Capitolo 18

19 1 3
                                    

"Signorina ha bisogno di qualcosa?"

Chissà da quanto sto imbambolata davanti la camera dove è ricoverato Cameron, per essere ripresa da un'infermiera.

"Si, sto bene" mi limito a dire.

"Bene. Le visite sono aperte. Entri pure" mi ricorda l'infermiera.

Annuisco, accennando un piccolo sorriso. Devo entrare. Adesso o mai più.

L'ironia della sorte ha voluto che l'unica persona che era disposta ad aiutarmi a vivere una vita felice, ora sia ricoverata qui.

Eccolo lì. Cameron. Il ragazzo che ho allontanato da me, ora potrebbe andarsene davvero.

"Cameron" dico con le lacrime agli occhi, non sapendo cosa dire.

Mi avvicino e mi siedo sulla sedia accanto a lui. Le lacrime scorrono sul mio viso, ed io non tento neppure di fermarle. Come potrei? Lui è qui davanti a me, che combatte fra la vita e la morte. Non so se sono stata io la causa di questo, ma se così fosse, non me lo perdonerei mai. Ho distrutto la vita di un povero innocente.

"Cameron, mi senti?"

Ormai singhiozzo, fra le lacrime, e mi concentro sulla macchina che segna il suo battito. Sembra tutto regolare. Vederlo in queste condizioni, con tutti questi fili attaccati, in fin di vita, mi fa solo stare male. Se solo avessi evitato quell'invito a pranzo, se solo mi sarei limitata a mantenere con lui un semplice rapporto lavorativo, tutto questo, forse, non sarebbe mai accaduto.

"Valerie..."

"Cameron!" mi alzo subito e lo abbraccio. Non posso credere che abbia aperto gli occhi. L'infermiera mi aveva detto che era in pessime condizioni, dovute all'abuso di alcol. Invece eccolo qui. Sta combattendo, ma stavolta non da solo.

"Valerie..." mi riscuote dai miei pensieri. Stavolta il tono è più cupo, serio, quasi infastidito.

"Si Cameron?" gli chiedo allontanandomi di poco da lui per poterlo guardare meglio negli occhi.

"È..." prova a dire.

Capisco dalla sua voce che fatica anche a parlare.

"Sono qui Cameron. Sta volta ci sono. Non sforzarti, sei ancora debole..." mi interrompe con un lento gesto della mano, e aspetto che mi dica ciò che deve dirmi.

"...colpa tua."

No. No non è vero. Cameron mi sta dando la colpa? In modo così sfacciato? No ma che dico. Me lo merito. Ha ragione. L'ho illuso, ma ora sono qui per rimediare.

"Cameron, ti prego. Perdonami. Io non so cosa voglio veramente. O meglio, non lo sapevo fino ad adesso. Ho capito quanto tengo a te. Ti prego di perdonarmi."

Il suo volto si addolcisce. So che prova qualcosa per me che va al di là della rabbia e del rancore. Amore. Questo è.

"Vai via, non ti voglio" sul suo volto ancora c'è il suo sorriso bellissimo, che, a poco a poco, si trasforma in un ghigno quasi malvagio.

"C-cosa?" balbetto.

"Ho capito, che non sei niente per me. Non voglio una persona che mi faccia stare... così."

Ogni sua parola è una pugnalata per me. Ma dov'è il mio dolce e gentile Cameron? Non può pensare veramente queste cose.

Non sei niente per me

Non ti voglio

Mi rimbombano mille volte nella testa queste parole. Vederlo qui, davanti a me, e sapere che non mi vuol più, che non mi permetterà neanche di aiutarlo, mi fa cadere a pezzi. Non mi vuole. Non mi vuole. Mi odia. Dio mio, cosa ho fatto!

Dolore, lacrime, sofferenza. Basta. Non può avermi dimenticata così. Io. Lui.

NO!

Sono ancora qui. Su questa sedia, di fronte a Cameron. Lui ed io. Era solo un incubo.

Ma da quanto sono qui?

Non appena mi riprendo, osservo Cameron, ma niente. I suoi occhi sono chiusi, intrappolato in un lungo sonno, che spero finisca presto.

"Cameron. Ehi, so che non puoi sentirmi. Sono Valerie. Valerie, la ragazza che non ha saputo prendersi cura di nessuno. Mi hai dato tanto, eppure... eppure non sono stata in grado di darti niente. Dolore. Solo questo ti ho dato. Tanto tanto male. Non meriti questa sofferenza. Forse, è un modo per punire me. Finalmente Dio ha capito che diavolo a messo sulla Terra e vuole eliminarmi una volta per tutte, lentamente, facendomi soffrire. Stare qui, davanti a te, e non sapere se potrò rivedere i tuoi bellissimi occhi marroni, il tuo sorriso raggiante, per me è una tortura. Se sapessi che morirai, me ne farò una ragione. Saprò che, oltre ad essere una persona orribile, senza cuore, sono anche un'omicida. Già. Proprio di una persona come me dovevi innamorarti? Ti avevo messo in guardia su chi ero, eppure hai corso il rischio. Ed ora, chi sconta il dolore che hai provato, sono io. L'unica artefice dei tuoi mali. Eri felice prima. Prima di me. Ora sei qui. È che l'attesa mi sta uccidendo. Come posso aver ucciso una persona meravigliosa come te? Nash mi dice che sono la sua salvatrice, la sua musa, ma come posso esserlo? Sono un'egoista, una ladra incallita. Faccio mio tutto ciò che voglio, senza dare niente in cambio. Cameron, non so se ti sveglierai, ma voglio che tu sappia che mi hai insegnato una cosa che non sapevo nemmeno esistesse, o meglio, alla quale non ho mai creduto. L'amore. Mi hai insegnato cosa voglia dire amare, amare davvero, perché tu, senza dirmi niente, mi hai fatto capire tutto. Mi hai fatto capire che cosa voglia dire soffrire per amore. Se prima qualcosa poteva ferirmi, tu mi hai fatto capire che qualcosa a cui tieni può distruggerti. Tu mi stai distruggendo, ma non prenderla come una cosa negativa. Perché ora, se tu ti sveglierai, ricostruiremo insieme ciò che eravamo e ciò che saremo. Solo ora, ho capito quanto sia vero il detto 'Capisci di amare qualcosa solo quando stai per perderla'. Probabilmente, io, l'ho capito troppo tardi. Sappi che io, ora come ora, sono in bilico quanto te: adesso la mia vita dipende da te, e puoi scegliere se vendicarti e distruggermi, morendo, oppure svegliarti e darmi la possibilità di imparare cosa voglia dire essere felici con chi si ama. Sta a te la scelta, ma sappi che, in entrambi i casi io ti amerò. Perché chi si ama per la prima volta, si ama per sempre, almeno nel caso mio."

Aspetto qualche istante in silenzio, davanti a lui, come se attendessi una sua risposta. Devo rassegnarmi all'idea che la felicità non sia cosa per me.

Mi alzo, lasciando su di lui un ultimo sguardo. O meglio, ciò che resta di lui. Chiudo la porta alle mie spalle e mi rendo conto di non aver mai vissuto veramente, fino ad ora.

Cameron è stato in grado di darmi la vita per il breve tempo che è durato il nostro noi. Peccato che sia durato troppo poco per assaporare veramente la felicità. Lascio l'ospedale con il cuore a pezzi.

Sta volta me la sono cercata. Sta volta non ci sarà nessun salvatore.


Attraction (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora