XIX

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Arrivata in camera arrivò una chiamata da Stefan, decisi di non rispondere e far finta di non sentire. Non volevo altri pensieri in testa. Spensi il telefono, e passi il resto della giornata in camera ad organizzare ogni cosa per il primo giorno di scuola.

7:00 del mattino, la sveglia suona e dalle finestre leggermente socchiuse si sentiva il cinguettio degli uccelli che auguravano buona giornata. Aspettavo questo giorno da sempre, sin dal primo momento che iniziai a ballare.
La sera prima, avevo già preparato la divisa e tutto il materiale e avevo tutto il tempo a disposizione, per sistemarmi con calma. Feci una doccia veloce, e iniziai ad acconciare i capelli. Da casa avevo portato un miliardo di forcine, che ero sicura al cento per cento che avrei smarrito nel giro di qualche giorno. Un bello chignon, accompagnato dal fiocco azzurro che dobbiamo indossare insieme alla divisa.
L'azzurro è sempre stato il mio colore preferito, ed era inevitabile che io non impazzissi per la scelta dei colori che avessero fatto per questa divisa.
Avevamo per le lezioni di danza un body celeste a bretelline, con un'ampia scollatura sulla schiena e un gonnellino trasparente, che amavo letteralmente.
Invece, per la scuola potevamo indossare la tuta, se prima delle lezioni o dopo, saremmo dovuti andare in sala, oppure dovevamo indossare un completino di gonnellina e maglietta, stile cartoni giapponesi. Mi sentivo molto bene con questi vestiti addosso , ed ero davvero elettrizzata.
Nel frattempo che Claudia si iniziasse a preparare, andai alla caffetteria dell'accademia per fare colazione. Mi sentivo davvero bene, piena di positività. Non avevo mai visto la caffetteria così piena, tutti gli studenti erano tutti insieme a fare colazione ed essere una delle nuove arrivate risultata abbastanza strano. Avrei dovuto ambientarmi il prima possibile, perché per quanto mi piaccia stare in solitudine, volevo davvero conoscere più gente possibile.
'Sophie ciao' era Pablo. Il suo accento spagnolo unito all'inglese era davvero pura magia.
'Hey pablo, come va?'
'Bene bene dai, la tua prima lezione?
'Inglese, non vedo l'ora di iniziare'
'Oh bene, siamo insieme allora'
Ero contenta di avere qualche faccia conoscente a lezione, non sarei almeno rimasta sola nel banco o non sarei stata la novellina che cercava un compagno disperatamente.
'Facciamo strada insieme? Non ho ben capito dove siano le classi' chiesi.
'Certo, andiamo'
Stranamente non avevo visto né Federico, né Stefan e per quanto volessi stare un po' lontana da entrambi, nonostante Federico mi avesse davvero presa per i suoi comportamenti, volevo avere tempo per me e per godermi questo primo momento in accademia.

Con l'inizio dei corsi tutti cominciavano ad uscire dalle camere prestissimo, con un gran bel borsone pieno di scarpette, scaldamuscoli, tute e soprattutto i libri per le lezioni e e l'umore indeciso tra la felicità e l'infelicità nell'entrare in aula alle otto e mezza ed uscire nel pomeriggio.
Lezione di inglese, italiano, aritmetica, poca poesia e tanto solfeggio, carattere, classico e contemporaneo.
Si immischiavano i vari dialetti degli insegnanti, chi aveva un accento pienamente inglese, chi invece proveniva dall'america.
Le aule erano colme di sudore, fatica e soprattuto richiami da parte degli insegnanti che se ovviamente qualcuno eseguiva un passo senza grazia, subito si sentiva rimproverata con una sgridata.
Era difficile sopportare queste cose, ma la danza è davvero questo. Non abbattersi mai, nonostante tu stia sbagliando, non si deve mollare mai.
Le lezione si prolungavano davvero tanto, ma la voglia di imparare passi nuovi rendeva la lezione meno pesante. Era ovvio che come prime lezioni, ero davvero distrutta, ma ero fiduciosa di me stessa.
Ogni persona in quella stanza ha una propria storia. Amo osservare chi mi sta attorno, seguire le loro spontaneità e la loro fatica mentre comunicano. Metto insieme le loro doti e il loro atteggiamento, li assimilo per portarli dentro di me e in seguito davanti a un pubblico. La danza è il modo di esprimermi e poter ballare in un posto del genere è una grande soddisfazione per me, che coltivo questa passione da ormai tredici anni.

Era finita la giornata scolastica. I ragazzi si riunivano tra di loro, sentivo che c'era una grande amicizia. Il rapporto che si crea in una sala di danza è davvero forte. Cerchi complicità nei tuoi compagni, nei tuoi compagni di vita, con cui condividerai ogni istante del tuo percorso in quest'accademia. Ero nuova, e come me, ce n'erano tante. Si potevano vedere nei nostri occhi smarrimento e paura di non essere ben accette nel gruppo. Era difficile iniziare a socializzare con le persone. Sì, sono sempre stata una ragazza che ama tanto parlare con gli altri, dire la sua opinione e ascoltare quella degli altri, ma ultimamente sentivo di essere davvero chiusa con me stessa per via di tutti questi cambiamenti improvvisi. Il trasferimento qui è stata una vero e proprio sogno, pensando di poter gestire ogni difficoltà, ma non appena arrivai qui, con la storia di Stefan ero diventata debole e avevo paura di non farcela.
Si avvicinò verso di me una ragazza con dei lineamenti perfetti, sembrava una modella e io in confronto mi sentivo tremendamente schiacciata dalla mia bassissima autostima.
'Hey ciao, io sono Niki'
'Ehi ciao, piacere Sophie'
Andò via immediatamente, che motivo c'era di presentarsi semplicemente in quel modo? Mi sarebbe piaciuto continuare a parlare, ma a quanto pare per lei no.
Presi il mio borsone, e tornai in camera, avrei chiesto spiegazioni a Claudia sul comportamento di questa ragazza.
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Buonasera ragazzi, come state? In questo nuovo capitolo potete vedere le difficoltà che ogni ballerina affronta in sala, sudore e fatica. Buona lettura😘

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