Mottro

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-C'é un mottro nell'armadio- disse Kenny -L'ho sentito questa mattina.

-Grumpf ouff- borbottó papà con la bocca piena.

-Che bello tesoro. Vuoi ancora un po' di pappa?- disse la mamma.

Dovete sapere che Kenny aveva qualcosa da dire su quell'armadio praticamente tutti i giorni. A cinque anni -e mezzo!- sarebbe stato pronto a ricordarvi, aveva più fantasia che buon senso. Secondo me, guardava troppa televisione.

-Dai Tappetto, se no facciamo tardi- gli dissi. Bevvi un lungo sorso mentre Kenny si sistemava lo zaino sulle spalle. Poi uscimmo di casa, uno dietro l'altro. 

-C'era davvero il mottro- insistette.

-"Mostro"- lo corressi automaticamente.

-Era tutto peloso. E aveva unghioni strani. Era alto due metri e mezzo... No, tre!

-E tu avresti sentito tutte queste cose attraverso la porta?- gli domandai.

Si rese conto della contraddizione e non replicò. La settimana prima, avrebbe giurato di aver sentito un lupo mannaro. La volta precedente, si era trattato di un demone che divorava cadaveri. Non usava queste definizioni, perché era troppo piccolo per esprimersi così.

"Accipicchia che armadio!" pensai e poi lo dissi.

-É un armadio che porta nel paese dei mottri- disse Kenny.

Che tipi, i bambini! Io non riuscivo nemmeno a ricordarmi di essere stata piccola come mio fratello. Mi sembrava di essere adolescente da una vita.

Quando tornammo a casa, il cielo era già rosso, velato da nuvole rosa.

-Vieni, Tappetto- dissi -É ora di andare a dormire.

-Non voglio!- si ribellò Kenny -C'é un mottro nell'armadio!

-Ma é ora di dormire; non fare storie. È così che va il mondo- dissi -E poi si dice moStro, con la "s" prima della "t".

-La "s" come "spavento"? Ma allora viene fuori e mi mangia davvero!

-Non c'é niente nell'armadio- insistetti. Cominciavo a perdere la pazienza. -E comunque, se il mostro ti minaccia, tu ringhia e fagli vedere i denti. Così- gli ringhiai in faccia.

Kenny ridacchiò.

Entrammo in casa. Mamma si era già ritirata. Papà, invece, era ancora seduto davanti alla televisione. Stava guardando la bandiera che sventolava al ritmo dell'inno nazionale. Uno spettacolo non poco più entusiasmante dell'immagine immobile che compare alla fine dei programmi. Non sembró sentirci.

Kenny e io andammo in camera nostra. Aiutai mio fratello a svestirsi. Ha ancora qualche difficoltà con i lacci delle scarpe. Ci mettemmo in pigiama e andammo a lavarci i denti. Poi Kenny mi precedette correndo. Si fermó per un attimo davanti all'armadio e lo guardó, ringhiando.

-Ricordati i canini- dissi.Lui ridacchiò ancora, divertito. Poi disse:

-L'ultimo che va a letto è un cadavere marcio!- Poi fece una smorfia buffa e si sdraió. Aspettai che chiudesse gli occhi e che fosse completamente immobile.

Gli riavviai la frangetta bionda, lo baciai in fronte e chiusi delicatamente il coperchio sopra di lui. Poi mi sdraiai nella mia bara e la chiusi prima che i raggi del sole filtrassero attraverso le persiane.

Mostri nell'armadio... che assurdità!

Kenny sapeva benissimo che sotto la luce del sole o un piolo conficcato nel cuore possono uccidere un vampiro.

Chiusi gli occhi e mi addormentai.


Finale alternativo di @Blackrainbow06:

-Ricordati i canini- dissi.Lui ridacchiò ancora, divertito. Poi disse:

-Chi arriva ultimo é un... 

-...cadavere...- dissi, conoscendo la battuta. 

-...marcio!- la completó lui. Poi fece una smorfia buffa e si sdraió. Aspettai che chiudesse gli occhi e che fosse completamente immobile. 

Gli sistemai la frangetta bionda e, da sotto il cuscino, estrassi un coltello. 

"Che stupido" pensai "Ha paura di un mosto che non esisteva, quando l'unica bestia è sua sorella". 

«Adesso potrai vivere per sempre nella fantasia, fratellino. Ti voglio bene» nel momento in cui il coltello recise la sua carotide, Kenny aprì i suoi occhi, i suoi bellissimi occhi azzurri. Subito si spensero, in un urlo soffocato.

Poi passai il mio dito sulla sua gola e scrissi sulla parete bianca "Mottro".

«Ora tocca a mamma e papà»

Mi diressi a passo felpato nella loro camera.

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