Capitolo 5

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Non so quanto sia durato quell'abbraccio, so solo che mi ha, in parte, aiutata a calmarmi. Nessuno, oltre mia madre, aveva mai avuto questo effetto su di me. Non sono solita a lasciarmi andare, a mostrare le mie debolezze agli altri. Eppure con Cameron è tutto diverso. Lui ha un controllo sulle mie emozioni che mi spaventa un po'. Non voglio che qualcun altro oltre a me sappia tenere a bada le mie emozioni. Ora però il mio orgoglio è l'ultima cosa a cui voglio pensare. Ho solo bisogno di tornare a casa mia e mettere a posto la mia testa.

Cameron mi accompagna a casa. Entriamo entrambi e si sediamo sul divano. Non ho la forza nemmeno per aprire bocca. Infatti dopo qualche minuto di silenzio, è lui a rompere il ghiaccio. Anche se per sciogliere la barriera che ho dentro ci vuole molto di più che qualche parola di conforto e un abbraccio.

"Valerie vuoi che me ne vada?"

"No, resta, se vuoi."

"Se vuoi che io resti pretendo di sapere cosa è successo, cosa ti ha causato una simile reazione."

Ma chi si crede di essere per dirmi cosa devo fare? Pensa che io voglia scendere a compromessi? Per di più in un momento come questo? Se pensa questo allora si sta sbagliando di grosso.

"Valerie ci sei? Ti ho detto di dirmi cosa ti prende."

"Dove è finito il ragazzo gentile e cordiale di qualche giorno fa?" nonostante stia così male, non voglio farmi vedere ne insicura ne tantomeno debole di fronte ai suoi ricatti.

"Non sai di cosa sono capace quando sono arrabbiato Valerie, non portami al limite."

"Oh davvero? Che paura Dallas, esci da casa mia subito."

"Non me ne vado fin quando non mi dirai cosa è successo."

Mi alzo in piedi come ha fatto lui poco prima di me e ci avviciniamo ad ogni frase di sfida che ci lanciamo.

"Dallas esci."

"Non ci penso proprio Ross."

"Dallas."

Un mio passo avanti.

"Ross."

Un suo passo verso di me.

Siamo a pochi centimetri di distanza e le nostre labbra a qualche millimetro. Mi ritraggo ma prima che possa fare un passo indietro, Cameron mi prende per la vita e mi bacia. All'inizio rimango impassibile, ma poi mi abbandono del tutto e mi godo il momento. Le nostre lingue si cercano, si scontrano, si abbracciano. E' il primo bacio, ma è come se ci conoscessimo da una vita. Sembra che ci stiamo aspettando da sempre. Sembra tutto perfetto. Per un momento Cameron mi ha fatta dimenticare tutto ciò che mi affligge ormai da anni. L'allontanamento di mio padre, la povertà della nostra famiglia, la solitudine, la tristezza, la malattia di mia madre... Tutto. Mi allontano controvoglia, ma lo faccio per il mio bene. Non posso permettere a Cameron di esercitare un simile controllo sulle mie emozioni. Lui per me deve essere solo un collega. Niente di più.

"Valerie..."

"Cameron... Perché lo hai fatto?"

"Avevamo bisogno entrambi di distoglierci dai nostri pensieri."

Non mi aspettavo una risposta del genere. Pensavo che lo avesse fatto perché provava un sentimento sincero nei mie confronti. Evidentemente mi sbagliavo. Ma è meglio così. Siamo due estranei e tali rimarremo.

"Adesso, ti va di dirmi cosa ti è successo?" mi chiede mantenendo ancora un contatto molto profondo con i miei occhi.

"Se solo lo sapessi anche io..." rispondo sinceramente.

"Cameron, hai mai avuto paura?" proseguo senza riflettere bene su ciò che dico.

"Una sola volta, ma ti racconterò questo aneddoto un'altra volta" mi disse sorridendo, e ho capito che era sincero.

"E tu?" domanda.

"Adesso" mi limito a dire.

"Sappi che voglio aiutarti a conoscere ciò che stai cercando. Perciò mettiamoci in marcia, la notte è breve."

"Come fai a sapere se cerco qualcosa?" chiedo un po' stupita.

Mi sposta un ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi accenna un sorriso osservando ancora le mie labbra.

"Perché chi cerca qualcosa ha una scintilla di speranza negli occhi nel voler trovare ciò che vuole ottenere."

"E quindi io ho una scintilla negli occhi?" domando come una bambina curiosa.

"No, tu sei diversa. Non lo dai a vedere, e questo è molto astuto da parte tua Ross. Andiamo."

Rido per quest'ultima frase e decido di portarlo con me.

"Cameron, è una faccenda seria, perciò non sottovalutarla."

Annuisce e comincio a spiegare cosa è successo stamane. Lui sembra capirmi e mi aiuta a cercare in casa dei referti o dei documenti che confermino lo stato malfermo di salute di mia madre. La ricerca dura per alcuni minuti, fin quando non esco fuori casa. Cameron mi segue e facciamo il giro della casa. Come immaginavo la finestra è ancora aperta, perciò scavalchiamo ed entriamo in camera di mia mamma. Meticolosamente in ordine come al solito, in camera sembra non esserci nulla che possa aiutarci a capire da dove partire. Sarei già andata in ospedale, se solo sapessi in quale si trova. Ad un tratto Cameron si avvicina a me e mi porge una lettera aperta. La tiro fuori dalla busta e tiro un sospiro di sollievo quando leggo il nome dell'ospedale. L'Hospital Wilson è il più prestigioso di tutto il paese, e si trova a cento chilometri da qui. Vi ricoverano solo in casi di estrema emergenza, solo che mi sfugge in quale campo operassero. Leggo attentamente ogni lettera e quando arrivo alla fine del foglio lo lascio cadere a terra.

"Valerie cosa è successo? Sei sconvolta. Cosa hai letto."

Guardo Cameron con un'espressione atterrita.

"Valerie, cazzo, che cosa succede?"

Non potevo crederci.

"Valerie..." ripete più volte in tono calmo.

"Mia madre ha la leucemia."

Attraction (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora