Parlarono ancora molto quella notte, con non poco imbarazzo, Ellen e sua madre.
Avevano parlato delle loro vite, l'una senza l'altra, fino al giorno del ritorno.
Danielle Lester sperava soltanto che Ellen fosse risparmiata, ma i suoi poteri si erano manifestati fin dall'infanzia.
-E cosi- Ellen interruppe il silenzio che si era creato tra un sorso di té e l'altro -l'unico modo per ucciderlo è prosciugarlo.-
-È esatto.- le rispose,cupa, la madre.
-Assorbirò ogni goccia del suo potere.-
-È pericoloso Ellen. Farà male anche a te,compiere una magia dietro l'altra, ferirti per poi curarti, ti sfinirà e pregherai affinché ceda prima lui.-
-Moona sarà con me.-
-Lo so, e ciò mi rincuora.- portò la tazza alle labbra - L'importante è che non sappia ancora niente.-
-Probabilmente pensa che io sia morta, si è già accorto che posso assorbire la sua magia ma non sa che ne sono consapevole.-
Sua madre annuì.
-Dovresti riposare adesso, guarda che ore si sono fatte, ti sentirai sempre più debole prima della trasformazione.-
-Rassicurante- sorrise.
-Vieni qui- Danielle allargò le braccia e strinse a sé la figlia accarezzandole i capelli, poi la lasciò con un bacio sulla fronte.
-Domani sarà ufficiale, andrò a firmare per l'affidamento- le disse con gli occhi che brillavano.
-Verrò anche io a salutare i bambini. Buonanotte...mamma-
Ellen fece il suo ingresso nella stanza della sorella, il letto ad una piazza e mezzo era rivestito da un copriletto blu notte, il soffitto era decorato da stelle dipinte a mano e le pareti tappezzate di poster degli Evanescence e dei Metallica, Moona aveva dei gusti ben precisi.
Sollevò le coperte e si coricò nel morbido letto, la stoffa profumava di gelsomino, era cosi che l'avrebbe riconosciuta, a prima vista. Si addormentò, sognando di poter mandare avanti il tempo,ansiosa di mettere un punto a questa storia.Una fitta lancinante alla schiena la svegliò verso le 4 del mattino.
Le aveva mozzato il fiato, il dolore l'aveva sorpresa, le sembrava come se la sua pelle non riuscisse più a contenere le scapole.
Accese la piccola lampada sul comodino al lato del letto e con fatica si alzò.
Arrivata in bagno chiuse la porta dietro di se e si tolse la maglietta, ciò le provocò altre fitte quando sollevò le braccia, si morse la lingua per non urlare e delle lacrime le bagnarono le guance.
Si voltò cercando di dare le spalle allo specchio e guardò la sua schiena.
Lo spazio tra le sue scapole era gonfio e rosso con un leggero tono nerastro, come lividi giganteschi, sapeva benissimo di cosa si trattasse.
Tracciò il contorno dei rigonfiamenti da cui a breve sarebbero spuntate delle ali, chissà quanto avrebbe fatto male,lei che aveva sempre sognato di volare come ogni bambino, improvvisamente non ne aveva più cosi voglia.
Si trattava di due gigantesche appendici che avrebbero lacerato la sua carne per fuoriuscire dalla sua schiena dopotutto.
Tornò in camera e aprì la finestra per respirare l'aria fredda e pungente, si sedette sul davanzale e, tra mille pensieri, è li che si addormentò.
-Ellen!- un urletto la fece sussultare.
-Cosa ci fai qui! Tutta la notte al freddo!! Se tu non fossi una creatura dei Mondi ti saresti presa cento malanni! - sua madre l'aveva trovata addormentata sulla finestra.
-Il calvario è cominciato, mi sono svegliata perché mi faceva male la schiena e poi mi sono riaddormentata qui, scusami- si stropicciò gli occhi.
-Posso dare un'occhiata?-
Ellen annuì e si sfilò la maglietta, il dolore era ancora peggio della sera precedente.
-Le ferite sono già gonfie, è piu veloce del previsto, sono passati solo due giorni dal tuo risveglio.-
-Significa che potrebbe succedere molto prima?-
-Anche domani,per quanto io ne sappia. Ero venuta a svegliarti comunque, avevi detto che saresti venuta all'Istituto.-
-Si, si certo, mi vesto e arrivo subito.-
Danielle fece per uscire dalla porta ma poi si fermò.
-Ma, ora che ci penso,come spiegherai la scomparsa dei tuoi amici dall'Istituto?-
-Oh ci ho già pensato io a quello, un incantesimo...-
-Un incantesimo ingannatore utilizzando le ombre vero?-
-Si esatto! Sembreranno lì in carne ed ossa,svolgeranno ogni cosa come di consuetudine ma rimarranno in disparte con la scusa di essere malati.-
-Hai pensato a tutto vedo, dai sbrigati che è già tardi per le visite.-Passò un altro giorno, un altra notte insonne giunse.
Ellen si svegliò nuovamente in piena notte, sudata e dolorante, tornò in bagno e controllò la schiena: il nero si era fatto più intenso, il gonfiore era aumentato e dei tagli poco profondi cominciavano ad allargarsi sulla superficie dei rigonfiamenti.
La maglia del pigiama era un po' sporca di sangue ed Ellen temeva ogni secondo che potesse accadere l'inevitabile.
Così anche la notte successiva, il sangue aumentava, il dolore si era fatto insopportabile a momenti e la lasciava senza fiato quando meno se l'aspettava, guardò la schiena ancora una volta e con dita tremanti estrasse dal centro della ferita a destra una sottile piuma nera, il dolore fu indescrivibile, la guardò nel palmo della sua mano insanguinata per metà e si guardò allo specchio prima di perdere i sensi: la sua pelle si era fatta grigiastra ed i suoi occhi azzurri arrossati e circondati da occhiaie profonde avevano assunto una colorazione più scura, un diverso tono di blu.
La mattina successiva si sentiva meglio, Loch passò a trovarla fino a pranzo, dopo il quale si congedò per tornare nella sua stanza segreta stando attento a non farsi vedere.
Arrivò presto il pomeriggio quando decise di fare una passeggiata nel parco vicino alla chiesa, si incamminò per un sentiero costeggiato da alberi le cui foglie rosse giacevano sotto ai suoi piedi, quando sentì un rumore che non proveniva dallo scricchiolio dei rametti sotto le sue scarpe.
Si guardò intorno e l'unica cosa che vide fu una giovane donna passare con una culla.
Trovò una panchina di legno poco più avanti e vi si sedette con tranquillità.
Si sentiva costantemente osservata, sentiva ogni rumore come amplificato da quando aveva cominciato la trasformazione, ma un fruscio attirò la sua attenzione più degli altri.
Si alzò di scatto.
-So che ci sei, perché non vieni fuori?-
-Forse perché sei tu a non avermi visto.-
Le rispose una voce alle sue spalle.
Il biondo Dagon era poggiato al tronco di un grosso albero poco dietro alla panchina, con tutta la sua spavalderia in quegli occhi rosso sangue.
-Ah, sei tu.- sospirò mentre si sedeva di nuovo.
-Delusa? La prima volta però non eri così tranquilla-
Il demone si sedette accanto a lei.
-Perché non ti avevo mai visto da vicino. Non fai così paura in fondo.-
-Tsk, preso in giro da una streghetta solo perché sto facendo un favore alla mia migliore amica, questo poi.-
-Quale favore?-
-Controllare che tu fossi viva.-
-Beh avrai capito che ero viva dato che è da prima che mi segui.-
-Volevo chiederti quanto ancora ci farai aspettare. Rischiamo tutti i giorni di far trapelare sospetti, se non lo sapevi,viviamo alla corte del tuo paparino.-
-Che cosa credi, anche io vorrei non fosse andata proprio così,non è colpa mia se devo aspettare la trasformazione. E poi non manca molto, sento che potrebbe succedere anche oggi stesso.-
-Speriamo il nostro esercito sta aspettando ancora una risposta al rapimento di quei due umani, se non arriverà dovremo sbarazzarci di loro, Moona sta convincendo il Signore ad aspettare, è un gioco pericoloso, è già convinto che tu sia morta.-
-Ha già avuto quello che voleva, morirò comunque alla fine-
-Lo so. Mi dispiace.-
Ellen si voltò verso Dagon incredula.
-Sul serio? Ho sentito bene?-
-Di certo non per te, non mi importa nulla francamente...-
-Ma ti importa di lei.- terminò la frase per lui, che rimase in silenzio.
Dopo un minuto di silenzio Ellen si alzò tornando verso il sentiero dal quale era venuta.
-Beh mi pare che adesso hai capito che sono viva, ci vediamo all'Inferno.-
Fece per voltarsi ma una stretta attorno al suo braccio la bloccò.
-Ehi un momento dive credi di andare?-
Ellen sbuffò
-Cos'altro vuoi?-
-Hai detto che potrebbe accadere da un momento all'altro, adesso rimani qui e aspettiamo finché non ti spuntano quelle cavolo di ali.-
-E se non spuntano? Andiamo che senso ha!-
-Se non spuntano te ne torni a casa! Sono sempre un demone, faccio come voglio, che abbia un senso o meno.-
Di tutta risposta Ellen emise un altro sbuffo.
-Uff e va bene, però lasciami-
In quel momento i suoi occhi si accesero di blu e sparì con un sorriso sul volto per poi riapparire in fondo al sentiero in un guizzo azzurro.
Dagon si maledisse mentalmente per essersi fidato e cominciò la rincorsa.
Ellen continuava a correre sparendo e apparendo tra gli alberi, nemmeno il demone riusciva a starle dietro.
Si stava ormai facendo sera quando una fitta lancinante le mozzò il fiato di nuovo e inciampò in una radice cadendo rovinosamente a terra.
Si mise in ginocchio e affondò le dita nella terra sotto di lei mentre il dolore aumentava.
Urlò con tutta la voce che avev mentre la sua vista si indeboliva.
Tentò di alzarsi aggrappandosi a dei rami, sentiva dei passi dietro di lei e la voce di Dagon, non comprendeva le sue parole, cadde di nuovo un metro più avanti e un esplosione di dolore e sangue la costrinse ad accasciarsi a terra mentre i suoi vestiti e la sua pelle si strappavano con un rumore agghiacciante.
Urlò ancora finché la voce non la abbandonò, si sentì sollevare da un paio di braccia forti e l'ultima cosa che vide fu un tappeto di piume nere sotto di lei, cosparse del suo sangue,scuro e viscoso, di una bizzarra colorazione viola.
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Cemeteries Of London (IN PAUSA)
Fantasy[Estratto dalla storia] "Dio non esiste, è solo la voce gentile di un uomo di larghe vedute che visitò il nostro mondo senza più tornare indietro. Lui è più potente, è un angelo caduto che è voluto rimanere tale, cercherà sempre di farti cadere tra...