Capitolo 21

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"Ehi."

Harry ferma la sua auto di fronte me, ed abbassa il finestrino per potermi salutare. Ricambio il saluto ed entro subito in macchina, visto che non voglio perdere tempo.

"Sei molto carina oggi" tenta di rompere il ghiaccio.

Che situazione imbarazzante si è creata.

"Grazie" mi limito a dire.

"Allora... quale ospedale sarebbe?"

"Quello in centro."

"Va bene" e imposta il navigatore.

"Fatto. Possiamo partire."

Si volta nella mia direzione, cosa che faccio anche io poco dopo, e noto che i suoi occhi rivelano la sua agitazione. Sposto lo sguardo sulle sue mani, che tiene ferme e rigide sul volante. Distolgo lo sguardo per cercare di alleviare la tensione e partiamo.

Lo scorrere del tempo gli sta facendo bene. Ora non sembra più ansioso come prima, ma noto che non è ancora del tutto a suo agio.

"Chi devi andare a trovare?" mi domanda sfacciatamente.

"...Se posso saperlo?" aggiunge, notando la mia indifferenza.

"Un amico."

"Quello del negozio?" mi domanda accennando un sorrisino.

Per un istante credo che abbia scoperto si tratti di Cameron, ma mi rendo conto che si riferisce ancora a Nash. Cameron non lo ha nemmeno mai visto.

"No."

"Okay. Visto che abbiamo una mezz'ora buona, vorrei parlarti Valerie. Infondo non hai mai voluto darmene l'occasione, ma ora che ce l'ho, voglio farti cambiare idea su di me, visto che potrebbe essere l'ultima volta che ci parleremo."

Annuisco guardando fuori dal finestrino. Avvicina una mano al mio viso, e l'accarezza. Non mi ritraggo. Rimango ferma dove sono, e aspetto che sia lui ad allontanare la sua mano. Infatti, la riporta subito dopo sul volante.

"E pensare che saresti stata ancora mia, se non avessi fatto quella cazzata. Che deficiente! Avrei dovuto trovare un'alternativa. Magri ipotecare la mia macchina."

"Di cosa stai parlando Harry?"

"Andrò dritto al dunque. Una sera, sono andato a casa di Niall, perché doveva parlarmi. Mi aveva detto che era una cosa molto importante e che non ne avrei dovuto far parola con nessuno. Quel periodo Zayn andava tutte le sere a giocare, e ritornava a casa a tasche vuote. Non riusciva a farne a meno. Era sempre sicuro che sarebbe venuta la volta buona. Purtroppo non è mai venuta ed è finito per riempirsi di debiti. Io, Niall, Louis e Liam sapevamo di questo suo vizio, ma non immaginavamo a quanto ammontassero i suoi debiti, né che lui ne avesse. Si era ridotto molto male e non poteva saldare i conti che aveva lasciato in sospeso già da troppo tempo. Niall mi aveva detto che, il giorno prima del nostro incontro, Zayn era venuto a casa sua, pregandolo di aiutarlo, perché la gente che gli aveva prestato il denaro, lo rivoleva indietro entro il giorno seguente. Inutile dirti che nessuno di noi aveva una tale cifra, nemmeno sommata fra noi tutti. Lui mi aveva detto che aveva fatto tutto il possibile per risolvere pacificamente la situazione, ma quelli non volevano saperne né di un risarcimento a rate, né di aspettare. Però Niall aveva trovato un modo per chiudere la questione senza troppo rancore. La figlia del proprietario aveva una cotta per me, ed il padre avrebbe fatto di tutto pur di vedere sua figlia felice. Perciò l'unica cosa che restava da fare era fare un patto con quest'ultima. Accettò senza esitare un secondo, ma ad una condizione: dovevo andare a letto con lei tutte le volte che avrebbe voluto. Fui costretto ad accettare, altrimenti sarebbe andata a frignare dal suo paparino e Zayn sarebbe andato in carcere, per giunta malconcio. Perciò da quella sera, diventai il suo svago preferito. Ogni volta che mi chiamava, per me era come morire. Non riuscivo a provare nemmeno piacere fisico. Sul suo volto vedevo apparire un'immagine di te che piangevi, e mi faceva male a tal punto da piangere ogni volta. Lei credeva fosse dovuto al sesso, ed era talmente superficiale da fregarsene. Una settimana dopo, Liam ci chiamò a tutti e quattro per annunciarci una cosa. Aveva ereditato da alcuni bisnonni americani, deceduti qualche giorno prima, un patrimonio molto ricco. Così, non sapendo del mio 'rapporto' con la figlia, andò con Niall dal proprietario del locale e da tutte le persone con cui Zayn aveva un debito, per restituire il denaro. Tutto sarebbe dovuto finire lì, e nessuno avrebbe mai saputo ciò che avevamo fatto, ciò che io avevo fatto, ma il senso di colpa era troppo forte. Non riuscivo a stare con te e non pensare a ciò che avevo fatto con quella Tara. Ogni volta che andavamo a letto, per me, era difficile scacciare dalla testa il pensiero, la tua immagine, di te che piangevi. Così, sono scappato via, come un codardo, lasciandoti un bigliettino con su scritto brevi cenni di me e Tara a letto. Avrei dovuto dirti tutto quanto amore mio. Ho sbagliato. Non dovevo, ma mi sono visto costretto ad accettare, per paura di mandare in prigione Zayn. Perdonami ti prego, anche se non lo merito."

"Quindi... Non è stata solo una volta" dico non riuscendo ad esprimere nient'altro che schifo e rancore.

"Mi dispiace angelo mio, ti amo ti amo così tanto" e si volta nella mia direzione, con gli occhi umidi.

Sono felice che stia soffrendo. Deve morire di dolore. L'umiliazione è ancora più grande di quanto lo fosse tempo fa. Non è stata solo una volta con lei, ma settimane! E mi ha anche mentito la prima volta che mi ha raccontato questa storia!

"Ferma questa macchina" ribatto secca.

"Ti prego dimmi che non mi hai dimenticato" mi dice con voce tremante.

"Ho detto di fermare questa macchina!" ripeto con tono più alto.

Fa come dico, e accosta lungo il marciapiede. Scendo subito e mi affretto a piedi, a raggiungere l'ospedale.

"Valerie! Dove stai andando!?" mi chiede, scendendo anche lui dalla macchina.

"Vai via!" urlo e mi metto a correre.

Raggiungo l'ospedale, accertandomi che non sia più dietro di me.

Salgo al reparto di Cameron e vedo sua madre uscire dalla stanza.

Mi fermo riprendendo fiato.

"Valerie! Che piacere rivederti! Ma cosa è successo? Hai corso per caso? Siediti tesoro" mi dice e faccio come mi consiglia.

"Cameron non da segni di miglioramento, ma perlomeno respira ancora" mi consola Gina.

Annuisco e mi prendo il viso fra le mani.

"Ora io devo andare. Tu entra se vuoi, che almeno sto più tranquilla nel lasciarlo con te."

Sorrido ed entro.

Esattamente come ieri. Mi avvicino a lui. Mi accosto al suo letto e mi siedo in un angolo del letto.

"Cameron."

"Svegliati. Fallo per me."

Nessuna risposta.

"Oh Cameron! Quanto mi fa male vederti così" dico e una lacrima scende lungo il mio viso.

"Ti amo" sussurro, passandogli una mano fra i capelli, poi sul viso e infine sulle labbra.

Mi avvicino a lui e lo bacio delicatamente sulle labbra. Un dolce bacio.

"Mh..."

Un rumore fuoriesce dalla sua bocca.

È tutto vero o sto delirando?

"Mh... Mh."

Di nuovo.

"Cameron" dico a bassa voce, riuscendo a malapena a sentirmi io.

"Vale...ri."

"Non posso crederci!" sussulto mettendomi le mani sulla bocca.

Sono troppo felice. È ancora qui con me.

"È..." sento dirgli.

Oh no. Non sta per dirlo vero?

"... un 'ti amo' quello che ho sentito?" mi domanda piano piano.

"Si. Si Cameron."

"Vieni qui" e allarga le braccia per accogliermi in un abbraccio.

Le lacrime scendono sul mio viso. Lacrime di gioia, di paura e di felicità. Non credevo potessi rivederlo. Ascoltare di nuovo la sua voce.

"Le tue parole mi hanno fatto capire che ho un motivo per non morire adesso."

"E quale sarebbe?" gli chiedo guardandolo negli occhi.

"Tu."

Mi bacia più e più volte. Finalmente, qualcosa va per il verso giusto.

Finalmente posso dire di star bene.

Attraction (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora