~ Skinny Love ~

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Emma's POV:

In ufficio oggi fa davvero caldo. Accendo il condizionatore e con un foglio mi sventolo. Per fortuna questa mattina ho legato i capelli e mi sono vestita leggera. In un certo senso avevo previsto tutto questo.
Sono state giornate molto impegnative al lavoro e ho girato come una trottola tra università e ufficio cercando di gestire al meglio ogni situazione. Ho superato degli esami in più e ho ricevuto una buona notizia: forse riuscirò a laurearmi in anticipo, ne sono felice.
Durante la settimana tra un esame e una lezione, sono andata a fare un servizio fotografico con Lexa. Continua a fare domande sulla mia possibile storia clandestina con il capo ma cerco di rabbonirla. Non so cosa ci sia realmente tra me e Parker, in realtà ci siamo visti poco e in ufficio è stato un po' un casino in questi ultimi giorni perché è il periodo degli affari, delle trattazioni, dei clienti che ricercano l'aiuto del migliore per le proprie disgrazie sentimentali.

Lexa: "Cena e poi da Red al locale?"

Emma: "Ci sto. Ho proprio bisogno di una sbronza colossale!"

Passo alla macchina fotocopiatrice e stampo dei documenti da distribuire nella nuova riunione che si terrà tra meno di un'ora. Tutti sono in fermento perché oltre ai media presenti, ci saranno anche personaggi di spicco per una sentenza importante. Parker parlerà e risponderà alle domande inerenti al caso che sta seguendo da vicino. Organizzano questo giorno da una settimana e nell'aria c'è una certa ansia e tensione.
Entro nella sala riunioni. Tea sta disponendo le bottigliette d'acqua e i microfoni. Sistemo i fogli e mi dileguo. So che dovrò assistere a tutto quanto ma ora come ora, voglio tenermi fuori da tutto questo.

Lucy: "Brutto momento?"

Emma: "Riunione importante. Tutto bene?"

Lucy: "Hai scelto il colore?"

Emma: "Decisamente verde Tiffany!"

Lucy: "Sono sicura che avrai fatto magie. Ti voglio bene."

So che dietro questi messaggi c'è anche dell'altro ma non posso rifletterci su in questo momento. Ho troppe cose da fare e a cui pensare. Metto silenzioso il telefono e inizio a trascrivere dei verbali che mi hanno inviato. Tea bussa e si siede sulla sedia. «Tutto bene?»
Le faccio segno di aspettare solo un minuto poi alzo gli occhi dallo schermo e incontro i suoi scuri e dolci. «Si, sono solo un po' confusa oggi», continuo a scrivere e salvo i file sulla chiavetta.
«Chiedo, perché vi vedo distanti. È successo qualcosa?»
«Non lo so. Non credo. Siamo stati impegnati.»
Tea sospira. «So che magari di me non ti fidi ma ho esperienza e riconosco uno sguardo come il vostro. Da quanto non vi vedete?»
«È stato impegnato e io devo occuparmi della laurea, delle lezioni, di queste fottutissime riunioni. Non credo di potercela fare». Metto la testa tra le mani e sospiro. Sento caldo, troppo caldo e sto per sentirmi male.
Tea apre bocca poi spalanca gli occhi e si rialza in fretta. «Vi lascio soli. Con permesso».
Alzo lo sguardo per capire a chi o cosa si stia riferendo e mi ritrovo davanti Parker. Ha il viso attento e teso. Drizzo la schiena e mi rialzo immediatamente. A sguardo basso domando se gli serve qualcosa usando il solito tono formale. È come essere tornati indietro. Il problema è che mi sento confusa e in parte sono anche sollevata di non averlo rivisto perché non sono in grado di dire se sono pronta o meno per una vera relazione. Non so nemmeno se lui voglia davvero continuare.
«Mi servirebbe un caffè e vorrei che lei si facesse trovare in sala riunioni prima dell'arrivo di tutti.»
Annuisco e mi incammino. Vengo bloccata per un braccio. «Ti senti bene?»
«Si. Lei?»
Mi guarda come se lo avessi appena colpito. La mandibola si contrae e i muscoli del viso induriscono i suoi lineamenti. Non so nemmeno io cosa sto facendo. «Si.» Gira sui tacchi e a grandi falcate se ne va dal mio quadrato sbattendo la porta. Lascio sfuggire un sospiro accorgendomi di avere trattenuto il fiato e poi vado a preparare il suo caffè.
La sala riunioni si riempie in fretta di persone. Per fortuna l'aria condizionata permette di avere aria fresca in tutto l'ambiente. I giornalisti prendono posto e quando Parker arriva seguito da alcuni suoi colleghi tra cui la rossa che ho visto spesso al locale in sua compagnia, mi sento mancare. La rossa poggia la mano sulla sua spalla con fare civettuolo e batte pure le palpebre sorridente. Gli parla all'orecchio e lui ricambia. Si comporta così davanti a tutti, davanti a me. I fotografi iniziano ad immortalare il momento. Cerco di controllare le mie emozioni. Mi sistemo alla sua destra trattenendo la voglia di prenderlo a schiaffi e per tutto il tempo fingo di ascoltare con attenzione e di prendere appunti. In realtà nella mia testa sto premeditando altro. Durante la pausa, la rossa gli si avvicina. Si appoggia alla grande scrivania e inizia a chiacchierare con lui come una vecchia fidanzata. Lui non mi guarda neanche una volta e questo inizia a farmi stare male. Mi da parecchio fastidio, perchè si comporta come se io non ci fossi?
«E quella volta in cui i tuoi hanno battibeccato sul maiale? È stato divertente no? Anche il seguito!».
Guardo più volte l'orologio e non vedo proprio l'ora di uscire da questo posto asfissiante e andarmi a divertire con la mia amica. Sto trattenendo le lacrime e ho i nervi a pezzi. Continuo a sventolarmi con il foglio che ho riempito di schizzi per distrarmi e una certa nausea continua ad arrivare.
«Sei libero questa sera? Potremmo recuperare...»
«Si...»
Il mondo crolla sulle mie spalle ed io precipito. Prima che possa finire la pausa, mi rintano nel bagno e scoppio inevitabilmente in lacrime. Il mascara cola bruciando gli occhi ma non importa. Non so perché Parker lo abbia fatto ma so che questo mi sta facendo soffrire. Forse sono gelosa ma non voglio dargli la soddisfazione di sbatterglielo in faccia. Se è questo quello che vuole va bene. Mi sono solo illusa che fosse diverso questa volta.
Ritorno in sala riunioni rigida. Prendo posto sulla sedia e per il resto del tempo tengo lo sguardo basso. Quando finalmente tutto ha fine, dopo circa due ore, mi affretto ad uscire dalla sala riunioni quasi correndo. Raggiungo il mio ufficio evitando due giornalisti che richiedono la mia attenzione, prendo le mie cose e corro fuori.
Nell'aria fresca della sera, tra le lacrime torno stanca a casa. Lexa mi aspetta direttamente al locale, sono in ritardo ma non è da sola. Infilo un vestitino, sistemo i capelli e il trucco ed esco di casa senza darmi il tempo di respirare.
Saluto Red e poi abbraccio Lexa. Non fa domande, se ne accorge in fretta quando sto male e sa esattamente di cosa ho bisogno infatti fa cenno al barman e iniziamo la nostra serata alcolica.
Il locale è pieno di ragazzi. C'è una festa di compleanno e una della confraternita. Tiro la testa indietro e mando giù il terzo bicchierino. Con Lexa balliamo in mezzo alla calca poi torniamo al bancone per continuare a bere.
«Giornata storta?»
Annuisco. Red mi passa un bicchiere intero pieno di un liquido scuro. Annuso e con una smorfia né mando giù un sorso. Tossisco leggermente poi mi abituo al gusto ed inizio a tracannarlo come una vera intenditrice.
Un ragazzo carino mi si avvicina. È un po' troppo posato per suscitarmi interesse e odio i mocassini che indossa ma gli concedo lo stesso cinque minuti del mio tempo. Mi offre da bere e chiacchieriamo del più e del meno. Domanda un ballo e glielo concedo. Lexa viene a recuperarmi al mio segnale. Ormai ci siamo abituate così e ci aiutiamo a vicenda quando le cose iniziano a farsi strane in pista. Usciamo dal locale sudate e barcollanti. La vista inizia ad appannarsi ma la sensazione di leggerezza è molto piacevole. «Mi sento in alto mare», biascico mentre aspetto che Lexa finisca la sua sigaretta. Siamo sedute sul retro del locale e fa molto caldo o sono io a sentirlo dopo tutto quell'alcol.
«Cerca di non annegare proprio ora socia. Dobbiamo fare altri servizi. A proposito, domani ti arriva il pagamento dell'ultimo che abbiamo fatto. Andremo a fare shopping!» nonostante sia ubriaca, riesce sempre a fare un discorso sensato e ad entusiasmarsi con poco. Io al contrario sembro una studentessa fatta di anfetamine in questo istante.
Tornate dentro, tra la calca notiamo Parker e la rossa. Mi fingo indifferente e con Lexa continuiamo a bere e a divertirci in mezzo ad un gruppo di ragazzi universitari che provando a farci il filo.
«Sfida?», Red mi guarda complice.
«Cosa scommetti?», urla per sovrastare il frastuono Lexa al posto mio.
«Sollevo abbastanza il vestito di Emma da fare eccitare i ragazzi qui dentro con le sue curve e le permetto di bere ancora se tu riesci a convincere David a ballare sul bancone con te e a baciarlo con la lingua!»
«Affare fatto ma solo se anche tu baci lei! Iniziate a sistemarvi!», Lexa si allontana.
«Fate come se non ci fossi eh? David? Sul serio?», brontolo divertita per la scommessa. David è il proprietario vero e proprio del locale. Andiamo d'accordo con lui ma non ha mai accettato una sfida quindi per Lexa sarà una grande impresa anche se sono sicura che lei riuscirà a convincerlo.
Tolgo le scarpe mentre il dj annuncia la sfida. Anche altre coppie di ragazzi partecipano ma sanno già che contro Red non c'è speranza. Lo fanno più che altro per divertirsi. Red mi aiuta a salire sul bancone. Ho un vestitino abbastanza attillato e corto e so che creerà un gran mormorio ma ubriaca come sono non me ne importa. Voglio solo divertirmi e dimenticare la pessima giornata passata in ufficio.
Le sue mani si posano sulla mia vita ed iniziamo a muoverci leggermente a passo di musica. Non riesco a capire perché sento fastidio. Non mi succede mai. «Dovrai solo alzare la gamba sulla mia vita quando te lo dico io tesoro ok?», mi fa fare un casquè e sorride. Annuisco e assecondo i suoi movimenti anche se continuo a barcollare e a sentirmi un po' sporca dentro.
Per la prima volta, vediamo David ballare sul bancone. Questo suscita parecchie scommesse anche perché lui è il capo ma è anche un grandissimo gnocco, forse un tantino stronzo e altezzoso ma può permetterselo.
Mi struscio contro Red e certi ragazzi esclamano degli "ohh" "fallo anche a me", non sento altro e non presto attenzione perché sto iniziando a divertirmi in questa sfida. Se il capo perde io e Red facciamo un botto di soldi. Ci spero. Un tempo non avrei mai partecipato a delle scommesse, su questo sono cambiata. Tutta colpa di qualcuno, riflette la vocina dentro la mia testa.
Poggio la schiena sul petto nudo di Red e scendo in modo sensuale. «Cazzo ragazza, questo sì che è ballare!», si entusiasma praticamente per ogni cosa ed è questo che mi piace di lui.
Nell'altro bancone nel frattempo, Lexa si struscia contro David mentre lui tenta di assecondare i suoi movimenti. Lei lo prende per il viso, lancia uno sguardo nella nostra direzione e lo bacia suscitando urla, applausi, esclamazioni. Red sembra contrariato poi mi guarda. «Pronta?», sussurra attaccato al mio orecchio.
Mi giro verso di lui, slego i capelli in modo sensuale. Prende la mia coscia sollevando parecchio il vestitino e avvicina le sue labbra alle mie. La gente impazzisce e capiamo chi ha vinto. Mi stacco un po' senza fiato e aggiustandomi il vestitino in imbarazzo, scendo dal bancone e recupero le scarpe. Red mi offre un giro mentre Lexa mi abbraccia entusiasta ridacchiando e prendendo in giro David.
«Ragazzi, abbiamo un problema...», David indica qualcuno alle nostre spalle.
Parker si avvicina a grandi falcate nella nostra direzione. Merda, merda, merda, avevo dimenticato che lui fosse qui con la rossa. Già, la rossa. Dov'è finita? E adesso che cosa faccio?
Lexa mi da una pacca. «Buona fortuna e buona scopata!»
Alzo gli occhi al cielo. «Assicurati che torni a casa illesa!», brontolo verso Red. Lui annuisce mentre una mano afferra il mio polso e mi trascina verso l'uscita. La testa mi gira troppo e devo fare appello a quel tanto di equilibrio che mi rimane in corpo per reggermi in piedi e non crollare facendo una pessima figura o peggio, per non vomitare tutto l'alcol che ho in corpo.
Parker è una maschera di furia. Mi appoggio contro il muro per non cadere e le sue mani si sistemano accanto alla mia testa. «È questa la tua vendetta? Sul serio? Mi hai fatto infuriare!»
«Perché? Non eri in compagnia?», biascico freddamente. Devo tenere a bada ogni istinto che ho di prenderlo a schiaffi.
«Emma, non è come pensi! Credi che io sia così stupido e coglione da farti una cosa del genere?»
«I maschi siete tutti uguali!», alzo il tono della voce.
I suoi occhi sono ardenti ed è davvero arrabbiato ma non mi fa paura. Ormai conosco tutti i segnali. «Emma guardami!», usa il suo tono autoritario.
Scoppio a ridere. «Comanda tua sorella quando sei qui fuori Parker!», mi divincolo ma riesce ad imprigionarmi.
«Non è successo niente con la mia collega! Ha solo il vizio di parlare a sproposito per eliminare la concorrenza. Sa di noi ok? Ha voluto metterti alla prova nonostante io le abbia chiesto di non avvicinarsi!»
Barcollo visibilmente. «Mi stai dicendo che non te la sei mai scopata? Neanche a casa tua? Mi credi così stupida Parker? Ti ho raccontato cosa mi è successo e tu cosa hai fatto? Hai usato una pessima carta nei miei confronti!», le lacrime sgorgano e non riesco più a trattenerle. «Sei stato freddo per tutta la settimana, non mi hai nemmeno chiamato per darmi la buona notte e casualmente oggi mi hai chiesto se sto bene! Non sto bene! Come posso stare bene se mi ignori? Come faccio a stare bene se fai l'amore con me e poi non mi rivolgi la parola? Se per te era solo un'avventura... bastava dirlo.» Singhiozzo e tiro su con il naso continuando a spingerlo per togliermelo di dosso.
Parker sembra appena stato colpito. Sulla fronte gli si forma una piccola ruga segno che sta cercando di trattenersi e di riflettere bene su cosa dire o fare. «Questo non giustifica quello che hai fatto con Red!», sbotta.
«Ma giustifica te? Giustifica il fatto che sei stato freddo con me? Era solo una scommessa quella con Red. Poi cosa te ne importa? Hai passato la giornata con la rossa io posso ballare con chi mi pare!» barcollo e mi avvio verso il mio appartamento.
«Emma?», mi solleva.
Scalcio e strillo. Non voglio che mi tocchi, non dopo essere stato con quella stronza manipolatrice dai capelli rossi. Apre la portiera della sua auto e mi sistema sul sedile allacciando la cintura. Chiude la portiera a chiave per non farmi scappare, gira e si mette al volante.
«Fermati!», urlo.
«Scordatelo! Risolveremo questa situazione a casa mia!», ringhia duramente e deciso.
«Ho detto... ferma questa cazzo di macchina Parker!», urlo ancora.
Non mi dà retta. Preme sull'acceleratore e in breve posteggia davanti al suo palazzo. Mi solleva nuovamente tenendomi ben stretta e a passo spedito, raggiungiamo l'ascensore e quindi il suo piano.
Spalanca la porta e poi mi rimette giù. Incrocia le braccia e cerca di trattenersi. «So di avere sbagliato ma non voglio scottarmi. Sai cosa mi ha fatto la mia ex e sai che non riesco a gestire le relazioni come ogni altra persona normale. Sai anche che sono un grandissimo stronzo e testa di cazzo! Sai che so come fare soffrire le persone! Non volevo deluderti e non sapevo cosa fare perchè neanche tu ti sei fatta sentire», si avvicina e cinge le mie braccia con le mani spingendomi contro il muro.
«Non sono mai andato a letto con lei. Mai! L'evento dai miei è stato per una cena di beneficenza. Il dopo non c'è mai stato! Mai! Giuro!»
Il mio cuore rischia di scoppiare. Ho perso la capacità di articolare una frase di senso compiuto ma ragiono abbastanza e mi sforzo per ribattere. «Sei uno stronzo egoista e lo sai? Non sai che mi hai fatto stare male. Non sai come mi sono sentita quando Tea mi ha chiesto perchè non fossi allegra come sempre e invece tu non ti sei degnato a guardarmi negli occhi», lo spingo.
«Emma lo sai che sono freddo e insensibile sai quando tempo mi ci vuole per capire le cose. Sono anche molto geloso e sai che mi sono innamorato di te! Non potrei e non vorrei mai farti soffrire!» urla.
Il mondo vacilla. I battiti del mio cuore sovrastano ogni altro rumore intontendomi. Sento il sangue affluire sulle guance. «Cosa?», balbetto incredula.
«Tutti se ne sono accorti tranne te Emma. Non so più come dimostrarlo. Sei una ragazza difficile da gestire.» Passa una mano tra i capelli.
«Tu, tu sei un grandissimo...»
Mi bacia con passione. Mi solleva contro il muro facendomi gemere.
«Parker, no!», mi divincolo ancora inebetita. «Non puoi risolvere le cose con il sesso! Se mi ami davvero per come dici, troverai un modo ma io non...» Raggiungo l'ingresso a grandi falcate ed esco dal suo appartamento più in fretta che posso. Saluto il portinaio che poco prima ha assistito alla scenata e a viso basso esco dall'entrata principale. Trattengo le lacrime e mi fermo un momento appoggiandomi contro il muro per alleviare la sensazione che sto provando al petto. Sento anche una certa nausea e ho paura di sentirmi davvero male da un momento all'altro. Ho fatto la cosa giusta?
«Ma guarda chi abbiamo qui...»
La rossa si fa avanti con un sorrisetto beffardo sulle labbra carnose e tinte di rosso. Il mio stomaco si contrae. Adesso che cosa vuole?
«Era per questo che Parker mi ha piantato in asso? Per te?», sbuffa come se volesse prendermi in giro come se volesse schernirmi con quei suoi occhietti pieni di rabbia e malizia.
Cerco di mantenere un certo contegno. «Non so di cosa stai parlando. Adesso se non ti dispiace, vado a casa.» Supero la strega e un pò barcollante riesco a raggiungere il mio piccolo palazzo. Saluto uno dei vicini e prendo le scale per smaltire maggiormente la sbronza.
Sono quasi sulla soglia quando sento una presenza dietro le spalle. Mi volto e impallidisco. La rossa sorride in modo malvagio e mi afferra per i capelli. Emetto un urlo strozzato. Che diavolo fa?
«Credi che io sia stupida? Credi che io non sappia che ti sbatti il capo per ottenere qualcosa?»
Cerco di divincolarmi dalla sua morsa dolorosa ma il risultato ha l'effetto contrario. Sento un dolore al cuoio capelluto perchè sta proprio tirando e non cede. I suoi occhi verdi mi stanno fulminando. E' una chiara minaccia la sua, in casa mia.
«Credi che io te la faccia passare liscia? Parker non è tuo! Parker non è niente per te e non rovinerai i miei piani!», mi colpisce forte facendomi sbattere la testa contro la parete accanto alla porta e il mondo per un momento si fa buio. Intravedo dei puntini e provo a mettere a fuoco. Barcollo e quando cerca di attaccarmi nuovamente, mi difendo. Riesco a colpirla al viso ricambiando con ferocia e ricordando le lezioni di autodifesa. Non sono mai stata così arrabbiata in vita mia. Come si permette?
«Ti farò licenziare per questo! Finirai sull'astrico!», strilla con il naso rotto e pieno di sangue che gocciola. Inizio ad avere un pò di paura perchè credo stia avendo una crisi di nervi. Non voglio che si sfoghi su di me. «Parker non è tuo!», mi colpisce ancora con furia ed io scivolo a terra perdendo il contatto con la realtà che mi circonda.
La porta del vicino si apre e lui riesce a bloccare la rossa. Il mondo gira troppo in fretta e ad ogni battito di palpebre vedo a spezzoni le scene che seguono: il vicino che allontana la rossa mentre tenta di colpirmi e continua ad urlare minacciosa, il vicino che chiama la polizia tenendola ferma, il vicino che parla con la polizia mentre due agenti tentano di fermarla, Lexa che si avvicina a grandi falcate mentre il paramedico mi aiuta a rialzarmi dopo avermi medicata, Lexa che mi abbraccia trattenendo le lacrime, Lexa che parla con il vicino e la polizia, il vicino che mi solleva delicatamente e mi sistema sul divano, Lexa che mette una coperta calda sulle mie gambe.
In tutto questo, io mi sento molto lontana. E' come se fluttuassi su una nuvola e vedessi tutto da dietro uno schermo. I miei occhi si chiudono e lascio che il sonno prenda il sopravvento.

N/A:
~ Buongiorno!!! Come va? Cosa farete di bello oggi? Andrete al falò?
Come vedete Emma ha avuto un piccolo incidente di percorso in questo capitolo. Cosa succederà? Parker riuscirà a farsi perdonare? Ethan verrà a conoscenza di tutto questo?
Spero vi sia piaciuto questo capitolo. Perdonatemi per gli errori come sempre. Spero di avervi tenuto un po' di compagnia. Ringrazio come sempre chi sta leggendo, commentando, votando questa storia. Ringrazio anche chi mi sta scrivendo privatamente complimentandosi. GRAZIE PER IL SOSTEGNO ❤️ BUON FERRAGOSTO!!! ~
SPAZIO PUBBLICITÀ: (Passate a leggere le loro storie meritano davvero!!!)
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