~ Unsteady ~

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~ Ethan's POV:

Continuo a cercare i suoi occhi tra la folla. Troppe persone, troppe vite, troppi sorrisi. Mi sono chiesto spesso se la incontrerò per puro caso quando arriverà da Vancouver e se la rivedrò con il suo nuovo ragazzo.
Ovvio che la rivedrai con lui, risponde acida la vocina dentro la mia testa.
Mi sento davvero patetico. Da quando Ethan Evans è così pessimista e fragile? Non ho mai corso così tanto dietro una ragazza in tutta la mia vita. Inizio a sentirmi stanco. È come un continuo giro in ruota. Non riuscirò mai ad afferrarla e a riportarla da me. Credo sia il caso di mettermi l'anima in pace, nonostante tutto. Le devo ancora delle scuse e delle giustificazioni. Capirà, lei lo fa sempre perché è troppo buona anche con chi non merita. Dopo che le avrò detto tutto, se non sarà pronta a stare con me, la lascerò libera, accetterò la sua decisione e proverò a ricostruire la mia vita. Tornerà da me, lo so io e lo sa anche lei. Siamo come due calamite. Siamo destinati.
Mi arriva una cuscinata. Lancio uno sguardo torvo a mia sorella che fa la linguaccia come una bambina capricciosa e poi mi lancia un altro cuscino. Lo schivo e ricambio il colpo mentre ridacchia.
Ce ne stiamo seduti in soggiorno, a casa di mamma. Ormai questa non è più la mia. A dire il vero non lo è mai stata. Ho vissuto poco in questa villa. Il mio rifugio si trovava da mio padre ma ora non lo è più a causa di Tara.
Cosa si può dire di mia madre? È una donna d'oro e ancora molto bella. È ovvio che per ogni persona sulla faccia della terra la propria mamma è sempre la più bella. Ma io, la ammiro perché nonostante tutto è riuscita a rimettersi in piedi e anche se ora deve gestire il suo nuovo divorzio con quello stronzo patentato, la vedo più serena. Mi piace vederla sempre sorridente e piena di vita. Con papà non lo era ma in fondo io ci spero ancora che i due tornino insieme. Credo sia stato uno dei miei sogni da ragazzino e tuttora non riesco proprio ad eliminare questa cosa dalla mente.
I miei erano una coppia mal assortita ma quando si guardavano, tutto il resto non contava. Mio padre era come uno scienziato pazzo mentre mia madre, la donna in grado di riportarlo con i piedi sulla terra. Mio padre sognatore, mia madre realista. Erano come me e Emma. Solo che io ho fatto cose peggiori. Ho mentito alla mia dolce piccola biondina e ora ne sto pagando pesantemente le conseguenze.
Mi arriva un'altra cuscinata. Sento ridacchiare Tommy che se ne sta sulla poltrona comodamente stravaccato e intento a giocare con quello stupido gioco che ovviamente qualcuno di nostra conoscenza le ha regalato. È eccitato perché non vede proprio l'ora di rivederla e poterle regalare il girasole che cura da settimane. Che ruffiano!
Lui ha un rapporto speciale con la mia piccolina, sono geloso.
«A cosa pensi? Sei distratto!»
Batto le palpebre per capire mentre mia sorella mi fa intendere che ancora una volta mi sono perso. Schiarisco la gola e la colpisco. «A niente, sono solo un po' stanco. Credevo di potermi rilassare almeno oggi in questo posto, invece...»
Anya mi fulmina con lo sguardo poi mi salta addosso e iniziamo una lotta fatta di risate e solletico a cui si unisce anche Tommy. Finiamo a terra rotolandoci come dei bambini.
«Ma insomma!»
Ci fermiamo fissando nostra madre che se ne sta in piedi, con le mani sui fianchi. L'espressione dura in viso come quando la facevamo arrabbiare e lei per minacciarci prendeva un mestolo. Passano uno, due secondi poi sorride e si getta anche lei nella mischia.
Il nonno passa dal soggiorno concentrato sulla lettura del giornale. Torna indietro ripiegandolo poi scoppia in una sonora risata mentre tutto e quattro ci rimettiamo in piedi.
Sono belli questi momenti. Nonostante l'età nulla cambia tra di noi. Abbiamo un bellissimo rapporto.
Scompiglio i capelli a Tommy mentre tenta di farmi cadere ma non ci riesce. Ridacchio prima di caricarlo in spalla e poi lanciarlo sul divano mentre ride come un pazzo.
«Mark?»
«Arriverà tra poco», risponde pronta e solare Anya.
«Tommy a lavarti le mani, tra poco si pranza!»
Vado anch'io con lui per abitudine. Lancio uno sguardo allo specchio. Ho un aspetto trasandato. Devo tagliare i capelli e dare una sistemata anche al filo di barba che tengo da qualche giorno. Sciacquo anche il viso mentre Tommy attende e mi fissa con i suoi occhietti scuri. È un bambino dolce anche se spesso e volentieri sa proprio come rompere le scatole. Inoltre ha la lingua lunga e temo che al matrimonio possa dire o fare qualcosa che metta a disagio una certa persona.
Dannazione! È come entrare in disintossicazione proprio mentre sei strafatto. Ci vorrà del tempo per riuscire a ritornare in me. Ormai quella ragazza mi ha fatto il lavaggio del cervello. Adesso capisco cosa provava mio padre e prova quando vede mia madre. Adesso non posso più giudicarlo uno stupido visto che ho fatto anch'io uno sbaglio come il suo.
Quando incontri l'amore della tua vita, non devi mai lasciarlo scappare. Non contano le parole ma i fatti. Non contano le dimostrazioni eclatanti ma quei gesti che rendono tutto diverso e speciale. Io non ho fatto altro che allontanare l'amore della mia vita con le bugie e la costante paura di non essere all'altezza. Ora mi ritrovo con il morale a terra e una situazione abbastanza stressante e opprimente da gestire.
Camminiamo scherzando verso la sala da pranzo. Mi impalo come un manico di scopa quando vedo Tara. Sorride nel suo strano modo perfido e poi prende posto a tavola.
Mamma mi lancia uno sguardo carico di rimprovero invitandomi a sedermi e a non fare il bambino. Lei non lo sa, lei non sa che tutto questo è un grosso equivoco. Vorrei tanto potere urlare perché lo sto facendo ma non posso, rischio tutto, anche la mia vita.
«Tuo padre mi ha detto che oggi pranzavi qui così ho chiamato tua madre...»
«Ok», rispondo secco interrompendola. Non ho nessuna intenzione di continuare questo discorso. Oggi è la mia giornata tranquilla e tale deve restare.
Anche Mark arriva con una strana allegria. Da quando lui e Anya stanno sistemando l'appartamento, sembra più sereno e sembra anche essere ritornato il vecchio Mark di sempre; quello allegro, scherzoso e pieno di vita. Mi dispiaceva veramente vederlo ridotto uno straccio. So anche che è emozionato perché ormai manca circa una settimana al matrimonio. Finalmente lui e mia sorella potranno creare la loro famiglia e realizzare uno dei loro tanti sogni.
Chissà se anche io riuscirò a realizzarne uno entro quest'anno...
«Ieri il dottore ci ha detto che la bambina potrebbe nascere tra due settimane e mezzo. Sono così emozionata! tu no tesoro?»
I nonni mi lanciano i loro sguardi carichi di disapprovazione. Se anche loro sapessero... Anya e Mark si scambiano uno sguardo complice mentre io tossisco dopo che il sorso d'acqua mi è andato di traverso. «Si, certo!» rispondo con finto entusiasmo.
«Avete scelto il nome?» domanda nonna con finta curiosità. Da quando le è stata data questa notizia, non mi guarda neanche in faccia. So che è arrabbiata perché conosce le mie bugie ma le passerà quando saprà anche questa.
«Siamo indecisi ma alla fine quando la vedremo decideremo, vero?»
Annuisco ancora con un finto sorriso poi torno al mio pranzo che ormai si è raffreddato mentre il mio stomaco si è letteralmente chiuso.
Uno giorno tranquillo, uno solo, no?!
Ormai ho iniziato a tenermi le cose dentro. Non ho mai avuto un carattere chiuso, non sono mai stato quel genere di ragazzo. Ho solo capito che spesso è inutile parlare perché tanto alla fine solo poche persone e quelle che ti conoscono per davvero ti capiscono senza bisogno di parole. Inoltre, credo sia difficile in questi giorni spiegare come mi sento e cosa penso perché non riesco a capirlo neanche io. Non credo capirebbero la confusione che tengo dentro come un grosso macigno pronto a schiacciarmi.
«Vivrete da tuo padre?»
Tara mi lancia uno dei suoi sguardi come per dire: "bada a quello che dici o sei fottuto! So il tuo segreto e posso incasinarti ancora la vita!"
Ripenso subito alle sue parole "Sai che non avrò scelta vero?"
Vorrei alzarmi e mettermi ad urlare ma riesco chissà come a trattenermi. «Si, il mio appartamento andrà bene...»
«Sembri pallido, ti senti bene?» domanda il nonno inarcando il sopracciglio.
«Si, benissimo», ringhio incupendomi.

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