Capitolo 13

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"Senti so che ho sbagliato tempo fa, ma ora sono qui, e non puoi negare di essere sorpresa quanto me."

"No, non lo nego infatti. Provo un'implacabile sensazione di schifo. Si, hai capito bene, mi fai schifo" ribatto arrabbiata.

"Ti ho già chiesto scusa tante volte Valerie."

"Quindi pensavi che, dopo avermi spezzato il cuore e aver sgretolato e ridotto in polvere la mia dignità, sarei tornata fra le tue braccia, come se nulla fosse mai accaduto? Beh, se era questo ciò che pensavi e pensi, hai sbagliato tutto Harry. Sapevi quello che ho passato e che stavo passando, ma nonostante tutto te ne sei altamente fregato e te ne sei andato con una sgualdrina qualunque. Mi fai solo pena, perché non ti ho mai chiesto niente, se non essere amata sul serio. Ti odio" gli dico, cercando di mantenere la calma il più possibile.

"Già il fatto che tu mi odi, mi fa sentire meglio. In fondo odiare e amare è un po' la stessa cosa, non credi?" mi domanda sfacciatamente.

"Senti ti chiedo con tutto il rispetto del mondo di uscire di qui, altrimenti..." non riesco a finere la frase tanta è la rabbia dentro di me.

"Altrimenti cosa?" mi incoraggia, divertito, a proseguire con la mia minaccia.

Si fa avanti di un passo, assumendo un'espressione maliziosa e, allo stesso tempo, provocatoria.

"... altrimenti te la vedrai con me."

Quella voce.

"E tu chi saresti? Il suo ragazzo?" chiede sottolineando la parola 'ragazzo', e voltandosi verso Nash, che è appena entrato in negozio.

"Già, perciò fuori di qui, ora" ribatte secco.

Incrocia le braccia al petto facendogli capire di fare sul serio.

Harry si volta un'ultima volta verso di me e mi fa l'occhiolino.

"Allora ci si vede baby" e mentre mi sussurra queste parole all'orecchio, non posso trattenere i brividi.

Esce disinvolto dal negozio e lancia uno sguardo curioso verso Nash, che sembra molto incazzato con lui.

"Tutto bene piccola?" mi riscuote dai pensieri Nash, che ora è vicino a me e mi accarezza una guancia con una mano, mentre con l'altra ne tiene una mia.

"Si. Si, credo. Grazie Nash" mi limito a dire, ma lui capisce che sono ancora scossa per l'accaduto.

"Andiamo, mi spiegherai tutto fuori di qui" e nel frattempo mi trascina verso la porta.

"Nash non posso! Devi restare a lavorare!" gli dico cercando di liberarmi dalla sua presa.

"Tesoro, non so se ti sei resa conto dell'orario, ma dovevi staccare circa dieci minuti fa" mi dice sorridendo.

Controllo l'ora sull'orologio. È vero.

Avverto Phil della fine del mio orario e sento che mi urla un 'okay vai pure Vale, ci vediamo la prossima volta!'

Usciamo e salgo sulla macchina di Nash.

Non so dove mi stia portando, ma basta che mi porti lontano da questo posto.

Mi assalgono mille pensieri nella testa.

Dopo cinque minuti di silenzio, Nash abbassa la musica.

"Allora... Credo che tu abbia qualcosa da dirmi."

Mi aspettavo questa domanda, e sento che posso fidarmi nel raccontargli l'accaduto.

"Harry era il mio ragazzo. Abitavamo entrambi in Inghilterra e, dopo essermi trasferita, ho perso ogni contatto con lui. Non so io motivo di questo suo trasferimento negli Stati Uniti, ma anche lui sembrava sorpreso quanto me di questo incontro. La situazione stava degenerando, ma sei arrivato tu, che hai troncato ogni sua intenzione" gli riassumo brevemente, mantenendo gli occhi fissi fuori dal finestrino.

Sento il suo sguardo su di me.

"Vi siete lasciati perchè tu ti sei dovuta trasferire?" mi chiede.

"No. Mi aveva tradita. Era andato con un'altra."

"E l'hai scoperto tu oppure te lo ha detto lui?"

"No me lo ha scritto su un cazzo di biglietto."

Sento i nervi tendersi dentro di me.

"Capisco..." si limita a dire.

Sento che c'è qualcosa che mi sta nascondendo.

"Nash, cosa ti prende?"

"Ha un volto molto familiare."

Rimango perplessa e, notando la mia espressione, si affretta ad aggiungere.

"Mi sembra di averlo gia visto da qualche parte, ma potrei sbagliarmi."

"Dove?"

"Non ricordo" conclude.

"Nash, perchè sei venuto?"

"Perchè volevo passare del tempo con te..." si volta e mi sorride.

"...e" insisto.

"...e Cameron mi ha chiesto di vedere se stavi bene."

Lo sapevo. Ma perchè continua a tormentarmi?

"Nash, non voglio sembrarti insensibile, ma non voglio avere più niente a che fare con lui" gli dico.

"Ti ha fatto qualcosa?"

"No, solamente non voglio più illuderlo di una possibile rapporto o relazione, che per me sarebbe impossibile avere."

"Dallas fa un po' il coglione, ma è evidente che a te ci tiene" ribatte sorridendo.

"Nessuno può tenerci a me..." sussurro fra me e me.

"Perchè ti chiudi con me? Posso capire con gli altri, ma perchè con me? Puoi fidarti lo sai."

"Nash, non mi posso fidare di qualcuno nemmeno se volessi. Ho un concetto di fiducia molto limitato per essere alla portata di tutti."

"Cosa posso fare per avere la tua fiducia?" mi chiede come se fosse qualcosa che vuole veramente.

"Non lo so..." affermo sinceramente.

"Beh troverò un modo. E quando accadrà, voglio che tu mi racconti tutto di te."

"Va bene" gli rispondo sorridendogli.

"Promesso?" mi chiede, porgendomi il mignolo della sua mano destra.

"Promesso" e lo stringo con il mio.








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