Capitolo 8

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"Perché l'hai fatto per me?" chiedo senza capire il motivo di tale gesto.

"Perché dal nostro primo incontro non ho fatto che pensare a te. Questa è l'espressione dei mie pensieri."

Osservo ancora quel capolavoro, e solo un momento dopo riconosco cosa sia.

"Cameron, precisamente quando l'hai fatto?" gli chiedo indicando ciò che abbiamo davanti.

"Te l'ho detto, il giorno che ci siamo conosciuti."

Non è possibile. Cameron ha inciso su un tronco due persone abbracciate in una stanza, con accanto una porta che apre sull'oscurità più totale. Come è possibile? Ha fatto il mio stesso sogno? Ha sognato questo prima che lo sognassi io?

"Cosa significa questo?" domando.

"Non ne ho un'idea precisa, perché è un sogno che ho fatto la notte stessa che ci siamo conosciuti. Mentre davo forma concreta al sogno, gli ho dato una mia interpretazione. Due persone opposte che si attraggono. Opposti uguali. Che sanno completarsi. Che hanno dato un senso a tutta la loro vita. Che hanno trasformato il male e il dolore che hanno dentro in bene. Le due anime nere, con un semplice contatto..."

"... hanno purificato le loro anime " completo la frase al posto suo, e mi stupisco di quanto siamo simili.

"Esatto, ma come hai fatto a sapere cosa stavo per dire?" chiede evidentemente sorpreso.

"Casualità..." mento.

"Bugiarda, dimmi la verità" dice facendomi l'occhiolino.

"Forse un giorno" ironizzo.

Annuisce e guardo i suoi perfetti lineamenti. Istintivamente lo abbraccio, davanti alla sua opera, e lui ricambia, un po' sorpreso, il mio gesto. Non posso fare a meno di osservare quell'incisione mentre ci abbracciamo, e lui sembra fare lo stesso.

"Mia... " sussurra al mio orecchio.

" Tua... " rispondo in un sussurro.

No non posso permettere tutto questo. Mi ritraggo subito, anche se non ne avevo voglia. L'unica cosa che voglio è stare fra le sue forti braccia. Forse l'unica cosa che ora come ora posso chiamare casa.

Mi crederete pazza nel voler star lontana dall'unica persona che mi trasmette un po' di tranquillità e serenità, ma non voglio diventare dipendente da lui.

Cameron non è all'altezza di un simile peso, che finirebbe per devastare la sua vita. Non posso fare che ogni mia azione ed emozione sia collegata a lui. Non posso permettere al mio cuore di prevalere sulla testa. Eppure sento che se non mi ci allontanerò il prima possibile, potrebbe sconvolgere la mia vita in un modo irrecuperabile.

Nel mentre formulo questi pensieri dentro di me, sento che l'atmosfera calma e serena, di qualche minuto fa, sta svenendo sotto i miei occhi. Il volto di Cameron si irrigidisce, si tramuta in un'espressione totalmente diversa.

Si avvicina lentamente ma a grandi passi verso di me, con un sorriso in volto identico a quello di ieri notte. Sta volta raccolgo tutto il coraggio che ho in me e rimango con i piedi piantati a terra. Deve capire che non starò sotto di lui. Siamo pari.

Non appena si ritrova a pochi centimetri dal mio volto, mi rendo conto di quanto sia sexy in questo momento. Il volto impassibile, la fronte corrucciata e il suo sorriso risvegliano in me un fuoco che arde sotto il suo pieno controllo. Allunga le braccia verso di me e mi stringe a sé. Mi bacia in modo furioso, assetato di potere. Pensa di poter comandare anche ora? Gli dimostrerò che non è così. Lo spingo contro un tronco e mi ci avvento sopra. Le nostre bocche si cercano, ma non gli darò la soddisfazione di dargli ciò che desidera. Dovrà struggersi a tal punto da credere di impazzire. Le mie mani gli scompigliano i capelli, mentre le sue avvolgono ogni centimetro del mio corpo. Sento crescere in me un'eccitazione mai provata. Ogni volta che fa più pressione con le mani, gemo baciandogli il collo. No. Comando ancora io. Gli prendo il collo con entrambe le mani e lo chino leggermente sul mio viso.

Se crede che sto per baciarlo è proprio un coglione.

Prendo il suo labbro inferiore fra i denti e lo tiro fin quando non lo sento gemere dal piacere. Passo la mia lingua sulle sue labbra gonfie e rimane immobile mentre chiude gli occhi per ciò che gli sto facendo. Improvvisamente assisto ad uno scambio di ruoli.

"Okay, adesso tocca a me, vediamo se resisti" mi sfida mentre mi fa toccare la schiena sul tronco dove, fino a un secondo prima, c'era lui.

Alzo un sopracciglio per sfidarlo e non aspetta nemmeno un secondo che si avventa sul mio collo. Nello stesso tempo, mi prende le gambe ed io gliele stringo attorno alla vita per non cadere. Gli metto le mani sul collo e gli lascio il posto da comandante per un po'. Ho proprio voglia di vedere fino a dove si spingerà. I suoi baci si fanno sempre più intensi e sento salire in me l'adrenalina del momento. I suoi baci si alternano a morsi e, ogni tanto, sento la sua lingua far pressione sulla mia pelle nuda. Sento succhiare leggermente la pelle sul mio collo, e non riesco a trattenere un gemito. Scendo dalla sua stretta, ma non appena poggio i piedi a terra, si avvicina ancora di più.

"Allora mia bella Valerie, scommettiamo che sei eccitata tanto da bagnare le mutandine?"

Non appena pronuncia questa frase lo guardo negli occhi e faccio un risolino.

"Se mettessi la mano lì dentro troveresti tutto perfettamente in ordine" gli dico mentre accenno ad un sorriso.

"Bene, il meglio deve ancora arrivare" e senza darmi il tempo di ribattere mi bacia.

Il bacio diventa sempre più passionale fin quando sento che comincia strusciarsi contro di me. Sento quanto gli piaccia tutto questo, e capisco che stiamo andando troppo oltre.

Mi stacco dal bacio e gliene lascio un ultimo a stampo sulle labbra. Lui mi sorride e mi abbraccia forte a se. Alzo lo sguardo verso i suoi occhi e vedo che quello sguardo di prima è cambiato. Ora sembra più rilassato, più sereno. Quando lo sguardo diventa più intenso, vedo nei suoi occhi un velo di timore, oserei dire paura.

Si stacca immediatamente da me e indica il sentiero per tornare in ospedale. Non capisco questa sua reazione. Guardo l'ora sul telefono. Mancano ancora venti minuti prima che inizino le visite, perché mi ha allontanata?

Lo guardo intorno e torno a posare gli occhi su Cameron. Ha lo sguardo basso e cammina senza proferir parola. Alza per un istante lo sguardo nella mia direzione e lo riabbassa immediatamente non appena nota che lo sto fissando. Distolgo anche io lo sguardo e mi concentro sul paesaggio che ci circonda.

"Hai un ragazzo?" dice serio.

Rimango perplessa dalla domanda. Perché vuole saperlo? Che gliene importa se ho o meno un ragazzo?

"No" rispondo. Dopo qualche secondo chiedo, un po' in imbarazzo "... e tu?"

"No" risponde impassibile.

Non so perché ma questa risposta mi fa tirare un sospiro di sollievo. Forse perché non avrei dovuto spiegare niente alla sua fidanzata. Forse.

Sorride e si avvicina a me.

Fa per prendermi la mano ed io gliela porgo, sentendomi un tantino fuori luogo.

Non sono mai stata abituata a gesti d'affetto, anche se così semplici, perciò mi riesce difficile contraccambiare.

Mi stringe la mano e rientriamo in ospedale.

Non mi sono mai sentita così confusa prima d'ora.


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