Capitolo 20 - Bentornata a casa

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Era nervosa, Ellen si guardò allo specchio e sistemò una ciocca di capelli corvini dietro l'orecchio, afferrò la giacca di pelle e raggiunse sua zia, faticava ancora a credere di averne una, e Loch nell'atrio.
-Pronta?- lasciò scivolare la sua mano dietro la sua schiena.
-Non lo so- Judy le sorrise e spalancò il portone con decisione.
Ormai era abituata alla sensazione del volo, ma l'ansia e l'emozione le stringevano lo stomaco facendole sentire tutta la nausea, per non parlare del fatto che in pochi giorni avrebbe dovuto pensare da sola a trasportarsi.
In pochi minuti furono in fila sul vialetto che costeggiava i pianerottili delle case tutte uguali ma ognuna con una porta colorata.
Si fermarono davanti alla porta blu, Judy si fece avanti suonando il campanello.
Quando la porta si aprì un uomo dai capelli rossi con tanto di barba e lentiggini rivolse a sua zia uno sguardo interrogativo, poi notò Ellen dietro di lei e la squadrò da capo a piedi,poi sorrise.
-Direi che era arrivato il momento. Prego venite.-
Ellen varcò la soglia, stringendo la mano di Loch finché le dita non le diventarono bianche.
Percorsero uno stretto corridoio e due bambini,che avevano evidentemente preso i capelli dal padre sfrecciarono davanti a loro da una stanza all'altra, non curandosi del fatto che tre estranei tra cui due angeli fossero in casa loro.
Una donna uscì da una stanza sulla sinistra con in mano un vassoio vuoto che probabilmente doveva contenere dei biscotti.
-Judy ma che sorpresa!! Spero che i bambini non facciano domande, oggi le ali non le hai nascoste...-
Si pietrificò appena la sua visuale poté accogliere tutte e tre le figure, le cadde il vassoio di mano.
Ellen fu scossa da violenti brividi, poté finalmente guardare bene quegli occhi che, come quel giorno alla messa, da troppo tempo fuggivano da lei.
-La mia...la mia bambina- mormorò Danielle Lester, sua madre, mentre allungava le mani verso di lei.
Ellen si avvicinò di due passi e lascio che quelle dita leggermente paffute e increspate accarezzassero i palmi delle sue mani e avvertì una scossa quando trovarono il simbolo di Lucifero inciso nella sua pelle.
Gli occhi di sua madre non si staccavano dai suoi, ora che li osservava meglio poteva vedere un cerchio di pagliuzze dorate circondare la pupilla, le palpebre dall'aria stanca, le sopracciglia scure leggermente aggrottate, i suoi occhi si riempivano lentamente di lacrime, non aveva parole per esprimersi, così si gettò tra le braccia della madre, trovando il calore che da sempre le era mancato.
-Ti ho odiata cosi tanto...- riuscì solo a dire dopo qualche secondo.
-Me lo meritavo-
-Non è vero, so tutto.-
-Tu di certo non ti meritavi tutto questo.- le mani di sua madre le accarezzavano i capelli mossi con una delicatezza disarmante.
-Ancora non ci credo- le disse.
-Cosa?-
-Che sei tornata da me-
-Volevo farlo, dovevo, ora o mai più.
-Che significa?-
Ellen lanciò un occhiata a Loch, la cui espressione rispecchiava il fatto che non volesse udire le parole seguenti.
-Sto morendo mamma. Tra pochi giorni mi spunteranno le ali e allora comincerà il countdown.-
La sua espressione era incredula
-Ti hanno trasformata? Hai bevuto il loro sangue?-
-Era l'unico modo perché io lasciassi l'Oblio.-
-Samael.- annuì.
-Non vi ho neanche fatti accomodare, venite, i bambini saranno entusiasti di vedervi.- rivolse loro un sorriso malinconico.
Entrarono in cucina e subito Danielle si mise ad armeggiare con delle tazze per poi tirar fuori un bollitore dalla credenza.
I due timidi bambini si fecero avanti verso di loro, un maschio ed una femmina, perfettamente identici, piccoli e paffuti.
Il ragazzino si avvicinò a Loch e gli sfiorò un'ala con ammirazione.
La bambina invece esclamò: -Zia ma sei un angelo!!-
Judy in risposta la fece sedere sulle sue gambe.
-Si Alice, ma è un segreto! Non dirlo a nessuno-
-E loro chi sono?-
-Tommy non lo vedi che anche lui è un angelo?- ribattè la bambina
-E lei chi è? Sembra la sorellona!- il piccolo rivolse un sorriso sdentato ad Ellen.
Sua madre si voltò per rispondere, cercando le parole giuste.
- Bambini...anche lei è vostra sorella-
-E perché non la conosciamo?-
-Perché quando era piccola si era...persa. E adesso è tornata da noi. E rimarrà qui d'ora in poi.-
Ellen strabuzzò gli occhi.
-Rimanere qui? Ma non posso lasciare l'orfanotrofio!-
-Cos'è un orafon...onfaro...un oraffotofio?-
-È il posto dove vanno i bambini quando si perdono.- rispose loro
- Mamma,mi piacerebbe molto ma...-
-Ti mancherebbero i tuoi amici...ma siamo a un chilometro da lì...pensavo fosse una buona idea visto che...-
-Si...si è vero...ma non posso rimanere adesso, dobbiamo sbrigare una grossa faccenda. I miei migliori amici sono in pericolo, devo assolutamente andare da loro, trovare Moona e affrontare...-
Danielle impallidì e si voltò di scatto, lanciò un'occhiata al marito, che capì e portò fuori i bambini.
-Non puoi affrontarlo,no,non pensarci neanche.-
Ellen si alzò di scatto.
-Devo andare, Moona mi sta aspettando e anche Natalie e Jess, ha fatto finta di rapirli cosi che Lucifero sapesse che io sarei andata da loro, ma non era d'accordo con il piano dei caduti, così ha mandato Samael a farmi fuori, se rimango qui ad aspettare Moona sara sola, io morirò e non ci sarà piu niente da fare. Solo noi abbiamo una possibilità contro di lui.-
-Non andrai finché la tua trasformazione non sarà completa. Entro domani cominceranno i dolori, sarai debole, il tuo sangue angelico prosciugherà le tue forze.-
-Ha ragione El.- aggiunse Loch prendendole dolcemente una mano e guardandola negli occhi, il suo sguardo era l'unico che poteva calmarla, ogni volta che vi si perdeva poteva bearsi di ogni sfumatura calda di quel marrone,si immergeva in quello sguardo che poteva sostenere  suo,che poteva farla cedere,poteva annientarla completamente.
Con riluttanza accettò la condizione, dando ragione a sua madre.
-Puoi fermarti qui fin da stanotte, la stanza di Moona è l'ultima dopo quella dei bambini, ci sono anche dei vestiti suoi,sono sicura che ti entreranno.-
Poco dopo Judy e Loch si congedarono per tornare all'Orfanotrofio,mentre lei sarebbe rimasta nella sua nuova casa, l'indomani tutti i bambini e le responsabili sarebbero tornati e avrebbe lasciato per sempre il suo Istituto.
Il ragazzo si soffermò sulla porta un secondo di più, così Ellen non poté resistere: gli gettò le braccia al collo mente faceva combaciare le loro labbra e sentiva il suo tocco leggero sui suoi fianchi spostarsi sulla schiena, le dava i brividi ogni volta e faticò a staccarsi, lo trattenne più volte per la maglietta finché lui non cominciò a ridere.
-È ora di dormire adesso- le sussurrò sulle labbra.
-Buonanotte angelo custode- lasciò con riluttanza che i loro corpi si separassero e lo guardò spiccare il volo nella notte, le grandi ali bianche a contrasto con il cielo nero.

Cemeteries Of London (IN PAUSA) Where stories live. Discover now