~ Emma's POV:Il viaggio è stato abbastanza lungo. Sono un po' stanca ma il taxi mi sta portando dritto al locale. Non manca molto e sono un fascio di nervi misto ad ansia. Non so cosa aspettarmi da tutta questa situazione. Non ho dormito molto durante il volo e sono anche un po' indolenzita e di cattivo umore.
Avevo dimenticato quanto fosse caotica New York. Una città dove nascono idee, tendenze e mode di continuo. Una città piena di grattacieli, punti di osservazione, locali di ogni tipo. La Statua della Libertà come punto fermo. Una città che un tempo vedevo come un luogo per ricominciare. Sei mesi lontana e non me ne pento affatto della scelta che ho preso.
Pago il tassista, ed esco dalla vettura indolenzita. E' quasi pomeriggio e devo avere un aspetto terribilmente assonnato mentre prendo il trolley ringrazio ancora l'autista e mi avvio verso l'entrata. Non ho portato chissà che cosa dietro. In fondo, sono solo un paio di giorni.
I tacchi alti non sono il massimo per camminare su queste strade piene di pedoni, ciclisti e macchine che sfrecciano ma Lexa mi ha consigliato di darmi una sistemata e comportarmi da snob per fare capire quanto sto bene con la mia nuova vita. Ho pettinato i capelli lasciandoli sulle spalle in morbide onde e ho indossato jeans stretti e una maglietta panna leggera. Mi sono pure truccata per nascondere i segni evidenti delle occhiaie perchè sappiamo tutti che in realtà ho pianto tutta la notte e per gran parte della domenica fino alla partenza. Parker e Lexa sono stati davvero dei santi nei miei confronti, hanno capito il mio stato d'animo e non hanno messo becco sulla questione. Mi hanno lasciato lo spazio per sfogarmi e per metabolizzare il tutto.
Apro la porta del locale e le mie narici vengono investite dall'odore del caffè, del bacon fritto, della pasta al pomodoro e dei dolcetti appena sfornati. C'è tanto brusio e dalla tivù a schermo piatto posta sulla parete, proviene la musica.
Mi guardo attorno e noto qualche volto familiare intento ad osservarmi come se fossi la nuova arrivata. Alzo gli occhiali da sole e li sistemo sui capelli come un cerchietto, mi avvicino al bancone dove Luke è intento a servire un aperitivo a dei ragazzi.
«Un momento e la servo signorin...a», i suoi occhi si illuminano e spalanca la bocca stordito guardandosi attorno come per assicurarsi di non essere in un sogno. Luke, è un ragazzo dall'aspetto ordinario e straordinario allo stesso tempo. Non ha chissà quali caratteristiche speciali ma la sua lingua biforcuta e i suoi modi, riescono ad arrivare e ad avere un certo impatto sulle persone.
Sorrido raggiante. «Sorpresa!» cantileno.
«Dio mio Emma, sei, sei meravigliosa!», gira dal bancone «fatti abbracciare», dice prima di sollevarmi per un abbraccio caloroso.
«Non ti avevo riconosciuta, sei... sei cambiata. E' bello rivederti, dove sei finita?», sorride e tocca le mie spalle poi le guance per assicurarsi che io sia reale.
Ridacchio. «Max c'è?»
«Ci sono tutti, li chiamo?»
«Digli che devono firmare la ricevuta di un pacco» sorrido ancora guardandomi attorno e respirando ancora l'aria della mia vecchia casa.
Complice, raggiunge prima la cucina e poi l'ufficio saltellando. Non so cosa sta provando ma so cosa sto provando io in questo momento e sento solo le gambe tremare.
Lucy, Tony e Max arrivano insieme curiosi e si bloccano stupiti di fronte. La prima a muoversi e a strillare è ovviamente Lucy che mi abbraccia forte scoppiando in lacrime. «Che bello rivederti! Sei bellissima! Dio, mi sta venendo un colpo!», poggia la mano sul petto indietreggiando mentre saluto anche Tony e Max. Max commenta che sono ancora molto magra ma mi trova bene. Tony è stordito.
Max dall'uomo grassoccio, sembra essersi trasformato in un uomo d'affari. La dieta gli ha fatto davvero bene. Principalmente per il fatto che non rischierà come prima infarti o malattie dovute all'alimentazione sbagliata. Il suo temperamento non è cambiato infatti controlla sempre ogni nuovo dipendente come un falco, pronto ad attaccarlo se commetterà un errore.
Tony sembra invece il classico uomo che dovrà sposarsi. Non è cambiato molto a parte le piccole rughe sotto gli occhi.
«Sicura che stia bene?», domando allarmata a Lucy indicandolo.
Lei ridacchia in risposta. «Siamo stupiti di rivederti senza preavviso ecco tutto.»
«Non avrebbe avuto questo effetto. Allora? Si mangia?»
In breve mi preparano un tavolo e si siedono circondandomi e tempestandomi di domande mentre mangio su Vancouver, sul lavoro, sul mio alloggio, sugli amici. Racconto loro di cosa mi occupo, che sto studiando per gli ultimi esami e abito da sola in un appartamento meraviglioso e accogliente. Racconto loro della città, dei posti che ho già visitato, degli amici che ho trovato e della nuova vita che sto cercando di creare. Tutto questo, con un certo entusiasmo e orgoglio.
Ascoltano attentamente e continuano a lanciarsi qualche sguardo in tralice per non farmene accorgere ma ormai a me non sfugge niente. Con il tempo ho imparato anche a fare finta di niente di fronte a ciò che è evidente. Questo in parte anche grazie al mio lavoro e ai programmi visti accanto alla mia amica e a Parker. Mi domando cosa stiano facendo in questo momento.
«Non posso credere che tu sia venuta. Non lo credevo possibile. Mi hai resa felice, davvero...», Lucy è al settimo cielo. Io continuo invece a guardarmi attorno un po' smarrita, come se da un momento all'altro dovessi ritrovarmi di fronte a qualcosa o peggio a qualcuno. Sarebbe un duro colpo sicuramente. Non so se sono pronta. Sto già facendo uno sforzo enorme in questo momento.
Nonostante un tempo avessi definito questo locale la mia casa e queste persone la mia famiglia, mi rendo conto che basta poco per distruggere la propria vita ma anche che una volta assaggiato l'attimo di libertà e felicità è difficile tornare indietro. Mi sento una piccola estranea capitata per caso nella loro quotidianità. Non mi dispiace affatto avere abbandonato questa vita. Sarà da egoista o brutto da dire ma ne sono felice. Sono felice della scelta che ho fatto per me stessa. Sono felice di essermene andata prima di autodistruggermi completamente.
«Dove dormirai?», domanda Max interrompendo i miei monologhi mentali.
«Ho prenotato un motel qui vicino. Così potremmo vederci in questi pochi giorni prima della mia partenza. Tranquilli, posso permettermelo.» Sorrido e uso il consiglio di Lexa, questo sembra avere successo.
«Hai davvero posato per quelle pubblicità?», Luke ci serve un aperitivo e continua a fissarmi come se avesse di fronte una superstar.
Arrossisco. «Si, si guadagna abbastanza. Non era prevista la mia presenza e non pensavo che avrebbe avuto così tanto successo da arrivare fino a qui a New York, ma è stato divertente.»
Luke e gli altri mi fissano come se avessero di fronte una persona totalmente diversa e so cosa si stanno chiedendo silenziosamente. È ancora la Emma che frignava per ogni cosa, piangeva e dava di matto? Dov'è finita la vecchia Emma? La delusione l'ha fatta impazzire? Mi guardano anche come se dovessi davvero dare di matto da un momento all'altro, purtroppo per loro, rimarrò calma fino alla fine. Tutti cambiamo e cresciamo.
«Allora? Cosa mi raccontate? Qualche altro matrimonio? Qualche strana novità?», sorseggio il mio aperitivo e attendo curiosa.
«Tutto come al solito direi. Ma se hai bisogno di gossip, la mia futura moglie sono sicuro che potrà illuminarti. Adesso torno in cucina prima che quegli imbecilli le diano fuoco. È bello riaverti qui Emma.» Tony e Max si alzano, mi abbracciano e tornano al lavoro bisbigliando tra loro. Anche Luke fa lo stesso mentre Lucy mi fa cenno di uscire per fare due passi.
Lucy sembra davvero un'altra. Ha tagliato i capelli scuri e i suoi occhi non sono più quelli di una donna sbadata.
Trascino il trolley e il borsone dietro e percorriamo la strada che un tempo conoscevo bene, stiamo andando verso il parco. Il luogo in cui ho parecchi ricordi positivi e negativi.
L'aria attorno è carica di smog e odori vari proprio come la ricordavo. Mi confondono un po' ma credo sia normale. Sono ancora un po' stordita dal viaggio e non sono più abituata al ritmo frenetico della città.
Ci sediamo su di una panchina di pietra e per un momento rimaniamo in un silenzio pieno di imbarazzo. Attorno c'è tanta gente. Corridori, mamme a spasso con i passeggini e le amiche, ragazze con un cane. Il nostro silenzio interrotto dalla vita, dal cinguettio, dall'abbaiare di qualche cane a poca distanza.
«Come stai?»
Temevo questa domanda. Mi stringo nelle spalle. «Bene. Sei emozionata per la prima prova?»
«Molto ma sono un po' preoccupata a dire il vero...», il suo viso si rabbuia.
«Perché? Cosa succede? Non ha trovato un bouquet adatto?», sorrido cercando di metterla a suo agio con un battuta. Sono sempre io, Emma. Questo vorrei tanto dirgli ma dai suoi occhi noto cosa sta vedendo: l'amica che è scappata e si è rifatta un'altra vita.
Scuote la testa e fissa le dita, l'anello che Tony le ha donato come pegno del suo amore e come promessa di un futuro insieme. Le stringo subito la mano per rassicurarla.
«Tra gli invitati, ecco... ci sono anche loro.»
Mi ci vuole tutto l'autocontrollo che ho in corpo per non deprimermi o arrabbiarmi o altro. Mi ci vuole tutta la forza di volontà per non sparare una delle mie domande a raffica. Sfodero un sorriso dolce e apro la bocca. Il mio cellulare vibra salvandomi. Parker mi riporta con i piedi per terra. Sorrido.
«Arrivata?»
«Si, sono con Lucy. La conoscerai, è fantastica». Noto un lampo nei suoi occhi e so che è incuriosita e il suo discorso è passato in secondo piano, per fortuna.
«Il viaggio è andato bene? Mi è dispiaciuto non potere accompagnarti.»
«Si tutto bene, sono un po' stordita ma riuscirò a riprendermi dopo una bella dormita. Tutto bene in ufficio? Ti manco?», mi esce un altro sorriso e questo a Lucy non sfugge la quale fa una "o" con la bocca e spalanca gli occhi eccitata. So che non appena avrò staccato vorrà i dettagli.
«Senza di te è una completa noia qui dentro. Sono tutti troppo accondiscendenti. Sbrigati a tornare.»
«Uhm, lo prendo per un si?»
«Mi manca punirti, mettiamola così!»
Ridacchio e sento che sta sorridendo mentre scrive qualcosa al computer. «Sono sicura che ti manco anche per altro», arrossisco visibilmente e Lucy sembra accaldata e un po' a disagio. Perché continua a guardarsi attorno?
«Non te lo dirò fino a quando non ci rivedremo.»
«Ok stronzetto! Ci sentiamo dopo.»
«A dopo principessa.»
Lucy si trattiene così le parlo di Parker ma tralascio il fatto che sia il mio capo. Le dico che lo sto frequentando dopo mesi di conoscenza, che mi rispetta e mi tiene testa. Lucy assorbe come una spugna ogni informazione che le do. Spero non abbia modo di riferirlo a qualcuno in particolare anche perchè non sarebbe corretto. In più Parker fa parte del mio presente e lei deve accettarlo.
«Aspetta quel Parker? Il Parker della tivù e del cartellone pubblicitario?», spalanca la bocca.
«Si, lui...»
Lucy strilla come una matta facendo voltare parecchie persone. «Oh mio Dio! Non posso crederci! Non posso credere che tu mi stia parlando del sexy Parker avvocato della tivù. Sarà al mio matrimonio? Verrà lui con te?», inizia a sventolarsi con la mano e a soffiare. Inizia a crearsi problemi sul menù, sulla cerimonia, sugli abiti.
Scoppio in una sonora risata e annuisco. «Stavo giusto per dirtelo quando ha chiamato con un tempismo perfetto. Per me non c'è nessun problema, puoi invitare chi ti pare ma parteciperò con Parker e vorrei che ci mettessi in un tavolo distante se è possibile.»
«Con mio padre va bene? Lui vi adora!». Lucy parla di Parker come se lo conoscesse veramente. Suo padre è un avvocato in pensione e nel tempo libero guardano le puntate e vedono Parker come un idolo.
Non capisco però perché continua a fissare una parte ben precisa del parco. Iniziò a sentire una certa ansia addosso. Non so ben dire cosa mi aspetti ma ho una strana sensazione dentro.
Ci salutiamo sul tardi ed io arrivo al mio motel distrutta. Saluto una ragazza gentile dietro il bancone passandole subito la mia carta di identità. La ragazza batte con le unghie di un rosa acceso sui tasti del computer e dopo un momento alza lo sguardo dallo schermo con un sorriso enorme. Prende subito una carta magnetica augurandomi un buon soggiorno. Ringrazio e mi fiondo in ascensore digitando subito il piano in cui si trova la mia camera.
La stanza è spaziosa e molto pulita per come avevo chiesto. Parker si è occupato di tutto ma ho deciso io dove andare. So che sfruttare il suo nome non sta bene ma a volte è molto utile e devo ammettere che mi diverte vedere certe persone che normalmente ti guarderebbero dall'alto in basso con la puzza sotto il naso, darmi del lei o trattarmi come una loro superiore.
Mi fiondo dentro la doccia e mi rilasso sotto il getto caldo dell'acqua. Poteva andarmi peggio questo primo giorno. C'è ancora qualcosa che non mi torna. Perché mai Lucy mi ha fatto uscire dal locale? Perché continuava a guardarsi attorno? Chi c'era al parco?
In asciugamano mi sistemo sul letto e accendo la tivù per distrarmi e per non sentirmi del tutto sola.
Il telefono vibra per segnalare un messaggio in arrivo. Sento tramite messaggi Lexa che mi domanda come sta andando questo strano soggiorno. Le racconto dell'incontro con Lucy e le parlo dell'inconveniente sul matrimonio.
L'idea di ritrovarmi quelle persone a poca distanza, mi destabilizza ma non ho il tempo necessario per pensarci visto che il matrimonio ormai si avvicina. Mancano solo tre mesi e sappiamo benissimo che questi giorni voleranno troppo in fretta. Parlo anche con Parker e poi mi metto a letto.
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Unstoppable 2
RomanceQUESTO È IL SECONDO LIBRO DI UNSTOPPABLE • Si consiglia la lettura della prima storia per capire questo secondo capitolo • TRAMA: Sono passati mesi da quando Emma è scappata da New York per trovare il suo posto tranquillo. Il suo gesto disperato, d...