• Ethan's POV:Sai quella stronzata che la gente dice su come dopo una caduta ci si debba rialzare subito in piedi?
Io sono rimasto a terra. Sono caduto e sono rimasto a lungo a terra. Non so perché. Non so perché io non mi sia ancora rialzato. È tutto complicato, tutto un grosso equivoco di merda.
Tutto cadiamo nella vita. Non possiamo fare altrimenti. Prima di toccare il suolo però, cerchiamo qualcosa o qualcuno a cui aggrapparci in mezzo al buio della nostra esistenza.
Io, in un momento di transizione, in un momento asfissiante e davvero complicato, credo di essermi aggrappato all'unica persona che avrei solo dovuto amare e proteggere. Ho sbagliato. Non avrei dovuto farle assistere ai miei sbalzi d'umore, alle mie insicurezze. Avrei dovuto essere la sua roccia. Invece sono stato quel sassolino che si sposta e provoca una valanga inarrestabile.
Non mi sto rialzando dopo la brutta caduta perché senza di lei, sto solo avanzando a tentoni nel buio. Nonostante tutto, sto provando anch'io ad andare avanti.
Sono bloccato. Le immagini alla tivù si susseguono. Continuano a parlare di lei. A mostrare le sue bellissime foto. Nessuno però riesce a dirmi come sta la mia piccolina. Tengo i pugni stretti sulle ginocchia e non riesco proprio a frenare l'istinto di prendere il primo volo e andare a controllare di persona. Forse sto solo avendo un attacco di quelli potenti di gelosia. Non me ne vergogno. Lei, è solo mia.
Mark continua a non trovare mia sorella. Abbiamo praticamente girato mezza New York. Abbiamo chiamato proprio tutti. Adesso lui si trova da Lucy, l'ultima persona a cui chiederebbe un favore. Io so che cosa ha in mente e spero in qualche modo di sapere come sta davvero.
«Ok, trovata! Preparati e andiamo a prendere quella pazza di tua sorella. Questa volta mi sente!», Mark entra agitato in casa. Mi trovo nel suo appartamento. Seduto sul divano dove ho passato la notte insonne davanti alle immagini in tivù della vicenda che sta impazzando dappertutto.
L'appartamento di Mark, è un monolocale ben arredato, situato in un quartiere popolato ma tranquillo in città. Non riesco proprio a smettere di pensare a Emma. Ho bisogno di sapere che si riprenderà, che supererà anche questa. Come si è permessa quella maledetta anche solo a sfiorarla? Spero che quel coglione da copertina abbia subito reagito perché se non ha fatto niente, giuro...
«Ti muovi?»
Mark mi riscuote. «Si prendiamo la mia auto. È più veloce», ringhio. Il mio amico non ribatte. Ormai conosce ogni mia reazione. Sa che non si discute, specie se sono di cattivo umore e ora lo sono eccome. Per fortuna non è ancora tornata Tara dalla sua strana gita di famiglia. Anche se so dove si trova, spero rimanga ancora qualche giorno lontana da me.
«Come ho fatto a non pensarci prima?», sbotta Mark a pugni stretti mentre sfrecciamo tra le strade affollate e piene di luci e segnali luminosi che si confondono ai nostri occhi.
«Era l'unico posto in cui si sarebbe rifugiata con lei. Ah, a proposito...», valuta il mio umore prima di continuare. «Lucy mi ha riferito che Emma sta davvero male».
Sterzo driftando come un pazzo. Alcuni automobilisti aprono i finestrini iniziando ad urlare. Me ne fotto. «Devo andare da lei», sbotto.
Mark scuote la testa. «E dopo che ti avrà visto? Che farai? Amico non credo sia il caso. Lasciale i suoi spazi e la sua nuova vita. Il giorno del matrimonio vi vedrete e potrai parlare con lei. Non manca molto».
Il discorso di Mark sembra sensato ma ho già prenotato un volo per riuscire a controllare di persona la situazione. Lo so, mi sto comportando da stalker ma ho bisogno di sentirla vicina. Non mi vedrà questa volta.
Mark soppesa per un momento il mio sguardo inarcando subito un sopracciglio. «Hai già prenotato il volo non è vero?»
Mi conosce più di quanto io conosca me stesso. Annuisco. «Non ho altra alternativa e non ne voglio una. Andrò a Vancouver per qualche ora. Mi assicurerò che stia meglio e tornerò per occuparmi di tutto il resto. Sai a cosa mi riferisco».
Mark fa cenno di sì con la testa poi un grosso sospiro non appena parcheggio davanti una strada poco affollata buia e silenziosa. Non è di certo il quartiere che tutti vogliono ritrovarsi davanti. Anya e Emma amano tanto questo posto. A poca distanza si trova una strana sala con dei quadri in mostra dall'aspetto inquietante. Ci andavano spesso, in quei momenti di bisogno.
Lascio il mio amico entrare per primo. Anya se ne sta seduta in un angolo. Alza lo sguardo nella nostra direzione e imbronciata e malconcia incrocia le braccia. «Non dovreste essere qui!»
«E dove dovremmo essere? Non fare la difficile piccola e torniamo a casa. Quando ti sarai lavata e data una ripulita, parleremo di tutto, promesso».
Anya si lascia prendere in braccio da Mark senza replicare. Si accoccola tra le sue braccia e scoppia in singhiozzi. Sembra così piccola. Mark la trasporta in auto e siede con lei sul sedile posteriore carezzandole la schiena e stampandole piccoli baci sulla testa.
Avvio il motore e fisso il posto libero davanti. Mi manca sempre di più. Serro la presa sul volante e guido con moderazione verso l'appartamento. Solo qualche ora e la rivedrò in qualche modo anche se da lontano.
Anya si richiude in bagno mentre Mark inizia a girare da una parte all'altra del suo appartamento chiaramente ansioso e nervoso.
«Smettila! Mi stai irritando», brontolo.
Anya esce dal bagno lavata e ripulita. Non ha più il trucco sbavato e gli occhi rossi. Sembra tranquilla ma sappiamo che avrà una brutta reazione a breve.
«Mi hai fatto preoccupare», inizia Mark deciso.
Anya esplode iniziando ad urlare contro di lui. Inizia pure a lanciargli dei libri e quello che trova davanti. Sembra una pazza isterica.
Di punto in bianco Mark estrae il telefono dalla tasca e avvia una chiamata. Inizia a parlare e disperato, stanco e stressato, pronuncia semplicemente il suo nome. Il mio stomaco si contrae. Ha il suo numero e non mi ha detto niente?
Anya afferra immediatamente il cellulare. Devo essermi perso perché inizia a piangere poi ad annuire poi parla e attende una risposta. Di punto in bianco, la vedo correre da Mark, saltargli addosso e rispondergli di sì scusandosi e stampando tanti baci sul suo viso. Mark si stacca leggermente affannato e emozionato. Ancora una volta la mia piccolina nonostante la lontananza, è riuscita a a fare qualcosa per tutti noi.
Devo vederla. Mi alzo guardandomi attorno. So che farà male perché ho sbagliato spezzandole il cuore. So che probabilmente sono arrivato tardi a questa conclusione ma devo farlo. Devo raggiungerla, respirare la sua stessa aria e starle vicino anche se da lontano.
Mark prova a fermarmi, sbatto la porta alle mie spalle, scendo le scale di corsa e fiondandomi in auto corro verso l'aeroporto. Non posso più aspettare. Ho bisogno di rivedere il suo viso, ho bisogno di rivedere lei, il mio unico vero amore.N/A:
~ Ciao!!! Finalmente sono riuscita ad aggiornare. La canzone di oggi è quella di Bruno Mars. Vi consiglio come sempre di ascoltarla o leggerne il testo tradotto per capire meglio come potrebbe sentirsi Ethan. (Dalla serie: Dillo con una canzone). Voi oggi che canzone siete?
Cosa farà Ethan una volta arrivato a Vancouver? Riuscirà a stare lontano da Emma o finirà come sempre per commettere qualche passo falso? A voi i commenti e le teorie (per inciso le adoro!!!).
Scusate se questo capitolo è piccolo ma prometto di recuperare con il prossimo. Scusate anche per gli "orrori", sono umana anch'io :* buona giornata!!! ❤️~
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Unstoppable 2
Storie d'amoreQUESTO È IL SECONDO LIBRO DI UNSTOPPABLE • Si consiglia la lettura della prima storia per capire questo secondo capitolo • TRAMA: Sono passati mesi da quando Emma è scappata da New York per trovare il suo posto tranquillo. Il suo gesto disperato, d...