XXII

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Mentre andammo verso il tavolo mi scontrai con Federico.
Non potevo evitarlo avrei dovuto spiegargli ogni cosa.
''Fede ciao''
''Sophie, come sta Stefan?''
''Meglio, si rimetterà presto''
''Ah sono contento''
Si vedeva l'aria di sarcasmo che c'era tra le sue parole, ma non potevo biasimarlo.
''Dopo le lezioni, ti andrebbe di pranzare insieme?''
''Certo, a dopo''

Pablo non capì granché. Quando parlavo con Federico, Claudia e Stefan usavamo l'italiano, almeno avremmo tenuto un po' della nostra cultura.
''Cos'è successo?'' chiese Pablo.
Per quanto possa essere davvero simpatico, era un tantino invadente, ma gli spiegai ugualmente la situazione.
''Wow, beh dovresti davvero dirlo a Federico, si vede che ami Stefan''
rispose dopo ogni spiegazione.
Se si notava pure dagli occhi degli altri, eravamo solo io e Stefan incapaci a stare insieme. Eravamo talmente presi dalle frivolezze, che non ci rendevamo conto quanto insieme potevamo davvero stare bene.
''Gli parlerò, grazie'' risposi.
Arrivammo al tavolo.
''Ragazzi lei è Sophie, è nuova''
disse Pablo.
Iniziarono a presentarsi.
''Io sono Rachel''
''Io sono Leon''
''Loro sono i miei migliori amici, Leon e io ci conosciamo da tanto tempo'' disse Pablo.
''Piacere ragazzi'' risposi.
Iniziarono a farmi domande una dopo l'altra fino al momento in cui arrivó il momento di andare a lezione.
La prima ora era italiano. Mi sentivo ovviamente la più privilegiata, dal momento che al mio corso ero l'unica italiana.
''Miss Zambelli'' scritto sulla lavagna, mi ricordava le innumerevoli serie tv che seguivo. Ogni volta vedevo che fuori dall'Italia, le scuole erano così ben strutturate che avevo sempre sognato poter frequentarne una simile, ed eccomi qui. In un accademia di danza a studiare e ballare ogni istante della mia vita.
L'insegnante assegnò un lavoro di coppia dove dovevamo fare conversazione in italiano, e per me sarebbe stata davvero una passeggiata. Ero accanto a Pablo e cercavo in tutti modi di aiutarlo a dire qualche parola in italiano.
''Ciao'', ''Buongiorno'', ''Pizza" e "Spaghetti" erano le uniche parole che conosceva.
"Pablo dovrei proprio farti da tutor'' dissi in inglese e venni subito zittita dall'insegnante con la voce strillante:
''In italiano, parlate in italiano''
Ma non ci fu più tempo, che la campana del cambio d'ora suonò.
''Comunque mi piacerebbe tanto che mi aiutassi in italiano, domani dopo le lezioni ci vediamo?'' disse.
''Oh senz'altro'' risposi.
''Su dai andiamo, ora c'è contemporaneo''
Non vedevo l'ora di iniziare questa lezione. Andai di corsa nello spogliatoio e indossai il body.
''Buon giorno a tutti'' disse entrando la maestra. Era una donna alta, mora e piena di muscoli. Si vedeva che aveva lavorato sodo in tutti questi anni.
''Disponetevi tutti a terra, inizieremo da qualche esercizio di riscaldamento''
La danza richiede corpo e cervello. Per salire su un palcoscenico devi avere alle spalle studio e allenamento quotidiano, ma in scena non devi farli trasparire.
Dopo aver finito il riscaldamento ci disse di iniziare ad improvvisare ad uno ad uno, fare uscire la propria personalità e farla conoscere agli altri. Ognuno raccontava la propria storia, le proprie emozioni. La danza è questo. Recitare e mettere in atto la nostra vita e trasmetterla agli altri. Tutti possono ballare, ma solo gli artisti danzano.
Toccava a me. Sentivo gli occhi di ogni persona in quella sala su di me. Era il momento di aprirmi, aprire la gabbia dove ero rinchiusa come un povero uccellino e volare via. Ero rinchiusa sempre lì, sentendo il mondo esterno lontano e stando estranea agli altri. Era difficile uscire, uscire dal quel posto. Essendo colei che teneva sempre tutto dentro, dentro la gabbia, e non muovendosi mai, non potevo stravolgere me stessa così facilmente. Era doloroso uscire da lì e sentirsi giudicati perchè ad esempio non ero una di quelle ragazze sempre spigliate. Ma oggi mi sentivo pronta di volare nel mondo esterno. Sono anch'io una protagonista, e non più un personaggio secondario della mia stessa vita. Danzavo, con tutta me stessa. Per trasmettere qualcosa, devi essere sicura di ciò che sei. Conoscerti, e io in quel momento ero sicura di me. Non pensavo a niente, perché se pensavo fermavo ogni mia creazione e ogni mio movimento.
Infine dissi il mio nome: ''Ecco, quella era Sophie''
''Una magica Sophie'' disse Pablo.
''Grazie'' sussurrai.
La lezione continuò con altre improvvisazioni, fino a quando terminò.
''Sei stato grande, la Spagna sarà fiera di te'' ed entrambi iniziammo a ridere.
''Lo stesso dovrebbe esserlo l'Italia per te''
''Sei un gran bell'amico Pablo''
''Mi friendzoni per caso? Scherzo, anche tu non sei niente male'' rise.
''Dai non ci possiamo lamentare, adesso scappo che devo andare da Federico, ci si vede''
''Stammi bene''
Andai verso la sala di Federico, ma non c'era nessuna traccia e decisi di chiamarlo.
''Pronto Sophie''
''Ehi Fede, non dovevamo vederci?''
''Sto sistemando delle cose, ci sentiamo presto''
Sistemando delle cose? Quali cose?
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Buon giorno ragazzi, spero che stiate tutti bene. Ho sentito del terremoto in centro Italia, c'è qualcuno che l'ha sentito? State tutti bene?

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