~ Invincibile ~

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~ Emma's POV:

Le attrattive che offre Vancouver sono tante ed io le ho già visitate tutte. I primi giorni, per tenermi impegnata mentre cercavo un lavoro e una casa, fissavo un itinerario giornaliero e facevo come i turisti. Mi divertivo parecchio a girare come una trottola a scattare foto ricordo e a sorridere o fare domande come una stupida tenendo in mano un opuscolo dei posti.
Adesso invece sono rinchiusa in questo quadrato di ufficio e rimpiango quei pochi giorni in cui potevo divertirmi perchè è da questa mattina che non ho un momento libero da dedicare a me stessa. La sala riunioni è invasa dai giornalisti e da uomini d'affari. Le segretarie volano da una parte all'altra dell'ufficio per fare fotocopie o portare caffè o qualsiasi altra mansione le spetti. Hanno quasi tutte il viso arrossato e sembrano davvero sfinite.
Sistemo i fogli dentro il cassetto e passo alla macchina fotocopiatrice per dei documenti che devono essere pronti entro la fine del mio turno di lavoro, che avverrà probabilmente dopo l'orario prestabilito come al solito.
Oggi sono un fascio di nervi ed ansia a dire il vero. Mi sono svegliata male dopo un brutto incubo e avrei tanto preferito rimanere a casa a poltrire sul divano, ad ingozzarmi di schifezze e a guardare una delle mie tante serie tv preferite.
Quando tutti gli uomini d'affari e giornalisti, escono dall'ufficio, mi sento quasi sollevata.
Parker fa capolino nel mio ufficio con aria cupa, raddrizzo subito le spalle. «Un caffè!», sbraita. Questo è il quinto in un giorno. Finirà con l'ammazzarlo tutta questa caffeina, rifletto proprio su questo mentre gli preparo il suo caffè amaro con un pizzico di cannella e mi permetto di aggiungere una ciambella al fondente. Non l'ho visto pranzare quindi deduco che la carenza di zuccheri in corpo abbia un effetto negativo sulle sue prestazioni lavorative. Non so perchè me ne stia preoccupando ma quando in ufficio c'è tutta questa gente capisco che il capo può essere sotto stress e coccolarlo un pò potrebbe fare bene a tutti visto il temperamento che ha ogni giorno.
La porta del suo ufficio è aperta quando arrivo ma busso lo stesso. Sento la sua voce e in aggiunta un'altra che non riconosco. «Entri pure Emma».
Da quando mi chiama per nome?
Indugio un momento poi faccio un passo avanti. Saluto l'uomo in compagnia del mio capo, poggio il caffè e la ciambella in un angolo libero. Mi scuso per il disturbo e scappo via.
«Giornata pesante eh?», la segretaria sospira sventolandosi con una mano. Ha le guance rosse e credo di averle anch'io.
«Abbastanza», faccio un sorriso timido e torno nel mio piccolo spazio. Finisco di relegare dei documenti con meticolosa cura e poi mi dedico ad altre scartoffie da fare firmare e stampare. Il lavoro sembra non finire mai. Ho i piedi in fiamme e in un momento di apparente calma, tolgo i tacchi e muovo le dita per riacquistare sensibilità.
La segretaria di prima bussa nervosa alla mia porta. La guardo interdetta e poi le dico di entrare ma rimane impalata sulla soglia. «Il capo, la vuole nel suo ufficio.» Sembra quasi a disagio. La ringrazio e mi alzo dalla sedia. A malincuore rimetto i tacchi e sistemo gli indumenti. Faccio un profondo respiro e mi incammino mentre i tacchi annunciano la mia presenza lungo il corridoio. Ho più volte pensato di comprarne qualche altro paio, magari più comodi e silenziosi.
Non so cosa fare quindi dopo avere avuto il permesso, mi siedo e poggio le mani in grembo. Mi sento sempre molto a disagio quando entro qui dentro.
«Come sta?», chiuse la porta e avvisa la segretaria di non disturbare. Non capisco perchè lo faccia sempre. Mi rende ancora di più nervosa.
«Bene signore»
«Ne è sicura?», poggia i gomiti sui braccioli della sua sedia in pelle nera e unisce i palmi e le dita. Ha delle belle mani. «Oggi sembra... stanca. Ha pranzato?», soppesa il mio sguardo. Sembra proprio un falco pronto all'attacco.
Scuoto la testa mentre fisso le dita arrossendo sicuramente come un peperone.
Gli occhi verdi di Parker si accendono. Si rialza ed io sobbalzo dalla sedia quando si piazza davanti ai miei occhi. «Mi guardi», alza il tono della voce e mi intimidisce tremendamente. Come fa? Come riesce a smuovere dentro questa strana sensazione?
Alzo lentamente lo sguardo e incontro i suoi occhi attenti. Il suo profumo, investe le mie narici facendomi mancare per un nano secondo il respiro. Il cuore batte così forte da temere l'infarto.
«Perchè non ha pranzato? Qualcosa non va?»
«Non ne ho avuto il tempo, lei chiedeva sempre qualcosa e l'ho tolto dalle priorità», parlo in fretta e senza riflettere, gesticolo nervosa e mordo subito le guance. Forse non dovevo essere poi così diretta.
Parker si allontana leggermente e si appoggia alla scrivania come se lo avessi appena colpito. Gratta la fronte e poi tocca con l'indice e il pollice l'accento di barba che lo rende davvero attraente. «Ma non ha tolto dalla priorità la ciambella per me», sembra lusingato quando annuisco.
«Credevo avesse fame. Mi scusi non avrei dovuto prendermi questa libertà.»
«Dovrei essere io quello a scusarsi, non crede? Le do il permesso di uscire prima oggi. Vada pure.»
Mi alzo traballante e sbalordita. Il mio capo, Parker Johansson, il ragazzo più autoritario e temuto che io conosca, ha chiesto a me scusa? Cosa da non credere. Cosa c'era dentro quella ciambella?
«Emma?»
Mi volto e i nostri occhi si incrociano ancora una volta. Il mio cuore ha uno strano sussulto. «Le serve altro signore?»
«Torni un momento qui e chiuda la porta», indica la sedia.
Deglutisco allarmata poi obbedisco. Poteva fare il generale nella vita. Ho il cuore a mille e le caldanee. Mi servirà una dose massiccia di acqua fresca per riprendermi.
«Ha impegni questo sabato?», sembra nervoso.
Dapprima spalanco gli occhi. Inarco un sopracciglio e mi guardo attorno imbarazzata. «Dovrei aiutare una mia amica per gran parte della giornata.» Lexa mi ammazzerebbe se rifiutassi ma questo a Parker non interessa, lo so.
«Quindi sarebbe libera per cena?»
«Penso di si. Cosa ha in mente?», mi faccio sospettosa.
Parker arrossisce leggermente e fissa lo schermo del suo Mac. «Dovrebbe accompagnarmi ad una cena di famiglia. Prima che rifiuti la prego di considerare l'offerta».
Sgrano gli occhi incredula e arrossisco violentemente. Consapevole di somigliare ad una pesca matura balbetto: «Signore, con tutto il rispetto ma non riesco a capire cosa... cosa centri io con la sua famiglia e cosa ci guadagnerei?».
Parker sospira e il suo viso diventa deciso. Conosco quello sguardo. L'ho già visto troppe volte. «Potrebbe prenderlo come un secondo appuntamento ma un pò più...»
Vedere per la prima volta Parker insicuro mi fa quasi ridere ma cerco di trattenermi. Sono io a fargli questo effetto?
Decido chissà per quale motivo di toglierlo dall'imbarazzo. «Ok»
«E' un si?», sembra sollevato.
«E' un si se la smette di guardarmi come se fossi un affare da portare a termine. Adesso, visto che ho il permesso, vorrei proprio andare a cena», mi alzo e mi avvicino alla porta.
«Grazie», sussurra.
Mi scappa un sorriso quando esco dal suo ufficio e la segretaria se ne accorge. Non le sfugge proprio niente. Devo tenerlo a mente. Schiarisco la voce e con disinvoltura vado a prendere le mie cose ed esco dall'ufficio.

Mi fermo a cena in un piccolo ristorante italiano in compagnia di Lexa che ha voluto raggiungermi. Per fortuna non dovrò mangiare da sola. Da un po' di tempo lo odio e preferisco non rimanere sola.
Quando le racconto della giornata lei si fa sempre più curiosa e sempre più entusiasta.
«Davvero, non riesco proprio a capire perchè io», mando giù il boccone di pasta sfoglia ripiena. Le mie papille gustative ringraziano.
«Forse gli piaci più di quanto voglia fare credere», constata Lexa sorseggiando la sua coca-cola.
«O forse non ha trovato la rossa disponibile», sbuffo. Non mi piace pensare di essere un ripiego. Forse dovrei proprio farglielo capire.
«O forse vuole presentarti i suoi genitori per ovvi motivi», Lexa è sempre più convinta della sua opinione in merito.
Inizio anch'io ad avere qualche dubbio ma è così stranamente piacevole la situazione che non posso fare a meno di sorridere come una stupida e di immaginare le varie situazioni che potrebbero presentarsi con questo invito.
«Verrai sabato ad aiutarmi vero?»
«Certo, lui lo sa.»
Finiamo di cenare e poi ci diamo appuntamento per sabato alle otto.

Tornata a casa anche se sfinita, passo circa un'ora a studiare e poi do una pulita all'appartamento. Non c'è molto disordine visto che passo la maggior parte delle mie giornate in ufficio e con Lexa ma sono sempre una maniaca dell'ordine. Certe cattive abitudini non passano mai.
Accendo un pò di musica mentre sono dentro la doccia e mi rilasso. È stata davvero una giornata estenuante sotto ogni punto di vista. Chissà come sarà questa cena di famiglia.
Il segnale di un messaggio in arrivo, cattura la mia attenzione.

"Spero tu abbia cenato. Oggi mi hai spiazzato! Buona notte.
–Parker"

Arrossisco così tanto che sono costretta a sciacquare più volte il viso con dell'acqua fredda. So che non serve a niente ma ricevere queste piccole attenzioni da una persona dalla quale non ci si aspetta niente è fottutamente bello. Mi fa sentire bene. Mi fa ritrovare un certo contatto con il mondo.
Non so ancora come abbia fatto ad ottenere il mio numero o il perchè di questo suo messaggio ma so che in fondo è un ragazzo come tanti. Non è solo il capo duro e burbero che tutti vedono e temono. Nei suoi occhi c'è dell'altro.

Emma: "Si, ho cenato e abbondantemente capo. Le auguro una piacevole notte!"

Dopo la doccia, mi stendo sul letto con un gran sorriso sulle labbra e crollo immediatamente stanca ma soddisfatta dell'evolversi della mia vita.

N/A:
~ Ehy! Come va? Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Cosa succederà secondo voi? Parker vi piace?
Come sempre ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile la pubblicazione del sequel. Ci sono ancora tante cose da scoprire e pian piano, tutto prenderà forma. Adesso non vi annoio con i miei soliti monologhi. Ah, la canzone iniziale è quella di Marco Mengoni, spero vi piaccia. Se avete canzoni da propormi per i prossimi capitoli, fate pure!!! Grazie ancora dalla vostra - Giorgina ❤️~

Unstoppable 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora