Capitolo 28

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La serenità di poco prima si trasforma, ben presto, in mancanza. Non mi vergogno affatto a dirlo, ma mi manca mia mamma. Prendo il telefono e compongo il numero di Dylan.

-Pronto?-

-È successo?-

-Quando?!-

-Non lo so di preciso. Credo questa notte.-

-Sono dispiaciuto per te, Val. Ma ora è in un posto migliore. Condoglianze.-

-Si, lo so.-

-Cosa intendi fare?-

-Ora è nelle camera mortuaria. Vorrei andare lì, un'ultima volta.-

-Sicura che ti farà bene?-

-Non mi farà bene, fin quando non mi dirà lei stessa di star bene.-

-Perciò ti aspetti che ti dica qualcosa?-

-Esattamente.-

-Valerie, non vorrei mettermi in mezzo più del dovuto ma... Non credi che sia impossibile?-

-No.-

-Io mi riferivo al fatto che ti possa parlare.-

-Anche io.-

-Valerie, sii realista: i morti non parlano.-

-Mia madre è viva, nel mio cuore. Mi rifiuto di credere che sia morta.-

-Ma lo è, purtroppo.-

-Non credo nella morte. Ritengo che esista solo la morte terrena, quella del corpo, e che lo spirito rimanga vivo. Fin quando ci sarà qualcuno che la terrà ancora fra i suoi pensieri, e nel suo cuore, allora sarà viva.-

-Sei così...-

-Così?-

-...Niente.-

-Così pazza? Beh se intendi per questo che sto dicendo, mi definirei più una persona che vede le cose sotto un altro punto di vista.-

-No intendevo così poetica. Sembri vivere con la tua testa da un'altra parte.-

-Grazie.-

-Vuoi che ti accompagni in ospedale?-

-Se vuoi deprimerti a vedere un corpo senza vita che conosci, allora no.-

-Va bene.-

-Okay.-

-Sotto casa tua.-

-Fra dieci minuti.-

-A dopo.-

-A dopo.-

Con Dylan è tutto così strano. È come se lui esistesse solo per stare al mio fianco. Fin dal nostro primo incontro, a scuola, mi è sempre stato accanto. Anche se non siano parenti, da lui ho sempre ricevuto un affetto fraterno, quasi intimo. Per quanto lo possa essere un qualsiasi rapporto con la sottoscritta.

Sento bussare alla porta, e vado ad aprire. Davanti a me si presenta Dylan con un paio di Nike ai piedi, un paio di jeans neri attillati, una camicia blu. Solo con il volto di Cameron.

"Che ci fai qui?" chiedo non molto sorpresa.

"Andiamo" i limita a dire, prendendomi per un braccio.

"Ma non ci penso proprio! Non voglio venire con te."

"Ci sta aspettando. Ti sta aspettando."

"Devo andare con Dylan" e punto i piedi a terra.

"Aspetterà."

Sta volta mi faccio trascinare e saliamo sulla sua auto. Rimaniamo in silenzio, cullati dai suoni leggeri del vento. Mi poggia una mano sulla mia. È proprio questo ciò che mi ha fatta innamorare di lui, la sua empatia. Sa capirmi, senza il bisogno di parlare. Basta che mi guardi negli occhi per sapere cosa dire. Su questo non ha mai sbagliato. Mi riviene in mente l'albero. Il nostro albero. Lui mi ha salvata dall'oscurità. Ed io ce l'ho fatto finire dentro. Eppure ci completiamo. Non mi muovo, perché sono ancora arrabbiata con lui, ma non mi ritraggo neppure.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 14, 2016 ⏰

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