Capitolo 15

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La prima volta che sono arrivata in questo ospedale ero con Cameron, ed avevo la certezza che lui, per me, non sarebbe mai stato niente. Ora mi ritrovo qui con Nash, e non posso fare a meno di pensare all'espressione che aveva sul volto nel momento in cui sono fuggita via da casa sua.

A volte le cose accadono e non sai nemmeno come siano potute succedere. Fai qualcosa con la massima convinzione e poi stai lì a pensare come hai potuto fare una cosa del genere. Non è possibile mettere d'accordo il cuore e la testa. È così e basta.

"Prego" ci dice l'infermiera aprendo la porta di fronte alla quale siamo seduti noi.

Entriamo porgendole un sorriso, e ciò che vedo è un colpo al cuore per me.

Vedere mia madre lì, stesa su un letto d'ospedale, lei che è stata forte per una vita intera. Vederle il volto stanco e il corpo immobile è una scena agghiacciante. I suoi bellissimi capelli mossi non ci sono più. Non può essere la stessa donna che mi ha messa al mondo. Non può essere la stessa donna che mi ha cresciuta. Non può essere la stessa donna che ho visto fino a pochi giorni fa con un sorriso sulle labbra. Non sarà la stessa donna, ma sarà sempre la mia fortissima mamma.

Mi avvicino cautamente al suo letto, quasi temendo che ogni mio passo possa recarle dolore e sofferenza. Mi siedo sul bordo e la osservo sbattere debolmente gli occhi per vedermi con più attenzione.

"Come sei bella bambina mia... Ogni giorno più bella..." mi dice in un debole sussurro.

"Come stai?" mi limito a dire, come se non lo sapessi già.

"Molto meglio. I dolori non ci sono quasi più" mi risponde posando lo sguardo sulle mie mani, che strofino nervosamente.

"E allora perché stai... così?" le domando, alzando le mani in un gesticolio isterico.

"Tesoro mio, stai tranquilla, andrà tutto bene. Prendi questo" e mentre mi dice questo, mi lascia tra le mani un foglietto.

"Recati a questo indirizzo. Ci sono delle persone che possono aiutarci per pagare le cure."

"No mamma, ci penserò io. Abbiamo fin troppi debiti."

"Non preoccuparti, già sono d'accordo con me. Basta che tu vada lì e dica chi sei. Sapranno loro cosa fare."

Vedendo il suo stato debole, non mi oppongo, stringo il biglietto fra le mani e annuisco.

"Chi è questo bel ragazzo? Non dirmi che sono stata via per così tanto da esserti già trovata un fidanzato!" dice per rendere l'atmosfera meno tesa.

Nash fa un risolino e si avvicina.

"Piacere signora Ross, mi chiamo Nash e sono il marito di sua figlia" e dicendolo prende la mano di mia madre e le posa un dolce bacio su di essa.

"Ragazzo non sono una Ross da un bel po' di anni ormai. E nemmeno una signora! Sono così vecchia? Comunque è un vero piacere, sembri un ragazzo simpatico" dice mia madre, strappando un sorriso.

"Può star certa che sono anche un tipo apposto. Come ho il piacere di chiamarla?" le domanda Nash imitando un perfetto gentiluomo.

"Chiamami Marion, che sono arcistufa di sentirmi dare del lei dentro questo posto."

È incredibile come mia madre riesca a rendere piacevole un ambiente così deprimente e, inequivocabilmente, pesante. Ma è sempre stata una sua dote quella di ironizzare anche sulle situazioni più serie.

Nella stanza ora si respira un'aria più leggera, quasi anormale, rispetto al luogo in cui ci troviamo.

"Ora piccola vai a questo indirizzo, altrimenti poi farà troppo buio."

Annuisco, le do un bacio sulla fronte e usciamo.

"Simpatica tua mamma" mi dice Nash.

"Lo so" gli dico ridendo.

"Ed è anche molto bella."

"Non ci vorrai provare con mia madre spero!" gli dico facendo la finta seria.

"Non ti assicuro niente baby" mi dice facendomi la linguaccia.

Mi do una leggera spinta sul braccio e arriviamo al parcheggio.

"Vuoi che ti accompagni io oppure vuoi andarci da sola?" mi chiede Nash una volta saliti in macchina.

"Meglio che ci vada da sola, non so chi mi ritroverò davanti."

Nash mi guarda poco convinto e mette in moto.

"Non vorrei lasciarti nelle mani di un pazzo maniaco. Non me lo perdonerei mai!"

"Tranquillo. Ormai ci sono abituata" gli faccio l'occhiolino e lui fa il musetto offeso.

Scoppiamo in una risata non appena ci guardiamo negli occhi. Arriviamo davanti casa mia prima di quanto avevo immaginato.

"Tienimi aggiornato."

"Contaci."

Entro in casa e mi do una sistemata prima di riuscire. Non so con che gente avrò a che fare, perciò opto per un paio di jeans e una maglietta bianca. Un look che non passerà mai di moda. Mi sciolgo i capelli e li lascio leggermente mossi sulla schiena. Riprendo l'indirizzo dentro la tasca della felpa e lo leggo.

Fert Street 35

Non mi viene in mente niente.

Scendo le scale e salgo in macchina. Accendo il navigatore ed inserisco il misterioso indirizzo.

Secondo il GPS, dista da casa venti minuti. Per calmare l'agitazione che mi pervade tutto il corpo, mentre sono al volante accendo un po' di musica. Parte Greedy di Ariana Grande, che mi da la carica giusta per affrontare questo incontro.

Eccomi. Arrivata. Parcheggio lungo il viale e mi metto a cercare il numero civico riportato sul pezzo di carta che ormai stringo da dieci minuti. Non appena leggo il numero 35 mi comincia a salire l'ansia. La casa è molto bella, e devo dire che il giardino è particolarmente curato. Faccio un respiro profondo e busso alla porta. Sento dei rumori di passi scendere le scale. La porta si apre. Perdo un battito non appena vedo chi mi trovo davanti.

"Valerie?"

"Dylan?"



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