Capitolo 2 - Ellen

34 4 0
                                    

Ellen Lester sapeva di essere una strega dall'età di 10 anni.
Aveva da tempo imparato a non credere alla consuetudine dei fatti,ma ad abituarsi alle piccole stranezze che le capitavano ogni giorno.
Aveva scoperto di non essere finita in orfanotrofio per la tragica ed infelice morte dei suoi genitori, loro erano ancora là fuori,da qualche parte, con altri figli nati senza il "dono del Diavolo", come lo chiamano i libri dedicati all'argomento che Ellen trovó nella biblioteca,investigando per conto proprio.
La verità era semplicemente che l'avevano abbandonata, come ovvi cristiani superstiziosi, nel momento in cui avevano notato la voglia rossa a forma di stella sulla sua caviglia sinistra e si erano documentati.
In orfanotrofio riempivano ogni bambino di frasi come "troveremo una nuova famiglia che ti vorrà bene per sempre", anche se, da quando Ellen viveva tra quelle mura, era successo circa due volte su 30.
Aveva perso la speranza ormai, ció che la teneva in vita erano i suoi libri, i suoi disegni,il suo pianoforte e le scappatelle in città munita di macchina fotografica in piena notte o nell'ora del "pisolino".
Quel pomeriggio autunnale come tanti,tiró fuori da sotto al letto il suo calendario fatto a mano e disegnó una crocetta su una nuova casella.
Mancavano ufficialmente soltanto due mesi alla sua libertà, il 30 ottobre avrebbe compiuto finalmente 18 anni.
Quella notte aveva in mente qualcosa di speciale,degno di una strega cattiva.
Aveva solo bisogno di musica,bambole, spilli e follia.
Quella notte avrebbe raggiunto la chiesa di St.Mary per augurare eterna follia alla madre e al padre che avevano rinnegato il suo amore, si meritava un regalo, si disse.
Quando la signorina Shaw,responsabile durante ol turno di notte, entró per controllare la camerata vide una dolce ed angelica Ellen addormentata con ancora i suoi vestiti addosso ed un libro in mano che ella scostó gentilmente,per poi sistemarle addosso le lenzuola facendo attenzione a non svegliarla e,dopo aver rimboccato le coperte agli altri bambini,spense la luce e lasció la stanza chiudendo la porta.
Sotto ai capelli corvini teatralmente disposti sul cuscino era nascosto un sorriso fiero e beffardo e sotto a quelle palpebre chiuse: un paio di occhi di ghiaccio,svegli ed attenti.
Si liberó dalle coperte e,dopo aver indossato una felpa che teneva attaccata alla testiera del letto,le sue vecchie converse nere ed uno zainetto,si diresse verso la finestra con passo felpato,non abbastanza da non svegliare l'arrogante Neville, un ragazzino di 12 anni buono solo a far la spia.
-Ellen cosa fai?- sussurrò -lo sai che di notte non si esce- disse con un ghigno
-se lo dico alla signorina Mc Dermott sicuramente mi darà un dolcetto- aggiunse con voce melliflua
-E se stai zitto e continui a dormire non solo ti risparmi una botta in testa,ma avrai tutta la mia porzione di domani e potrai sederti al tavolo dei grandi con me,Jess e Natalie- ribattè facendogli l'occhiolino,sapeva esattamente come colpirlo,dopo averci negoziato altre dieci volte per le sue scappatelle notturne.
-affare fatto allora, a domani Ellen-
-è un piacere fare affari con te.-

Fortunatamente i dormitori erano al piano terra, scavalcó il davanzale della finestra e si precipitó verso la strada,con il cappuccio scuro tirato sulla testa.
Guardó il cielo,ancora il buio non era del tutto calato su Londra e una magnifica luna piena splendeva sulla città.
Ormai conosceva la strada a memoria,andava a far visita alla vecchia chiesa ogni venerdì,perchè non c'era mai nessuno, solo lei e un magnifico pianoforte nero lucido.
Aprí il cancelletto posteriore che dava sul piccolo cimitero della chiesa di St.Mary con una copia delle chiavi che aveva trovato nascosta sotto ad un mattone fuori posto la prima volta che dovette scavalcare.
Entró da una porta laterale e il vecchio legno emise un lieve scricchiolio.
Camminó sul pavimento grigio al centro della navata fino al "suo" pianoforte,tra le panchine scure che sembravano vuote...ma non lo erano.
Salutó con un cenno della testa tutti i fantasmi che popolavano quella chiesa,probabilmente le persone sepolte nel giardino, che ormai la conoscevano.
Aveva iniziato a vederli dopo due o tre visite settimanali ed erano subito stati molto gentili con lei.
Si sedette sul panchetto rivestito di velluto rosso,alzó un dito davanti ai suoi occhi e una piccola fiammella apparve sulla punta,vi soffió sopra e tutte le candele della chiesa si accesero creando una flebile luce dall'atmosfera lugubre,perfetto per la sua notte da strega.
Aveva studiato per mesi il rito del controllo mentale attraverso la stregoneria classica e abbinato al voodoo,tiró fuori dal suo zainetto una bambola femminile ed una maschile e piantó con precisione uno spillo al lato della testa di ognuna,le poggió sul leggio come se fossero gli spartiti che doveva seguire.
Stava per cominciare a suonare quando udí un tuono.
Si alzó dalla sua postazione e guardo fuori dalla finestra, il cielo si era definitivamente oscurato ma poteva vedere il contrasto delle nuvole adesso,la sua luna piena era svanita e una leggera pioggia crescente aveva iniziato a cadere.
Il suo viso assunse un espressione corrucciata e il fantasma di un anziana signora domandó:-qualcosa non va cara?-
Si spostó di finestra in finestra per verificare la sua sfortuna.
-Questa non ci voleva! Ho bisogno della luna!-
Tornó a sedersi sul suo panchetto,stavolta senza dare le spalle alla porta,rassegnata ad aspettare la fine della tempesta.
Dopo qualche minuto un particolare catturó la sua attenzione,potè scorgere attraverso la grande finestra di vetro colorato che sovrastava la porta principale che una strana ombra si stava avvicinando, un uccello, pensó all'inizio, ma cambió idea.
La finestra si frantumó in mille pezzi e un rumore assordante riecheggió tra le vecchie pareti.
Qualcuno era appena piombato in quella chiesa attraversando la vetrata.
Si alzó in piedi e si avvicinó lentamente a quello che sembrava un essere umano...se non per un particolare.
Due immense ali bianche sovrastavano la schiena del ragazzo venuto dal cielo.
Si accasció a faccia in giù perdendo i sensi, era coperto da scheggie di vetro e un liquido blu che doveva essere il suo sangue colava lungo la sua schiena e tra le piume candide.
Si inginocchió accanto a lui, non sapeva cosa fare, approfittó della sua perdita di sensi per estrarre le scheggie di vetro e ridusse le sue ferite a graffi rossi con un incantesimo che aveva appreso di recente.
Facendo attenzione a piegare le sue ali nella maniera giusta,spinse il corpo del giovane fino a farlo distendere con il viso verso l'alto e procedette a curare le ferite sul suo torso, nel basso ventre, appena sotto l'ombelico una strana scritta si allargava come incisa o bruciata nella pelle, quando fu completata poté leggervi uno strano ma familiare nome.
-Moloch...- mormorò.
Le ci vollero più minuti del previsto per curare le altre ferite,cosi si ripromise più allenamento.
Quando ebbe finito nel miglior modo che poteva,osservó meglio il viso del giovane, aveva la pelle più candida che Ellen avesse mai visto,il naso all'insù,il mento fine e le orecchie leggermente a punta, i suoi capelli erano color nocciola e gli ricadevano sugli occhi,cosí glieli scostó dalla fronte.
In quel momento una mano fredda e delicata le cinse il polso e un paio di occhi scuri si piantarono nei suoi.
Il ragazzo si era svegliato,il suo rito poteva rimandare.

Cemeteries Of London (IN PAUSA) Where stories live. Discover now