~ Always ~

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• Ethan's POV:

È il grande giorno. Non riesco a stare nella pelle. Non sono riuscito a chiudere occhio. Continuo a fissare l'orologio appeso alla parete. Sento il nervosismo farsi strada e irrorarsi nelle vene. Aspetto una chiamata da Lucy ma questa ancora non arriva. Cosa starà combinando? Avrebbe dovuto avvertirci quando Emma le avrebbe detto che sarebbe partita.
Cammino avanti e indietro per la stanza. Di recente abbiamo dovuto apportare altre modifiche a questo ambiente. Il mio laboratorio, è stato trasformato in una stanza tutta rosa, piena di oggetti per neonati. Non sento più mia questa casa. Voglio andare via. Tutto mi soffoca.

"I'm unstoppable
I'm a Porsche with no brakes
I'm invincible
Yeah, I win every single game..."

Per un nano secondo rischio un infarto. Purtroppo è TJ. Il telefono continua a squillare. Controllo che Tara non sia a portata d'orecchio e premo il dito sul tastino verde che continua ad illuminarsi.
«Amico dove sei?»
«A casa. Sto aspettando un'altra chiamata importante. Che succede?»
«Riesci ad arrivare per cinque minuti?»
Alzo gli occhi al cielo e metto le dita sulla tempia. «Si, ok!»
Staccata la chiamata, prendo il giubbotto di pelle e corro subito dal mio amico. TJ è il classico ragazzo belloccio a cui tutte le ragazze vanno dietro. Alto, atletico, capelli alla moda. Abbiamo caratteri diversi ma la nostra amicizia, dura da anni ed è quello che conta.
Percorro le solite strade premendo sull'acceleratore. Devo sbrigarmi. Non voglio perdere un attimo. Spero solo non ci voglia molto per risolvere la situazione.
Per fortuna, dopo mezz'ora sono già fuori. Non è passato molto ma a me sembra un'eternità. Controllo il telefono e trovo due chiamate perse da Mark, una da Tara e due da Anya. Sospiro e richiamo Tara per vedere di cosa ha bisogno.
«Dove sei? Ti ho chiamato mezz'ora fa!», sbotta.
«Sono cazzi miei dove sono! Che vuoi?»
«Di pessimo umore oggi eh?», ridacchia. «Forse perché in giro per New York c'è una certa persona?»
Mi blocco. «Cosa?», balbetto frastornato. Mi sento come se fossi appena stato colpito.
«Non fare il finto tonto! Emma è a New York. È per questo che non hai risposto?»
«Io non so niente di tutto questo!», urlo entrando in auto e allacciando la cintura con una certa furia. L'abitacolo, sembra improvvisamente asfissiante. «Dovevi dirmi qualcosa o hai chiamato per sbattermi in faccia quello che ho perso?», alzo il tono.
«Si ma sta calmo! Devo andare dai miei. Starò da loro per una settimana».
Perfetto. Riuscirò a togliermela dalle palle per una settimana. A meno che...
«Devo venire a lasciarti da loro?», domando con un ghigno.
«No, no. Prendo un taxi. Odio il modo in cui guidi! Ci tengo alla mia vita e a quella della mia bambina.» Replica con voce stridula.
«Sicura di volere prendere un taxi?», chiedo ancora sorridendo mentre mi immetto in strada e accendo in sottofondo la musica.
«Ho già risposto!»
«Ok! Allora ti verrò a prendere», il mio sorriso dice davvero tutto. Tara, sei fottuta.
«No, no! Mi farò accompagnare da mio padre. Adesso vado!»
«Divertiti e saluta i tuoi da parte mia tesoro!»
Sento il segnale di fine chiamata, indosso gli occhiali da sole e aumento la velocità mentre sfreccio in autostrada per raggiungere immediatamente il locale. Non voglio perdermi per niente al mondo la visione della persona che più di tutte mi manca. Rimarrò in un angolo, ben nascosto ma devo vederla. Devo vedere se sta bene, se è felice.
Richiamo Anya. «Hai saputo?», esordisce lei agitata.
«Che Lucy non ha detto niente e Tara chissà come si? Ovvio! Sto andando al locale»
«Credi sia una buona idea?», domanda insicura. «E se vedendoti scappasse?»
«Non mi farò notare. Sono bravo in questo», lancia uno sguardo allo specchietto retrovisore e mettendo la freccia posteggio in una zona lontana dal locale. Potrebbe riconoscere l'auto. «Sta attento! Chiamerò Lucy per avere chiarimenti»
«Ok, fammi sapere».
Richiamo Mark. «Scusa, oggi è un casino. Allora?»
«Allora ci siamo!», lo immagino sorridere. Il suo aiuto è utilissimo in questo momento. Avevo già previsto una mossa del genere da parte di Tara e ne avevo parlato con lui ecco perché ora sta controllando che lei prenda un taxi.
«Avevi ragione»
È tutto quello che dice ed è tutto quello che mi serve al momento.
Ad ogni passo, sento il cuore pesante. Non so cosa aspettarmi. Non so se troverò lì dentro la mia Emma.
Entro lentamente e siedo dietro un divisorio. La vedo. Il cuore mi si ferma. Dio, quanto è bella. Lucy la sta tempestando di domande così come tutti gli altri. Mi nascondo con il menù e provo ad origliare la conversazione. Anch'io voglio sapere cosa fa e con chi sta tutto il giorno. Voglio sapere se c'è davvero qualcuno a renderla così felice. Se c'è qualcuno in grado di amarla tanto quanto la amo io. Se c'è qualcun che la notte ha il permesso di guardarla dormire o di toccare le sue labbra e il suo bellissimo corpo. Il pensiero mi manda il cervello in fumo. Sono parecchio geloso della mia piccolina ma ho sbagliato, questo è solo il primo passo per redimermi. Sto davvero soffrendo e tentando in tutti i modi di frenare ogni istinto che vacilla quando la sento ridere. Il suono più bello che io abbia mai sentito. Si riverbera nelle vene facendomi venire la pelle d'oca. Mi manca il fiato quando sento il suo profumo arrivare con una certa insistenza alle mie narici. È un misto di olio e pesca. Un mix letale così come la sua presenza a pochi passi. Mi sento come dietro un vetro, incapace di essere visto ma capace di vedere e sentire.
Sta raccontando della sua nuova vita con entusiasmo e anche orgoglio. Racconta dei suoi ingaggi di lavoro, dei suoi nuovi amici. Gesticola con disinvoltura e naturalezza. È cambiata. È una Emma matura e segnata.
Riesco chissà come a trattenermi ma gli occhi di Lucy mi beccano prima ancora che io possa rendermi conto di essere in piedi, pronto a raggiungerla. È come se il mio corpo, si fosse mosso per primo senza il mio permesso. Che diavolo ho fatto? Merda!
Lucy le afferra il polso e con una banalissima scusa, la trascina fuori. Emma le corre dietro nonostante i tacchi ed io mentalmente mi rimprovero per avere commesso un madornale errore, mentre mi nascondo come un ladro o peggio uno stalker. Perché Lucy ha reagito in questo modo? Credeva che non venissi a conoscenza di questo arrivo? Ho il sospetto che voglia tenermi lontano da lei. Ho il sospetto che stia tramanda alle mie spalle.
Le seguo, so già dove la sta portando. Prendo una traversa e arrivo prima di loro al parco. Siedo tranquillo su di una panchina. Estraggo il telefono dalla tasca che continua a ronzare.
«Allora?»
«Lucy ci sta fottendo! Dove sei?»
«Dimmi tu dove sei! Merda! Voglio solo vederla!», alza il tono di voce frustrata. In parte la capisco.
«Vieni al parco», stacco e non appena vedo una chioma bionda come un raggio di sole, mi nascondo nuovamente.
Siedono su di una panchina e iniziano a chiacchierare. Lucy sembra irata e continua a girare l'anello che tiene tra le dita. Sta borbottando qualcosa. Emma si starà accorgendo del suo cambiamento? Sospetterà qualcosa? Vista da questa prospettiva, Lucy sembra proprio una di quelle ragazze gelose. Non riesco ancora a capacitarmi della sua reazione. Ripenso anche al giorno della chiamata e alle sue parole. Ricordo la reazione di Anya e anche la mia dopo avere saputo che Emma non verrà da sola al matrimonio. Sono rimasto fuori per tutta la notte. Ho pianto e ho sfogato la rabbia nell'unico modo che conosco. Sono ricaduto in un vecchio vizio quando avevo promesso di mettere la testa apposto.
Rimango imbambolato di fronte alla meravigliosa creatura che ho a pochi passi. Non posso avvicinarmi a lei, non posso toccarla, non posso stringerla e tenerla accanto a me. Mi manca poterla tenere tra le braccia. Vederla arrossire dopo averle detto qualcosa di volgare ed eccitante. Mi manca il suo amore incondizionato, il suo corpo caldo accanto al mio dopo avere fatto l'amore. Mi manca il suo respiro lento mentre dorme e quei suoi modi strani di sfiorarmi e rendermi il ragazzo più felice sulla faccia della terra. Stringo i pugni dentro le tasche e mordo le guance fino a quando non sento il sapore del sangue in bocca. Ho perso tutto.
Anya arriva correndo e non appena vede Emma, i suoi occhi si riempiono di lacrime. Stringe subito il mio braccio per trovare conforto. Asciuga le lacrime e continua a fissare la sua amica. La persona che le manca da mesi.
Voglio sentire ancora la sua voce. Faccio cenno ad Anya e ci avviciniamo ulteriormente.
Riceve una chiamata e sorride raggiante. Non ho mai visto una reazione simile prima nel suo sguardo. Chi le avrà chiamato?
È quel lui vero?
Sento arrivare la sua voce anche se a tratti perché in un parco del genere, ogni rumore ti investe come una cannonata. Cani, cinguettii, bambini che strillano, corridori affannati, coppiette intente a litigare, gruppi di amici intenti a ballare.
Lucy strilla eccitata e inizia a parlare pronunciando il nome di quel tipo dei cartelloni. Allora, è davvero lui? Lui è riuscito a rubarle il cuore? La rispetta?
Lucy forse ci nota perché il suo sguardo diventa gelido. Con un'altra scusa, trascina Emma in giro. Le due si salutano sul tardi ed Emma si dirige stanca e provata nel motel in cui trascorrerà da sola la notte. Chissà se riuscirà a dormire. Io non credo. Ho ancora la tachicardia e una voglia incessante di abbracciarla e non staccarmi più da lei.
Rivederla, è come rivedere una droga dopo mesi di astinenza. Non so come ne uscirò. So solo che sarà difficile quando lei se ne andrà lasciandomi qui da solo ancora una volta.
Al pensiero mi incupisco. Anya poggia una mano sulla mia spalla mentre ce ne stiamo seduti su di una panchina.
«Credi che Lucy lo stia facendo apposta? Non so ho notato una sorta di gelosia e quando le ho chiamato, non ha risposto», Anya stropiccia gli occhi poi non appena vede Mark raggiungerci, sorride e abbraccia il suo uomo. Mark siede stanco. Anya le racconta subito della situazione.
«Secondo me dovresti parlarle quando ne hai l'occasione tesoro. Se Lucy sta remando contro il vostro possibile chiarimento, tu devi fare in modo che Emma ti veda e non abbia alternative, ad ogni costo.» Mark le sorride tranquillo e la tiene stretta tra le sue braccia. In qualche modo, spera che Emma possa convincerla. Anch'io lo spero. Spero che mia sorella raggiunga la felicità che merita accanto al suo Mark.
Li saluto e torno a casa di pessimo umore. Papà non c'è, è ad un convegno con Gordon a cui ho rinunciato immediatamente.
Faccio una doccia poi mi stendo sul divano. Rigiro la scatolina tra le mani prima di aprirla. Tengo tra le dita il mio piccolo pegno d'amore e chiudo gli occhi. Non riuscirò a dormire, non se lei è qui ed io non posso avvicinarla.

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