Ellen sbattè piano le palpebre, le sembrava di svegliarsi nuovamente dal Limbo, sentì odore di gelsomino e i ricordi del pomeriggio precedente riaffiorarono.
Cavolo se era stato doloroso. Come se qualcuno le stesse strappando via un osso alla volta, così uno alla volta era emerso dalla sua schiena.
Ad un certo punto si accorse che faceva fatica a respirare, era strano, come se fosse sott'acqua.
Spalancò gli occhi: si trovava nella vasca del bagno di casa, immersa in acqua profumata al gelsomino.
Emerse fino al busto, il dolore era svanito ma non aveva il coraggio di guardare alle sue spalle.
L'acqua aveva una vaga sfumatura di viola ed Ellen capì che era il suo sangue quando vide una macchia sulla sua mano che sfregò via.
La porta si spalancò e sua madre entrò nella stanza.
-Oh tesoro! Che spavento ci hai fatto prendere ieri sera, hai dormito nell'acqua benefica al gelsomino tutta la notte, le ferite sono apposto, non dovrebbe fare più male-
-Infatti è così. Dov'è Dagon?-
-È andato via ieri notte poco dopo averti portata qui. Ha detto che Moona sarebbe stata felicissima.-
Ellen sorrise, non era così cattivo come voleva dimostrare.
-Su, ti aiuto ad asciugarti e a vestirti. Non vuoi vederti?-
Ellen annuì e si lasciò aiutare, Danielle le asciugò i capelli, non aveva mai provato la sensazione di avere una madre che la aiutasse a prepararsi, che le pettinasse i capelli quando era piccola.
Si lasciò coccolare e fino alla fine non guardò lo specchio, né le sue spalle.
Fece un po di fatica a vestirsi, sua madre aveva già procurato delle magliette con la schiena libera o vi aveva praticato dei larghi buchi o squarci.
Giunse il momento e avanzò verso lo specchio verticale a muro che aveva dietro alla porta.
Involontariamente compì un leggero sforzo con i muscoli della schiena e due grandi ali color vinaccia si distesero sulla sua schiena.
Erano ali da demone, lisce e senza le piume che aveva lasciato sul parco come un tappeto nero.
Le trovò bellissime.
La sua pelle sembrava fatta di porcellana, ancora più del solito, ed i suoi occhi erano di un blu intenso, elettrico e luminoso.
-Sei splendida- disse sua madre, che fu interrotta dal suono del campanello.
Le due si diressero verso la porta ma Paul la aveva già spalancata ad un Loch terrorizzato che si bloccò quando vide Ellen.
-Stai bene?- domando con gli occhi spalancati, Ellen sorrise, la sua aria dolce ed innocente, pura e limpida aveva adesso un che di oscuro, tetro e bellissimo.
-Mai stata meglio.- rispose.
Con piccoli passi avanzò verso di lui, che provò a tenderle la mano, ma lei lo sorpassò, il suo sguardo rivolto verso la porta.
Scese le scale del pianerottolo quasi correndo,poi si fermò, guardando il cielo.
Loch la raggiunse, sorrise, ricordava perfettamente quando gli erano spuntate le ali, aveva circa 6 anni, il giorno del suo risveglio aveva sentito l'adrenalina nel sangue e dopo una rincorsa si era lanciato dalla finestra spalancando le ali.
Percorse il profilo del suo avambraccio finché non trovo la sua mano, alla quale intrecciò le dita, si avvicino all'orecchio di lei e dopo aver spostato una ciocca corvina sussurrò: -È il tuo momento, amore mio, goditi ogni secondo perché non sarà mai come la prima volta-
Si sporse per lasciarle un lieve bacio sul collo, Ellen chiuse gli occhi, una scossa elettrica che percorse tutta la sua schiena e l'accese di una nuova forza.
Riaprì gli occhi blu e spalancò le ali con tutta la forza che aveva in corpo e per la prima volta si librò nell'aria mentre una risata si faceva strada nella sua gola.
Loch la raggiunse come in una danza, le sue ali bianche accarezzarono la pelle viola scura di quelle di lei, ancora un brivido.
Non le sembrava possibile ciò che era successo la sera prima, era troppo bello per essere vero, troppo bello per essere doloroso.
Prese confidenza con quelle nuove ali, volarono fino all'Istituto in pochi istanti.
Si guardarono negli occhi e fu più forte delle altre mille volte, la scintilla, e fu un'intesa, una comunicazione muta di quanto avessero bisogno l'una dell'altro.
Si baciarono volando, si baciarono quando atterrarono malamente nel cortile posteriore dell'orfanotrofio, scesero le scale all'indietro rischiando più volte di cadere, tra i baci,i sospiri e le risate.
Loch chiuse la porta alle sue spalle, Ellen aveva già abbandonato la giacca sul pavimento.
-Sei sicura?- chiese appena prima che lei si avventasse di nuovo sulle sue labbra.
-Non mi farai del male.- le rispose lei -Sono sicura-
-Ti fidi così tanto di me?-
-Non dovrei?-
Una risata roca uscì dalla sua gola.
-Ti amo.- le sussurrò a fior di labbra mentre lei cominciava a sfilargli la maglietta.
La fece voltare e cominciò ad abbassare un lembo del maglione lungo la spalla, lasciandovi dei baci prima di aiutarla a sfilarlo completamente.
Si posizionò tra le sue ali scure e le circondò la vita con le braccia, accarezzando la sua pelle e respirando il suo profumo.
Ellen portò indietro un braccio per avvicinare il viso di lui al suo collo, stringendo i suoi capelli.
Si voltò e lasciò che Loch la spingesse sul materasso, si distese sopra di lei appoggiandosi con i gomiti vicino al suo viso e la baciò con piu foga.
Distesero le loro ali per avvolgerle attorno ai loro corpi, in un abbraccio di pelle e piume, mente e corpo, cuore ed anima.
E con le dita intrecciate ed i respiri fusi, divennero un tutt'uno, tra carezze, sospiri e sorrisi, Ellen stringeva i suoi capelli, si avventava sulla sua schiena, si avvicinò al suo orecchio come era solito fare lui e gli disse, in un sussurro:
-Sono tua-
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Cemeteries Of London (IN PAUSA)
Fantasy[Estratto dalla storia] "Dio non esiste, è solo la voce gentile di un uomo di larghe vedute che visitò il nostro mondo senza più tornare indietro. Lui è più potente, è un angelo caduto che è voluto rimanere tale, cercherà sempre di farti cadere tra...