Cap. 3

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NON DEVE ESSERE LUI, È ASSOLUTAMENTE IMPOSSIBILE CHE LA SFIGA RUOTI SOLO ATTORNO A ME. penso.

-lui è Giulio, mio figlio- [N/A: hihihihi scherzetto bastardo icsdì]
Quando il ragazzo alza lo sguardo posso notare un'occhiata mista tra il divertito e il malizioso.
Sarà un inferno.
-ci conosciamo già- non so dove ho trovato la fermezza della mia voce, quando in realtà vorrei solo scappare a gambe levate.
-ancora meglio, venite è pronto-

Ci accomodiamo nella sala da pranzo, anch'essa bianca.
Io e Sabatello da un lato del tavolo e gli adulti dall'altro.

Sul piatto trovo una porzione di pasta con una specie di salsa, disgustoso.
Poi abbiamo mangiato della carne; avete presente la consistenza del cemento? Ecco la carne era ancora più dura.

-allora Elena ce l'abbiamo il fidanzatino?-
Cosetta, conosci la privacy?!
-si- rispondo fredda.
Mio papà mi guarda male, forse per la freddezza o forse perché odia Alessandro il che è più probabile.

Sento Sabatello ridacchiare.
D'un tratto ricordo quello che mi ha fatto oggi.
Devo vendicarmi.

Pensa Elena, pensa. Ho trovato!

A tentoni cerco la sua coscia.
Proseguo la mia 'corsa' verso l'interno della gamba.
Quando ho trovato quello che stavo cercando, ovvero il suo amichetto lì sotto, prendo a massaggiarlo con movimenti lenti e profondi.
Nel mentre il riccio continua a lanciarmi sguardi di odio e cerca di trattenere i gemiti di piacere mangiando un fetta di tiramisù.

Lo sento indurirsi lì sotto e sorrido, se non mi dovessi vendicare non avrei nemmeno avuto il coraggio di farlo.

I nostri genitori sembrano ignorarci completamente.

Improvvisamente si alza e si congeda dicendo di non sentirsi bene.

Sorrido soddisfatta e mangio un pezzo di tiramisù. Sa di plastica.
Cerca di non vomitare davanti a tutti, eh!
Mi sforzo per finirlo tutto.

-cara potresti andare a vedere come sta Giulio, ho paura che si sia sentito poco bene-
In realtà vuoi startene sola con mio padre, bastarda.

Salgo le scale, Cristo anche il piano superiore è bianco, inizio a cercarlo svogliatamente dalle stanze a sinistra delle scale, per finire con quelle a destra.

Socchiudo una porta e, finalmente una stanza scura, è molto disordinata.
Sul letto vedo Sabatello con i gomiti posati sulle gambe e le mani sostengono la testa.

Alza lo sguardo verso di me perché c'è la porta che cigola.
Merda.

Mi avvicino a lui e mi siedo sulla sua gamba, dopo che ha spostato il braccio.
-tua madre è preoccupata per te-
Mi guarda male cercando di farmi sentire in colpa.
-Sabatello sono mezza russa, non mi fai pena- lo canzono.
Non risponde.
-ti lascio ai tuoi problemi maschili-

Faccio per andarmene ma il ragazzo mi tiene per il braccio, mentre lui si distende sul letto.

-vuoi proprio lasciarmi a metà- sorride malizioso.
-non dovremmo essere così vicini- dico e mi alzo.
-fottitene delle conseguenze-
Prende ancora il mio braccio e cado di nuovo sopra di lui.
Accidentalmente le nostre intimità sì scontrano ed entrambi soffichiamo un gemito.

Non posso crederci.
Fremo.

Con la bocca disegna una linea immaginaria di baci, dalla mascella all'inizio dei seni, perché coperti dal vestito.

Con molta calma tolgo il bottone dall'asola e abbasso la cerniera dei suoi skinny, poi li tolgo.
Inizio a disegnare dei cerci invisibile, rendendo, se è possibile ancora più eccitato.

Alza il mio vestito lungo i fianchi e strizza il mio sedere mentre io gli bacio il collo.

Accarezza la mia intimità da sopra il tessuto degli slip.
Oddio...

Poi ribalta le posizioni, mettendosi sopra di me.
-la pillola?-
-la prendo tutti i giorni- ansimo.

Con una lentezza assurda abbassa i miei slip ed entra dentro di me.
Rimane immobile qualche secondo per abituarmi alla sua presenza, prima di muoversi con spinte profonde.

La stanza si riempie di nostri gemiti mentre veniamo, una decina di minuti dopo.

Ci stringiamo entrambi per starci nel letto singolo.
Stiamo in silenzio ad aspettare che il respiro si regolarizzi.

-ho bisogno di una sigaretta- diciamo insieme.
Ci guardiamo straniti poi lui prende dal comó sigarette, accendino e posacenere.
Se ne accende una e passa l'occorrente a me.

-le principessine non fumano, lo sai?- dice dopo una decina di minuti.
Ed ecco che è tornato il solito stronzo.
-fottiti Sabatello-
-hai per caso detto fottimi? Perché è quello che ho appena fatto- sorride sardonico.
-fanculo!-
Indosso velocemente l'intimo, mi do una controllata allo specchio e scendo le scale.

In fondo alla rampa trovo mio padre e Paola che parlano.

-non si sente molto bene- mento.
-bhe noi ce ne andiamo a casa, è stato un piacere Paola-
Si lasciano un bacio a stampo sulle labbra, proprio sotto i miei occhi; potrei vomitare ed è quello che probabilmente farò appena a casa, quella pasta mi sta tornando su.

Torniamo alla macchina e stiamo in silenzio per gran parte del viaggio.

-allora?- domanda dopo un po'.
-allora cosa?-
-come ti è sembrata Paola?- dice con lo sguardo speranzoso.
Uno schifo.
-cucina male- dico solamente.
-non solo quello-
-è okay- mento per renderlo felice, come ogni volta che mi fa conoscere una sua fidanzata.
Sembra tirare un sospiro di solievo.
-lavora in ospedale, non può avere tutta la casa bianca-
Rido e mio padre si unisce a me.

Arriviamo a casa e la prima cosa che faccio è lanciare i tacchi in un angolo della stanza.
Tolgo l'abito e lo appendo nell'armadio.
Mi strucco, indosso il pigiama e mi corico nel letto.

Che cazzo ho combinato.
Non posso averlo fatto con il mio più grande nemico.
E non ho nemmeno pensato ad Alessandro, ho agito senza pensare.
Aspetta...se non glielo dicessi, lui non verrebbe a scoprirlo da nessuno...tranne che dal riccio. Possibile che debba avere un segreto con quello?
Che sappia starsene zitto, almeno una volta.
Sarebbe la prima volta che gli dico bugie in un anno e mezzo di fidanzamento.

Sbuffo, ho bisogno di un'altra sigaretta ma sono troppo pigra per scendere le scale e prenderla dallo zaino.

Con molta fatica mi lascio cullare tra le braccia di morfeo.

Certe sensazione trapassano il cuore. -LowLowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora