Prologo

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Il gruppo fece il suo ingresso all'interno del Dante's con disinvoltura e dopo una scrollata d'ali scelsero un tavolo poco distante dal bar dove un demone dalla pelle viola e lunghi capelli neri lucidava dei bicchieri.
Due figure sedevano agli sgabelli del bancone: un ragazzo dai capelli chiari che gli ricadevano in sottili ciuffi sul volto esile e appuntito,dalla sua giacca di jeans sbucava un paio di lucenti ali color della notte a cui di recente si era staccata l'ultima piuma; la ragazza che gli sedeva accanto era vestita quasi completamente di nero quanto i lunghi capelli che le incorniciavano il viso fine e delicato,sul quale troneggiavano due occhi azzurri chiarissimi che scrutavano il compagno con un velo di preoccupazione, dalla giacca di pelle due gigantesche ali angeliche di piume nere dai riflessi azzurri la celavano alla vista di chi la osservava.
Uno stereo vintage coperto da ragnatele trasmetteva una moderna canzone rock che accompagnava e nascondeva le parole dei due.
-...sto iniziando a preoccuparmi seriamente di ciò che farà dopo Dagon , le sparizioni in superficie sono all'ordine del giorno e ho sentito che i Guardiani fanno fatica a trattenere ingressi ed uscite indesiderate, la porta di Londra è instabile.- le sue pozze celesti sembravano scavare dentro agli occhi scarlatti dell'amico che con voce pacata le rispose: -Andiamo Moona siamo demoni, da sempre causiamo problemi alla società, è quello che facciamo...- ma lei lo interruppe
- Demone forse lo sarai tu!- sbottó quasi offesa, alzandosi di scatto e facendo dondolare i bicchieri colmi di birra.
-Già magari non sei ancora abituata alla vita qui-
-Mi sono abituata benissimo...e non è questo il punto! Che sia o no l'Inferno non si deve rompere l'equilibrio che cielo e terra stanno cercando di mantenere, sta esagerando te lo dico io!- disse rimettendosi seduta con un certo imbarazzo.
Dopo pochi attimi di silenzio aggiunse: -È vero...-
-Cosa?-
-Che a volte mi sento fuori posto, ma non mi sarei sentita a casa neanche là. Ma è forse sbagliato essere fiera di ciò che sono?-
Gli occhi di Dagon si velarono di tristezza e cercando quelli di Moona fece scivolare la mano destra sopra alla sua,appoggiata sul bancone, lei si voltò a guardarlo,sorpresa.
-Non devi mai dubitare di te, è tutto tranne che sbagliato essere fieri di ciò che si è, hai dei poteri grandiosi, che essi dipendano o no dall' anima di Lilith che porti dentro, fanno parte di te e Lucifero ha sempre ricompensato il tuo potenziale.-
-Grazie Dagon,vale lo stesso per te, ma la mia priorità non è mai stata quella di cercare la sua approvazione. So cosa credi di provare per lui, non so quanto sia raccomandabile, ultimamente non sono certa che lui ti meriti.-
Dagon rimase a bocca aperta per un secondo o due, quando stava per controbattere fu interrotto da una voce alle loro spalle.
-Ma chi abbiamo qui! Feccia angelica, davvero interessante.-
Le unghie di Moona graffiarono il bicchiere al quale si aggrappava e Dagon vide i suoi occhi emanare un guizzo violaceo prima di voltarsi a fronteggiare il demone che le aveva rivolto l'offesa.
-Pondera le tue parole ragazzino non sai con chi stai parlando- gli sibilò Dagon in faccia dopo essersi alzato, gli occhi rossi che scrutavano quelli dorati del giovane.
-Dagon, il superiore, come mai ti vedi con questa sottospecie di angioletto nel bel mezzo del nostro inviolabile Inferno?- calcò le ultime parole riempendole d'acido verso Moona, che si alzò rovesciando il bicchiere, che si frantumò toccando il pavimento di legno scuro.
-Mettilo sul mio conto quello Harold- disse al barista -ho una questione da risolvere in questo momento-
Spalancò le ali nere, il gruppo di demoni sghignazzante alle spalle del ragazzino tacque improvvisamente, come tutto il resto del pub, le ali nere si acccesero di fiamme e i suoi occhi divennero viola lucenti, le sue dita emanavano guizzi di luce e di elettricità, con un soffio come un tornado scaraventò il ragazzo al muro opposto e si avvvicinò a lui per sputargli la sua risposta in faccia.
-È forse questione di sangue ciò che siamo? Ciò che meritiamo di essere? Eh?- il ragazzo tacque e fissò con occhi vacui le fiamme che avevano origine dalle piume della ragazza ma che non le bruciava.
-RISPONDIMI piccolo insolente- si trovava ormai a pochi passi da lui,cosicché poté notare sul petto di Moona,all' altezza delle clavicole,una scritta come incisa,di colore più scuro rispetto alla pelle bianca a contrasto con la maglia grigia, come una cicatrice.
-Lilith...- mormoró prima di cadere sulle ginocchia in silenzio.
-Hai capito bene, quello è il mio secondo nome, sono una mezzosangue e ciò non fa di me un soggetto da prendere di mira per certe stupidaggini, sono fiera di ciò che sono.-
Ci fu un battito di mani proveniente dall'ingresso del bar, Dagon si voltò,incontrando inprovvisamente la figura inconfondibile di Lucifero, che aveva osservato la scena appena entrato.
- Si-signore...- cominciò Dagon,ma fu bloccato dal cenno del suo Signore, che con gli occhi sbarrati continuava a guardare Moona,o Lilith, in fondo alla sala, con le ali in fiamme spalancate e gli occhi accesi, che subito si affrettò a calmare.
-Mio Signore mi dispiace molto per il trambusto causato soltanto che...-
-Il ragazzo ha imparato la lezione Lilith, puoi lasciarlo andare, torniamo a casa adesso-
Nel suo sguardo indecifrabile scorse un lampo di approvazione misto a incredulità, così si allontanò dal ragazzo voltandogli le spalle,raggiungendo Dagon e Lucifero.
-Scusa i miei ragazzi Harold, fossi in te farei pulire quei frammenti di vetro al ragazzo, magari impara un po d'umiltà, arrivederci dunque- disse Lucifero, sparendo in una nuvola nera che portò con se Moona e Dagon, verso il Castello Nero, nucleo del mondo sotterranneo, l'Inferno dalle rosse nubi.

La canzone che la radio trasmette è The Embrace degli AFI (su youtube il video non é disponibile ma l'audio è scaricabile)

Cemeteries Of London (IN PAUSA) Where stories live. Discover now