Capitolo 10- Dubbi nel dolore

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Parata,stoccata, affondo, ripeti.
-Proviamo gli scambi,su-
I capelli neri di Moona ondeggiarono sul suo viso mentre si abbassava per schivare i colpi di Dagon, si alzò e lasciò che la sua lama bianca incontrasse quella dorata dell'amico.
-Allora...- comincio respirando affannosamente mentre puntava la spada al suo collo bianco, segno che il duello era terminato -deduco che Milord ti abbia assegnato un nuovo compito dato che non trovi quasi più tempo per me- gli sorrise con fare accusatorio attendendo una risposta.
-Beh si in effetti, c'è un angelo caduto che non ha ancora attraversato,mi ha chiesto di trovarlo- disse rimanendo vago.
-Ah e perchè?-
-Lo sai Moona, quando un angelo viene bandito dai celesti diventa proprietà dell'Inferno, il suo posto è qui.-
-Ma non potreste aspettare semplicemente che trovi la strada da solo? Se è stato bandito lo sa benissimo dove dovrà andare, lasciate che esplori un po la terra, dategli del tempo-
-Ma non deve essere visto!-
-Un angelo caduto non ha più niente da perdere-
-Sia io che te abbiamo attraversato subito, non ha senso che quello aspetti oltre-
-Avevo un motivo ben preciso per attraversare subito Dagon, lo sai. E tu eri così entusiasta di incontrare il nostro Signore...eri e sei terribilmente attratto da lui, inutile nasconderlo. Si dice che ti sei buttato da solo non è vero?-
Dagon non potè sopprimere una risata -Proprio così-
-Sicuro che non ci sia altro?-
-No...immagino di no.-

Lucifero era comodamente seduto sul trono della Morte al centro del lago Nero all'interno del castello. Il giovane Dagon gli aveva portato notizia dell'incontro con Loch, aveva fatto in modo che tornasse ferito dalla strega e i suoi amici, lo aveva affrontato e adesso sapeva dove andarlo a cercare. Di certo non si aspettava di averlo già in pugno, troppo semplice, si trattava comunque di un angelo ospitante uno dei suoi, Moloch, erano comunque progressi. Nel cupo silenzio interrotto solo dai tuoni perenni che scuotevano le nubi rosse sopra la sua testa non potè fare a meno di essere nuovamente colpito da un particolare inaspettato. Ricordò la scena a cui aveva assistito al Dante's, come alla prima offesa il giovane demone fosse stato messo con le spalle al muro dalla piena manifestazione dei poteri di Lilith, il demone della tempesta, certo, ma di ali generatrici di fiamme, pensò, ne esisteva solo un paio: le sue. Quella ragazzina che era piombata nel suo regno per obbligo e per destino,ma che aveva imparato a vivere come una di loro,come doveva essere, aveva scatenato nella mente dell'oscuro Signore un turbine di memorie dimenticate. I capelli corvini, quegli occhi che gelavano all'istante chiunque si trovasse a fronteggiarli e la forza celata dietro ad una profonda calma: era tutto il suo opposto, del tutto simile a qualcuno di terribilmente familiare, che non si decideva ad abbandonare i suoi ricordi.
Questi pensieri furono presto scossi da un altro tuono e da una strana sensazione imminente, All'improvviso Lucifero sentì una fitta lancinante sul petto allargarsi e bruciare come inflitta da uno stilo sottile ed infuocato, affondò le unghie nei braccioli del trono scavando lievi solchi nella pietra. Lui, il Supremo, l'Immortale, non provava dolore da centinaia d'anni.
Quando sulla sua pelle fu tornata la quiete si alzò e si chinò in avanti per specchiarsi nelle acque nere del lago.
Un simbolo, il SUO simbolo, la stella al contrario inscritta in un cerchio, era impresso sul suo cuore antico e pulsante. Scosso da fremiti incontrollabili affondò la mano nell' acqua e visualizzò una scena: il giovane angelo era disteso supino su un letto logoro, uno squarcio che ribolliva di veleno si apriva dall'angolo delle sue labbra su tutta la guancia mentre solchi,come quelli che involontariamente aveva disegnato sul suo trono poco prima, decoravano la spalla sanguinante, la ragazza i cui lineamenti gli ricordarono quelli di Moona curò la ferita al viso con un semplice incantesimo, poi la visione cambiò: il ragazzo era sveglio e le ferite bendate, la giovane strega voltò il polso per osservare il palmo della sua mano sinistra e Lucifero sussultò alla vista dello stesso marchio che era inspiegabilmente comparso sul suo petto. La piccola Ellen era una strega nera dunque, pensò, ma invece di attingere i suoi poteri dalle nubi infernali come tutte le altre ne aveva rubati a lui stesso. Si alzò furente interrompendo la visione e volò fino alla sponda del lago, per poi procedere a grandi falcate verso le sue stanze personali. Fin troppe coincidenze cominciavano a farsi strada nella sua testa, terribili presentimenti dalle forme eteree cominciavano a prendere consistenza e una grande verità lo colpì in pieno, anche se ancora non ci voleva credere.



Cemeteries Of London (IN PAUSA) Where stories live. Discover now