mi ferma. «Non puoi andare tu! Vado io!»
«Emma è in quel posto tutta sola! Devo andare io!», faccio due passi verso la porta ma Mark mette subito una mano sulla mia spalla per fermarmi. «Ti prego Mark non ora! Si sarà seduta sotto la pioggia e chissà cosa le starà passando per la testa! Devo portarla al riparo e parlare con lei!»
Mark non sembra avere sentito. Prende la giacca dalle mie mani porgendola ad Anya. «Lascia che tua sorella risolva al posto tuo. Non possiamo sapere cosa le è successo e non possiamo turbarla o rovinarle ulteriormente la giornata. Inoltre sai che è imprevedibile e io... ora come ora non rischierei».
È maledettamente ragionevole. Ho una voglia matta di mandare tutti a quel paese e correre immediatamente da lei ma per una ragione sconosciuta, abbasso le spalle e salgo al piano di sopra infuriato.
Rimango seduto per un paio di minuti a riflettere poi mi alzo e inizio a camminare da una parte all'altra dell'appartamento. Passo più volte le mani tra i capelli per placare ogni sensazione o voglia di urlare e combinarne una delle mie. Tutto questo sta mettendo a dura prova la mia pazienza e soprattutto la mia ansia. Ho bisogno di saperla al sicuro. Non mi importa se tornerà da lui dopo questa brutta giornata ma ho davvero bisogno di sapere che lei stia bene, che non si sia fatta del male da sola. Il pensiero mi fa rabbrividire perché ripenso immediatamente a quel giorno dentro quella maledetta doccia.
Non avevo mai visto una cosa del genere e ho quasi dato di matto quando non riprendeva i sensi.
Le ore passano e il mio umore è sempre più in bilico. Perché Anya ci sta mettendo così tanto? Non dovrebbe prenderla e portarla qui da noi?
Ho davvero voglia di rivedere i suoi occhi e sentirli addosso come tizzoni ardenti sulla mia anima, nonostante il blu intenso e variabile alla luce sia in grado di annegarmi e farmi mancare il fiato.
Mark sale al piano di sopra. «Starà bene. È forte e lo sai!»
«E se le avesse fatto del male? Se...», sbuffo pesantemente. Sto per perdere la pazienza e il controllo. Forse dovrei andare ad un corso per moderare la rabbia. Ma a cosa servirebbe? Esploderei comunque perché lei è come una miccia. Lei è quel tasto che se premuto può provocare una catastrofe.
«Devi calmarti! Starà bene!»
«Non posso stare qui a non fare niente se lei sta male! Non posso...»
«È stata male anche nei mesi passati ed era lontana ma era in piedi quando l'abbiamo rivista e sarà in piedi quando la rivedremo!»
Come fa ad essere sempre così positivo? Come?
Nella mia testa stanno solo circolando immagini orribili e queste non fanno che aumentare e alimentare la mia voglia di fare a pezzi qualcosa e di correre da lei.
Mark apre una finestra offrendomi una sigaretta. Senza pensarci su un momento ricado in un vecchio vizio debellato apparentemente dalla mia esistenza da tempo. Lascio che il fumo annebbi la mia mente e avvolga i miei polmoni. «Sai che dovresti smettere con questa merda?», replico tirando ancora un paio di boccate di veleno.
«Lo so ma riesce a calmare i nervi e qui sembrano sempre essercene abbastanza!», replica tranquillo il mio amico.
Da quando lo conosco non l'ho mai visto davvero arrabbiato tranne in qualche incontro di box in cui ha proprio perso la pazienza con qualche stupido che lo ha provocato pesantemente.
Le ore continuano a passare. I miei nervi aumentano. Non riesco più a trattenermi, sono quasi al limite quando dal piano di sotto sentiamo la voce di Anya.
Scendo quasi di corsa rischiando di ammazzarmi rompendomi la noce del collo. Mi arresto quasi immediatamente quando vedo mia sorella barcollante e Tara guardiana mentre i suoi occhi sono posati sulla giacca che Anya tiene in mano.
«Che cosa è successo?» domanda calcolando ogni cosa.
«Niente mio fratello ha dimenticato questa dentro l'auto!», replica Anya quasi biascicando e facendo scoprire la vera storia.
In fondo fuori non fa propriamente freddo ma Emma ha sempre i piedi e le mani gelate e non volevo prendesse un raffreddore. In realtà non è solo questo il motivo per cui ho preso quella giacca. Volevo che la indossasse e che il suo profumo rimanesse sul tessuto per poterlo sentire ancora un po' addosso. Ok, forse è una cosa da psicopatici ma lei mi manca.
So che Tara non beve queste bugie. Lei è una bugiarda di prima categoria figuriamoci se non ne fiuta una.
«Ma non fa freddo fuori perché portarla dietro?» inarca un sopracciglio e assume la tipica espressione altezzosa.
«Oggi è arrivato un brutto acquazzone e non volevo prendere freddo! I miei vestiti sono tutti da Mark e qui ho solo pochi indumenti da indossare e non avevo giacche così ho preso quella di mio fratello. Qualche problema?» ribatte pronta mia sorella.
«No, no! La prossima però inventa una buona scusa perché hai proprio una giacca li sulla sedia», replica pronta e come un cobra Tara. «Comunque non è affar mio! A meno che non riguardi chi dico io... Va bene! Salgo di sopra. Ho bisogno di fare una doccia e di stendermi un momento».
Non appena Tara sparisce e sono sicuro che non si trovi a portata d'orecchi, inizio a tempestare mia sorella di domande.
Mia sorella tappa la mia bocca. «Shhh! Ho un gran mal di testa!» siede sul divano mentre Mark la avvolge con le sue braccia.
«Starà bene. Era solo un po' confusa e scossa», aggiunge biascicando e sbadigliando. Si rannicchia sul petto di Mark e sospira. «Ti ama ancora sai...», mormora assopendosi.
Mi alzo per salire al piano di sopra e lasciarli soli e prima recupero la mia giacca. Ho il cuore che batte a mille. Non ci credo. Non riesco a crederci. Provo una strana gioia mista a dolore. È come un pugno ripetuto sul petto.
Tara dorme di già sul mio letto. Chiudo la porta del mio nuovo e piccolo studio. Richiamo TJ poi siedo sulla scrivania lanciando uno sguardo alla finestra aperta. Nel cuore della notte, indosso la giacca, apro il primo cassetto estraendo un foglio bianco. Recupero una penna e lascio ai sentimenti la parola.

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