L'incubo ricorrente

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Sempre lo stesso incubo. Ormai ci ho fatto l'abitudine. Ogni mese, sempre lo stesso giorno: un appuntamento fisso da circa sei anni a questa parte.

La stanchezza mi assale e la voglia di coricarsi a letto è tanta... ma il fatidico giorno è arrivato. Devo convincermi che è tutto nella mia testa. In fondo, non si può avere paura di un qualcosa di cui si è certi che non possa fare alcun male, no?

Non esiste. Non può nuocermi in alcun modo.

Ma ho paura. Una paura terribile. Ho paura di fare incubi. Ho paura di LUI.

Chissà. Forse quest'oggi sarà tutto diverso. Forse LUI non tornerà più. Forse la mattina, quando mi sveglierò, non avrò più il battito del cuore a mille e la fronte sudata fradicia per la paura.

Cerco di non pensarci. Mi corico sul letto rannicchiandomi e inspirando rumorosamente. I miei già dormono da un po'. E' tutto buio, tranne un piccolo spiraglio di luce che entra da una fessura della veneziana. Odo il latrato di un cane provenire da fuori: in un certo senso è confortante. Almeno non sono sola...

Chiudo gli occhi e mi concentro sul mio respiro che si fa sempre più lento. Le mani sono sovrapposte sotto il cuscino e percepisco un leggero formicolio alla punta delle dita. Il battito del cuore si fa insistente sulla mia pancia, quasi come se mi dovesse esplodere da un momento all'altro. Pian piano, questa realtà sembra allontanarsi sempre di più da me...tutto mi appare così distante...

Improvvisamente, non sento più alcun rumore e tutto sembra prendere di nuovo forma.

Sto sognando.

Mi trovo nella mia stanza da letto. E' notte fonda, o almeno così credo. La camera non è completamente buia: è parzialmente illuminata da una sfumatura bianca. Di primo impatto mi viene da pensare alla morbida luminosità della luna, che attraversa dolcemente la porta finestra. Come vorrei che potesse proteggermi da LUI. Tra non molto verrà a prendermi...

Intravedo i contorni dei mobili e delle pareti, poi a poco a poco riesco a distinguere i quadri appesi al muro con una precisione maniacale. Non uno rivolto più a destra, non uno rivolto più a sinistra. Adesso prendono forma anche i due comodini ai lati del letto e la mia mente riproduce minuziosamente anche il tappeto al di sotto di questo. Mi sembra quasi di poterlo toccare per davvero e di sfiorare con il dito i solchi delle cuciture. Sembra tutto così reale... In sottofondo, si può udire la dolce melodia di un carillon. In tutti questi anni, non ho mai saputo darmi una spiegazione da dove provenisse...Ma poco importa, è così melodiosa e rilassante. Sembra quasi una ninnananna...

Non sono da sola. Con me ci sono anche mio fratello John e Riky, il suo migliore amico.

Stiamo giocando con quei tipici giocattoli per bambini, quei blocchi colorati in legno, e ci stiamo divertendo un mondo ad assemblarli. John ha costruito una rana davvero buffa, Riky invece ha preferito realizzare una macchina multicolore. Io cerco di riprodurre una fortezza, ma è davvero difficile mettere così tanti pezzi insieme. Un minimo errore e crollerà giù tutto.

Non deve succedere. Questa volta non devo perdere, fosse l'ultima cosa che faccio!

Distratta e dalla troppa foga, urto una delle torri e istantaneamente la costruzione viene giù. Inspiegabilmente, si genera un eco spaventoso che invade tutta la stanza e il carillon smette di suonare, preceduto da un rumore sordo come di bicchieri che si rompono. Non avrei dovuto farlo...

John e Riky alzano rapidamente lo sguardo dalla loro costruzione. La loro bocca è spalancata, gli occhi sgranati. Anche loro sanno del grave errore che ho commesso. Sta arrivando... Il carillon non avrebbe mai dovuto fermarsi...

La porta sbatte rumorosamente e il vento incomincia a ululare infrangendosi sulla porta finestra.

Sul pavimento ora sono proiettati i possenti rami dell'albero di fronte a casa che, al ritmo incalzante del vento, si scuotono fragorosamente.

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